Il libro di Carlo Mazzucchlli 80 PROFILI DIGITALI - Identità, personalità e stili di vita determinati tecnologicamente, è pubblicato nella collana Technovisions di Delos Digital
Tecnofobi
Il tecnofobo (dal greco τέχνη - technē, "arte, abilità" φόβος - phobos, panico, paura, irrazionale e persistente paura e repulsione di certe situazioni, oggetti, attività, animali o persone) è chi prova avversione per la tecnologia e per le sue realizzazioni e manifesta una paura persistente, anormale e ingiustificata verso la tecnologia. L'atteggiamento tecnofobo nasce spesso dall'incertezza, dalla scarsa conoscenza del prodotto tecnologico o dalla scarsa percezione dei benefici tangibili a esso associato. La tecnofobia può manifestarsi come patologia o come semplice rifiuto pragmatico di tecnologie che non sembrano dare tutte le garanzie per fugare timori o paure irrazionali. Ad esempio, il terrore della violazione della privacy o della criminalità digitale. La tecnofobia è anche una filosofia di vita praticata da comunità di persone che, come quella degli AMISH americani, rifiutano il ricorso alle tecnologie perché negano il cambiamento nell'arco del tempo e del progresso scientifico per difendere la tradizione. Nel suo massimo eccesso la tecnofobia può generare analfabeti tecnologici, persone che non sanno cosa sia un computer o non lo sanno usare.
La critica dei tecnofobi alle nuove tecnologie è legata alla loro capacità di creare dipendenza e generare effetti negativi sulle persone a livello emotivo, cognitivo e fisico.
La tecnofobia è pratica vissuta e tema di riflessione filosofica diffusa. Nella letteratura e nel cinema ha trovato spazio in opere come il Frankestein di Mary Shelly, in Blade Runner, Terminator, Io Robot e la trilogia di Matrix oltre ai più recenti Avatar e Elysium.
Tecnoscettici e tecnoperplessi
Tecnofobi sono oggi scrittori (Franzen, Pinchon, Wolfe, ecc.), docenti, esperti e intellettuali colpiti da una nuova patologia denominata "neofobia" (dal greco νέος, nuovo, e φόβος, paura) che si manifesta come paura persistente, anormale e spesso ingiustificata della tecnologia e delle novità che è in grado di produrre. E' una paura antica e con radici lontane. Sono paure che probabilmente hanno vissuto tutti i contemporanei di alcune delle scoperte tecnologiche che hanno cambiato il mondo come il fuoco, la ruota, la macchina a vapore, la macchina per la stampa di Gutenberg, il telefono, ecc. E' una paura che si indirizza verso il nuovo e l'ignoto, verso ciò che non si conosce perché non è mai accaduto prima e verso il cambiamento in genere. Non è legata necessariamente al pensiero conservatore o reazionario e neppure alla semplice difesa della tradizione o del passato. A volte è una propensione istintiva della persona legata alla mancanza di meccanismi neurofisiologici che rendono ogni esplorazione un'attività indolore e perseguibile.
I sintomi dell'emergere di comportamenti tecnofobici comprendono dubbi e modi di essere caratterizzati: dal pensare in modo ossessivo alla tecnologia; dal rifiuto o riluttanza a farvi ricorso; dalla resistenza all'automazione di qualsiasi processo o attività, dalla volontà di resistere a cambiamenti indotti tecnologicamente; dalla frequenza di commenti critici sui risultati e gli effetti della tecnologia; e infine anche da sintomi patologici (respirazione, battiti aritmici, ansie, distacco dalla realtà, ecc.) derivati da una relazione dagli effetti negativi con la tecnologia.