80 Identikit digitali

01 Gennaio 2015 Redazione SoloTablet
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Il libro di Carlo Mazzucchlli 80 PROFILI DIGITALI - Identità, personalità e stili di vita determinati tecnologicamente, è pubblicato nella collana Technovisions di Delos Digital

Tecnodeterministi e tecnomeccanicisti 

Il determinismo tecnologico definisce un approccio teorico di tipo riduzionista che fa dipendere strutture e valori sociali dalla tecnologia. Coniato da un sociologo americano, il termine è in realtà legato strettamente al pensiero filosofico di Karl Mark che faceva dipendere l’organizzazione delle relazioni sociali dai cambiamenti nelle tecnologie produttive della società. Secondo Marx la struttura sociale di base è economica e tecnologica e come tale determina le nuove relazioni sociali e le pratiche culturali di ogni epoca. Oggi il tecno-determinista ha ulteriormente ampliato la visione di Marx per comprendere l’intera vita umana. 

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I tecnodeterministi credono che la tecnologia produca degli effetti sociali e che questi siano inevitabili. Si distinguono solitamente in due categorie, quelli che sposano un tecnodetermismo forte che guarda alla tecnologia come una forza attiva e potente, capace di controllare e condizionare lo sviluppo della società, e i sosteniori di un tecnodeterminismo debole che vede nella tecnologia una semplice forza capace di guidare un'evoluzione futura nella quale all'uomo è offerta la possibilità di fare delle scelte e di prendere decisioni che possono influenzare i risultati finali.

Alcuni tecnodeterministi rimuovono la tecnologia dal discorso etico e politico ritenendo i suoi risultati come esenti da ogni implicazione morale e autonomi da ogni giudizio.   Altri ritengono che la società evolva solo adattandosi al progresso tecnologico accettandone le conseguenze in termini di comportamenti e abitudini sociali. Altri ancora, pensano che la tecnologia possa produrre effetti indesiderati di cui è impossibile prevederne in modo consapevole gli effetti negativi, ma li accettano come eventi deterministicamente prodotti. 

I tecnodeterministi interpretano la tecnologia in generale, e le tecnologie dell'nformazione in particolare, come la base della società presente, passata e futura. Tecnologie come la scrittura e la stampa, la televisione e il computer hanno cambiato la società in ogni suo livello e ambito, le istituzioni, le interazioni sociali, singoli individui inclusi. Per i tecnodeterministi la tecnologia tende a imporre le sue regole. E' una forza esterna che opera, in contesti umani e sociali, producendo cambiamenti che non sono causati dalla interazione con una società e la sua cultura ma sono determinati dalla sua struttura e dal suo livello di evoluzione corrente. 

L'approccio riduzionista alla base di ogni visione tecnodeterminista non è percepito come un problema da tecnofili, tecnoentusiasti e tecnomaniaci che vivono a stretto contatto con la tecnologia e ne accettano passivamente i risultati. Il loro sguardo tecnodeterminista manca della visione olistica necessaria a valutare tutti i fattori che contribuiscono al risultato di una società più tecnologica e a comprendere quanto ad essi la tecnologia sia inestricabilmente legata. La tecnologia è strettamente legata alla cultura e alla società e da esse condizionata nella sua evoluzione. Questo a prescindere dal ruolo sempre più autonomo che la tecnologia sembra avere sviluppato, e che viene riconosciuto come tale da studiosi come Kevin Kelly (tecnologia come technium). 

Tecnodeterministi sono giornalisti e studiosi come Thomas Friedman (Il mondo è piatto) e scienziati come Raymnd Kurzweil, il teorico della singolarità tecnologica. Tecnodeterministi sono anche cultori dei nuovi Media, come Marshall McLuhan, che assegnano a essi lo stesso potere di impatto sociale associato alla tecnologia o leader di azienda come Marc Zuckerberg di Facebook che non ritiene importante ragionare sul tema della privacy in termini morali o etici. 

I tecnodeterministi possono essere anche tecnomeccanicisti. Entrambi condividono una visione di tipo causale e deterministica (materiale) del mondo, dell'universo (tutto ciò che accade ha una spiegazione causale) e della prevedibilità del futuro. I tecnomeccanicisti si rifanno a filosofi come Democrito, Epicuro, Cartesio, Hobbes e in parte anche Spinoza, applicando le loro teorie a tutti gli aspetti del mondo reale, sociale, etica e politica (il Leviatano di Hobbes). Così come i tecnodeterministi, anche i tecnomeccanicisti devono fare i conti con l'inadeguatezza della fisica classica nello spiegare i fenomeni dello spazio e del tempo, con la meccanica quantistica e con il principio di indeterminazione di Heisenberg. Ciò nonostante i tecnomeccanicisti continuano a essere numerosi. Completamente soggiogati dalla bellezza della tecnologia, sono convinti che le promesse tecnologiche, in termini di abbondanza e benessere, siano possibili e conseguenza causale di un'accresciuta capacità di manipolazione del mondo fisico e della sua sottomissione attraverso la tecnologia. I tecnomeccanicisti moderni, così come quelli del secolo precedente inseguono, con un approccio positivistico, il fatto tecnologico come elemento caratterizzante del progresso, dei sistemi sociali emergenti e dei relativi sistemi valoriali di riferimento. Ne deriva un amore per le macchine, la tecnica e la tecnologia (in particolare quella dell'informazione) che modella un immaginario tecnologico assicurante, fiducioso e tecnofilo.

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