Seneca e la saggezza

01 Aprile 2020 Redazione SoloTablet
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Il libro di Carlo Mazzucchelli La civiltà del vento al tempo del coronavirus è pubblicato nella collana Technovisions di Delos Digital.

Seneca e la saggezza

“Come in una grande massa di uomini, in cui ciascuno, spingendo, cade e fa cadere (nessuno infatti cade senza tirarsi addosso almeno un altro, e i primi nuocciono a quelli che gli vanno dietro), così avviene in tutti i campi della vita: nessuno sbaglia a suo esclusivo uso e consumo, ma ciascuno di noi è artefice e responsabile anche degli errori degli altri.

È pericoloso appoggiarsi a quelli che ci camminano davanti, ma noi, come preferiamo affidarci alle opinioni altrui piuttosto che giudicare con la nostra testa, così anche intorno alla vita non formuliamo mai dei giudizi personali, sicché l'errore, passando di mano in mano, c'incalza, ci travolge e ci butta giù, con nostra grande rovina.

Sono gli esempi degli altri che ci guastano: solo se sapremo tenerci lontani dalla moltitudine potremo salvarci. Il volgo, invece, a dispetto della ragione, s'irrigidisce in una ostinata difesa dei propri errori, per cui accade come nelle elezioni, nelle quali, appena il favore popolare, volubile com'è, ha mutato direzione, quelle stesse persone che li hanno votati si meravigliano che siano stati eletti «quei» pretori: così noi indifferentemente, approviamo o rigettiamo le medesime cose; questo è il risultato di ogni giudizio, quando lo regoliamo sull'opinione degli altri...

 (Lucio Anneo Seneca, La felicità, I)

 

M. Onfray, nel suo ultimo libro - Saggezza, saper vivere ai piedi di un vulcano - sembra avere previsto i tempi del Coronavirus. Attingendo da storia e cultura romana ha fornito un modello positivo di riferimento utile per il superamento della crisi: piantare i piedi per terra, trarre ispirazione dai grandi esempi del passato, trasformare discorsi in gesti, azioni, carne. 

Un esempio è stato Seneca, suicida ma forse suicidatosi per volere di Nerone. Autore stoico, dalla doppia vita, suggeriva di richiamarsi al senso di comunità evitando i cattivi esempi, propri e altrui. 

Secondo Seneca molte miserie nascono dal seguire l’esempio altrui facendosi trascinare dalla consuetudine (conformismo), dalle abitudini e dalle mode (così fan tutti). Meglio ascoltare la ragione e l’intelletto, esercitandosi nell’azione retta. 

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Chiarito cosa volere si può cercare la via per arrivarci, senza ascoltare “lo strepito delle voci discordi” che suggeriscono direzioni diverse:” Nulla di peggio che seguire, come fanno le pecore, il gregge di coloro che ci precedono, perché ci portano non dove dobbiamo arrivare, ma dove vanno tutti.[1] 

Meglio fissare bene la meta, evitare le strade più battute, adottare un metodo per raggiungerla, eventualmente con l’aiuto di una guida.

 



[1] Il testo che segue tratto da La felicità è una metafora de giorni nostri

 

 

 

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