Tecnolaici

01 Gennaio 2015 Redazione SoloTablet
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 Tecnolaici Il libro di Carlo Mazzucchlli 80 PROFILI DIGITALI - Identità, personalità e stili di vita determinati tecnologicamente, è pubblicato nella collana Technovisions di Delos Digital

Tecnolaici 

Essere laico [dal lat. tardo laicus, gr. λαϊκός «del popolo, profano», der. di λαός «popolo»] significa essere aconfessionale, slegato da qualsiasi autorità confessionale o ecclesiastica. Semanticamente, il termine laico non è associabile all'ateismo o all'agnosticismo. Il laico può essere religioso e credente così come antireligioso ma non per questo schierato politicamente su posizioni anticlericali e laiciste. 

I tecnolaici condividono con l'atteggiamento laico l'aconfessionalità e la non appartenenza 'bigotta' e acritica ad alcuna chiesa. Non si lasciano coinvolgere dalla nuova religione tecnopagana e le numerose chiese, nate e cresciute nel mercato online, e associate a nuove icone religiose e new age. Icone rappresentate da marche e loro marchi che hanno sostituito quelle religiose e sacre determinando la crescita di nuove forme di fede e di nuovi fondamentalismi. Un esempio su tutti quello del brand di Apple che porta, ad ogni lancio di una nuova versione di prodotto, migliaia di consumatori a partecipare al rito delle code davanti agli Apple store. 

I tecnolaici, pur a loro modo religiosi, non condividono le tecnofobie dei tecnofobi, considerati spesso conservatori e dinosauri tecnologici, o le loro paure sugli effetti della tecnologia. Non puntano a demonizzare la tecnologia o a etichettarla in alcun modo. Non condividono neppure l'entusiasmo tipico dei tecnofili e la loro arrendevolezza nei confronti delle nuove tecnologie, della Rete e dei media sociali. I tecnolaici sanno cinguettare, usare WhatsApp e Instgram, frequentano Pinterest e Google Plus ma non credono che farlo rappresenti alcuna forma di rivoluzione. Conoscono l'evoluzione della rete, delle tecnologie indossabili e delle nuove reti nanotecnologiche degli oggetti ma non celebrano le novità tecnologiche come un destino o una destinazione e neppure come un percorso democratico e liberatorio. Sono legati a grandi marche come Apple, Samsung, Amazon, Google, Microsoft, Facebook ma non si lasciano trascinare dai loro leader che giocano a fare i guru e si inventano ruoli messianici politici o culturali che non sono in grado di ricoprire. 

I tecnolaici suggeriscono a tutti un atteggiamento critico e pragmatico come prevenzione alla tendenza oggettivamente totalizzante della tecnologia che, attraverso nuovi sacerdoti e nuove chiese, sta imponendo il suo credo, la sua visione del mondo e la sua cultura al mondo. Il suggerimento è a diventare dei dissidenti, a costruire momenti di controcultura, a svelare la manipolazione semantica della realtà nascosta nelle campagne marketing dei prodotti tecnologici, strumento di affermazione del predominio della tecnologia sul genere umano. Obiettivo finale non è la distruzione tecnoluddista dei prodotti della tecnologia ma la loro destinazione d'uso e il loro sviluppo democratico. 

I tecnolaici elaborano pensiero critico e vogliono essere protagonisti del progresso tecnologico. Sono più consumAttori (consumAutori) che semplici consumatori. Consumano prodotti e scelgono marchi e marche come altri consumatori ma il loro processo decisionale all'acquisto è governato da maggiore razionalità, capacita di valutazione e processi decisionali diversi. 

I tecnolaici, così come i laici, non hanno vita facile perchè praticano forme di pensiero e di vita tipiche delle minoranze, danno fastidio e sono sempre nel mirino di coloro che ritengono utile difendere il pensiero unico vincente come inevitabile per il progresso dell'umanità. Si trovano a contrastare un potere reale e molto forte rappresentato dalla Rete e dai suoi teologi tecnofili e tecnoeuforici, dai numerosi missionari che si sono accollati il compito di propagare la religione di Internet per trovare nuovi adepti. 

I tecnolaici non sono politicizzati e non formano alcun partito, forse per questo non diventano mai maggioranza e rischiano sempre di venire emarginati o di emarginarsi per scelta. 

Tcenoloaici, ma anche tecnocritici e tecnoscettici, sono autori italiani Come Carlo Formenti che da anni svolge un lavoro culturale di riflessione critica sulle nuove tecnologie e il loro ruolo nelle dinamiche di sviluppo del sistema capitalistico attuale. Tecnolaici sono anche Nicholas Carr, Zygmunt Bauman, Sherry Turkle, Eugeny Morozov (Internet non salverà il mondo), Anders Günther (L'uomo è antiquato. Vol. 1 + Vol 2: Considerazioni sull'anima nell'epoca della seconda rivoluzione industriale.) e il teologo francese Jacques Ellul (Il bluff tecnologico). A questi si è aggiunto anche il giornalista di la Repubblica Federico Rampini con il suo ultimo libro del 2014 Rete Padrona. 

Tecnolaici sono molti credenti che pongono criticamente il problema della laicità nell'età tecnologica cratterizzata dalla capacità della tecnologia di modificare i fondamenti stessi della natura umana. Il riferimento è alla possibilità di modifiche genetiche e all'accresciuto potere che la tecnologia assegna all'uomo trasformandolo in "ricreatore delle sue condizioni di vita con criteri affidati alla sua scelta [...] ponendo il problema del rapporto tra scienza e coscienza che si configura per l'uomo auto-creatore, non tutto ciò che è possibile e lecito" (intervento di Baget Bozzo ai tempi del dibattito e del referendum sulla fecondazione assistita).

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