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Tecnomoralisti e tecnoetici

Tecnomoralisti e tecnoetici

01 Gennaio 2015 Redazione SoloTablet
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Il libro di Carlo Mazzucchlli 80 PROFILI DIGITALI - Identità, personalità e stili di vita determinati tecnologicamente, è pubblicato nella collana Technovisions di Delos Digital

Tecnomoralisti e tecnoetici 

La tecnoetica rappresenta il punto d'incontro tra tecnologia e mente e suggerisce nuove riflessioni critiche sulle varie forme, spirituali, artificiali e culturali, in cui si esprime l'evoluzione tecnologica moderna, la sua cultura e la sua prospettiva post-biologica e post-umana. E' un settore di studio focalizzato sul rapporto tra etica e tecnologia e il ruolo dei valori nella scelta, nell'utilizzazione e nella diffusione delle tecnologie (def. dal dizionario Treccani). Il discorso etico è il punto di forza di tutte le riflessioni e tocca ambiti diversi, come la politica, la filosofia e la sociologia ma anche la roboetica e l'etica dell'informazione. Oggetto della riflessione è il ruolo e la volontà di potenza della tecnologia, sono gli effetti derivanti a livello sociale e culturale e la sua pretesa neutralità, contraddetta da una visione di parte della società, del mondo e della vita delle persone. Oggetto di studio è anche l'impatto antropologico che ne deriva e che comporta una ridefinizione del concetto di essere umano, della sua identità e del suo futuro. La riflessione si allarga spesso ad aspetti sociologici, culturali, politici e giuridici e al tema dei diritti e dei doveri. E' una riflessione condizionata dalla tecnologia stessa, dalla sua velocità e virtualità digitale e dalla ridefinizione che essa fa di entità quali l'identità individuale, la coscienza, la realtà, la morale, l'ambiente e la verità. 

Occupandosi dei rapporti tra etica e tecnologia e delle implicazioni morali che ne derivano, la tecnoetica è diventata una pratica applicata dagli studiosi ad aree d'investigazione tecnologiche diverse. Non a caso quelle aree che sono, nella loro evoluzione attuale, una conseguenza stessa dell'evoluzione tecnologica (genoma, procreazione assitita, diffusione di Internet, ecc.) e delle relazioni sociali (rapporti di forza) da essa derivate. La tecnoetica è anche una pratica individuale che riflette ciò che ciascun individuo pensa del rapporto tra la tecnologia e i suoi valori. 

Praticano la tecnoetica, tecnologi, tecnoetici e bioetici impegnati nello sviluppo della scienza e della tecnologia e che trasformano le loro conoscenze scientifiche in prodotti e soluzioni ponendole al servizio della società. Sono impegnati nell'implementazione di nuove tecnologie, a comunicarle, promuoverle e diffonderle perchè convinti della loro bontà e utilità sociale, scientifica e ambientale. La loro visione del futuro è aperta, poggia sulla riflessione critica e su un'elevata sensibilità ai bisogni e alle necessità della razza umana. Il tecnoetico è un professionista, esperto conoscitore di ambiti, infrastrutture e soluzioni tecnologiche e scientifiche altamente sofisticate, da lui usate per gestirne l'evoluzione, limitarne gli effetti negativi e superarne i problemi. 

L'attività tecnoscientifica del tecnoetico avviene sempre in contesti etici specifici, di tipo umanistico e attento ai valori morali ed etici. Ogni azione è condizionata dai potenziali impatti che una tecnologia o un prodotto può avere sull'ordine sociale, economico e politico. L'imperativo morale del tecnoetico riguarda sia tecnologie buone messe al servizio di scopi malvagi, sia tecnologie implicitamente perverse, antiumane e dalle quali bisogna difendersi. A guidare il tecnoetico è un insieme di valori che lo obbligano a soppesare con attenzione mezzi e fini, e ad assegnare anche alla tecnologia leggi morali simili a quelle da lui seguite. 

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Il rapporto tra valori e tecnologie finisce per determinare comportamenti tecnoetici diversi. Alcuni di essi generano nuove ideologie sulla tecnologia, quali il tecnoluddismo o neoluddismo e il postumanesimo, contestualizzate in precisi periodi storici ed esperienze di valori. In ognuna di queste forme diverse di tecnoetica prevale un sistema di conoscenze che porta a definire sistemi di riferimento di tipo etico, nei quali emerge la dimensione profonda della tecnologia come elemento centrale per il raggiungimento del perfezionamento finalistico dell'uomo (Galvan). La prospettiva è in termini di comportameni etici e di valori che dovranno tenere conto della coesistenza di due organismi, entrambi cibernetici, come la macchina cyborg meccanica e l'essere biologico e umano, ma anche del possibile superamento del secondo da parte del primo. 

I comportamenti tecnoetici, frutto di una riflessione sul ruolo della tecnologia e sulla sua influenza su molti aspetti della vita delle persone, nascono da domande molto semplici, mediate dai valori alla base delle scelte individuali di ogni persona, sul ruolo di discipline biomediche, di progetti di ricerca scientifica e della tecnologia in generale. Nel campo delle tecnologie dell'informazione il tecnoetico si interroga sui vantaggi o le potenziali minacce delle nanotecnologie, sul ruolo della tecnologia nella telesorveglianza e sui problemi della privacy, sulla differenza tra soluzioni tecnologiche proprietarie e 'open source', sulle liceità del 'peer to peer' o di attività hacker svolte a fin di bene, sulla robotica e il suo ruolo nella riduzione dei posti di lavoro. 

Molti tecnoetici, unitamente ai bioetici, si interrogano su quali debbano essere i comportamenti responsabili individuali nell'uso delle nuove tecnologie e in che modo ci si debba relazionare con il suo potere. Il senso di responsabilità li porta ad analizzare la tecnologia come frutto di valori (la tecnologia open come strumento di libertà e democrazia), come veicolo di valori (idee sulla società, le relazioni sociali, la comunicazione e i meida, ecc.), e nella sua capacità di modificarli (la nostra riflessione su noi stessi, sulle cose a cui crediamo e la realtà con cui interagiamo)7. Nella visione dei tecnoetici la tecnologia, nella sua pervasività sociale, dimensione umana e politica e di rivoluzione permanente, modifica i valori individuali, cambia il modo con cui ci si relaziona ad essi e porta con sè nuovi valori e visioni del mondo con cui è necessario fare i conti. 

I tecnoetici pensano che la tecnologia, nelle sue applicazioni sociali, non possa essere neutrale ma sia al contrario sempre ambivalente e capace di produrre, nel suo essere globale e inarrestabile, sia effetti positivi sia negativi. Da questa visione derivano la necessità di una riflessione critica sull'arrendevolezza generalizzata alla tecnologia, da parte di consumatori e studiosi, fondata su un ottimismo tecnocratico senza fondamenta. Una resa che non tiene conto dei costi potenziali così come di trasformazioni future capaci di dare origine a nuovi mondi nei quali il ruolo dell'essere umano potrebbe essere piegato al volere della tecnologia. La riflessione deve portare, secondo i tecnoetici a delle scelte. Non tutti i valori della tecnologia sono buoni. Scegliere significa fare una scelta politica, difendere una serie di regole deontologiche a cui le professioni (progettisti, ingegneri, social media manager, responsabili marketing, designer, sistemisti, tecnologi) legate alla tecnologia dovrebbero attenersi e prendere consapevolezza di problemi etici collegati alle nuove tecnologie come il diritto alla privacy e all'accuratezza nell'uso delle informazioni, Big Data, proprietà e uso indiscrimato per fini commerciali delle informazioni, accessibilità. 

Quando i tecnoetici fanno discendere dalle loro scelte e riflessioni astratte, alcuni comportamenti e consuetudini, si comportano come tecnomoralisti. Etica e morale (dal latino moralia, indica la condotta diretta da norme) sono spesso usati come sinonimi ma nello studio dei fenomeni, compreso quello tecnologico, la morale è espressione di una tradizione culturale, gruppo sociale o individuo, l'etica è lo studio filosofico finalizzato a distinguere il bene dal male, a studiare il comportamento ritenuto corretto, i modi di pensare e i valori e a elaborare un giudizio sulla morale praticata nella vita quotidiana. 

I tecnomoralisti sono moralisti laici (distinti da quelli religiosi che fanno discendere la norma direttamente da Dio) che credono nell'esistenza di regole e di norme morali nella tecnologia e nella necessità di un loro utilizzo da parte degli individui nella vita di tutti i giorni. La morale dei tecnomoralisti, nel tentativo di porre un freno alla tecnologia, deve fare i conti con la sua pretesa a invadere l'intero mondo dei fini (il regno dei fini della Critica della ragion pratica di Kant) per diventare autonoma e definire regole sue proprie, compreso quelle morali. Il compito è reso complesso dalla coesistenza, anche storica, di tecnologia e morale, tra strumentalità e ruolo di un'oggetto e le sue finalità. 

Il compito dei tecnomoralisti è complicato dal fatto che la tecnologia va oltre le semplici macchine per abbracciare l'intera esistenza umana, e da una relazione con la tecnologia condizionata dall'ignoranza su come funziona (ciò che ci interessa è conoscere gli input e gli output di ogni macchina tecnologica che usiamo) e da una eccessiva sudditanza rispetto alla sua potenza e pervasività. La tecnologia è diventata oscura e opaca così come lo sono le sue regole e le norme che disegnano un labirinto, nel quale è facile perdersi e difficile esercitare una riflessione critica e razionale. 

Ne consegue una visione delle norme morali che porta a prendere posizione a favore o contro le rivoluzioni tecnologiche legate alle scienze, alle bio-tecnologie, alle nanotecnologice così come agli sviluppi della chimica e del nucleare e a problemi etici come la procreazione assistita, la liberalizzazione delle droghe, l'eutanasia o la buona morte. 

La scelta morale a cui sono chiamati i tecnomoralisti è spesso legata a semplici domande etiche su cosa sarebbe meglio fare o non fare (meglio puntare su energie alternative o continuare con quelle esistenti? è sostenibile il frackink per l'estrazione del petrolio?). L'intreccio stretto esistente tra le nostre vite e la tecnologia finisce per determinare le nostre pratiche e conoscenze così come le interpretazioni e le scelte morali chs compiamo per rispondere ai nostri bisogni e ai nostri desideri. 

E' in questo contesto che si esprime il tecnomoralismo degli studiosi così come quello dei singoli individui. Tecnomoralisti sono coloro che si oppongono a scelte tecnologiche o alla pretesa della tecnologia di imporre una sua morale ma anche coloro che ritengono inevitabile che ciò avvenga e adottano i nuovi valori come etici e coerenti con la loro visione del mondo. I primi si impegneranno a difesa di valori umani (giustizia, autonomia, libertà, ecc.), i secondi interverranno per reinterpretarli, nell'ottica dei cambiamenti imposti dalla tecnologia e dalla sua evoluzione. Ognuna delle due possibili scelte morali ha una base razionale, comporta un giudiizio e finirà per avere un ruolo nello sviluppo della tecnologia, intesa come processo, contribuendo alla definizione delle sue aspettative, implementazioni e fini. 

E' a partire da questo tipo di considerazioni che si possono anche comprendere i comportamenti considerati 'moralisti' (atteggiamento di chi si serve in modo ipocrito di valori morali per censurare il comportamento altrui) di molti tecnomoralisti odierni quando se la prendono con comportamenti individuali e sociali nell'uso di dispositivi mobili in pubblico, di tecnologie sociali come i social network o della Rete.

 

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