Tecnologia, mon amour

01 Marzo 2016 Redazione SoloTablet
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Il libro di Carlo Mazzucchelli  Tecnologia, mon amour è pubblicati nella collana Technovisions di Delos Digital

Mobilitazione totale, un effetto dell'era digitale

Il nuovo libro del filosofo Maurizio Ferraris, con il titolo Mobilitazione totale, si rivolge a coloro che amano la tecnologia offrendo spunti interessanti e riflessioni che sviluppano ulteriormente le idee del filosofo (ad esempio sulla documentabilità legata alla registrazione e sulla scrittura) sul ruolo delle nuove tecnologie nell’evoluzione umana della società postmoderna. Il discorso è quello del Web come tecnologia capace di fornire sempre nuove rivelazioni sulle strutture profonde dell’animo umano e sulla specificità delle nuove interazioni, mediate tecnologicamente, con la realtà esterna. Il titolo fa riferimento alla mobilitazione che sempre scatta ad ogni chiamata, in forma di squillo o vibrazione, ricevuta su un dispositivo mobile qualsiasi. Una chiamata che è una chiamata alle armi, nel cuore della notte e nel pieno della vita fatta da dispositivi di registrazione e mobilitazione dell'intenzionalità. 

Il libro si inserisce in una produzione crescente di libri che hanno posto al centro della loro riflessione la tecnologia e ne suggeriscono una lettura attenta per elaborarne una riflessione critica sui suoi effetti di breve come di lungo termine. Il punto di partenza della riflessione è la capacità di Internet e delle nuove tecnologie di registrare ogni nostro scritto, conversazione, pensieri e atti e la constatazione che le nuove tecnologie hanno dato forma a un apparato da cui non riusciamo più a liberarci.

Al centro della riflessione di Ferraris c'è Internet che ha assunto, nella sua versione web, la forma di un vero e proprio Panopticon, il carcere  inventato nel 1700 dal filosofo Jeremy Bentham e poi diventato metafora potente per l'analisi del potere invisibile, ispirando pensatori e filosofi come Michel Foucault (Le parole e le cose. Un'archeologia delle scienze umane, L'archeologia del sapere) , Noam Chomsky (Il potere dei media, La fabbrica del consenso), Zygmunt Bauman(Voglia di comunità e Modernità liquida) e lo scrittore britannico George Orwell nell’opera 1984.

Il Panopticon di Ferraris, singolare e cieco è il Web. Al posto del controllo assegnato ad un controllore che abita la torre al suo centro, il Web è diventato un immenso archivio di memoria infinita, con un sapere essenzialmente burocratico e come tale capace di impedire ogni esercizio di libertà. Tutto l'opposto di ciò che il Web e i  nuovi media alla loro nascita sembravano voler promettere in termini di libertà, emancipazione, accesso al sapere e alla conoscenza e semplificazione dei processi lavorativi.

L'attuale evoluzione del Web lo caratterizza come strumento di mobilitazione incessante e sempre attivo che facilita la  trasmissione di informazioni e offre numerose opportunità di espressione. Al tempo stesso è diventato però veicolo della trasmissione di ordini finalizzati alla esecuzione di azioni, anche quando non necessarie o volute. Ciò che ne è derivato è una realtà che confonde virtualità e realtà della realtà e nella quale tutti siamo letteralmente intrappolati in un attivismo senza fine e neppure necessario. Il Web ci informa, ci fa interagire ma ci tiene anche impegnati, ci fa lavorare e non ci lascia più uscire. Esattamente quello che succede al prigioniero del Panopticon che non riesce a sottrarsi o a liberarsi dallo sguardo circolare del guardiano della torre.

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A spiegare la riflessione svolta nel libro è lo stesso autore nell'introduzione del testo intitolata non a caso 'Chiamata'. La chiamata che arriva dallo smartphone è la forza che muove e mobilita con la perentorietà di un imperativo categorico. Un forza paragonabile filosoficamente all'imperativo morale di Kant, un diktat che interessa tutti e mobilita miliardi di persone.  La mobilitazione che ne deriva è il carattere originale della situazione venutasi a creare con i nuovi media – computer in rete, smartphone, tablet, e ovviamente tutti gli apparati che ne raccoglieranno l’eredità in una evoluzione rapidissima e imprevedibile fatta di prodotti tecnologici indossabili, soluzioni di Realtà Virtuale e Aumentata e Internet degli oggetti.

Alla base della chiamata e dell'intero processo di mobilitazione totale Ferraris pone la capacità dei nuovi dispositivi, con il supporto fondamentale di Internet, della registrazione di tutte le fasi e le azioni che caratterizzano l’interazione con un dispositivo o applicativo tecnologico. E' una pratica e abilità delle nuove tecnologie e dei nuovi media che si presenta come una responsabilizzazione: esige una risposta, e la esige perché la domanda è registrata, scritta, fissata, acquisendo la perentorietà di un ordine.

La risposta può essere un altro messaggio oppure un’azione. In entrambi i casi, il processo assume una forma burocratizzata o militarizzata, che porta a forme di responsabilizzazione/mobilitazione che non ha precedenti nella storia umana e del mondo. 

La lettura del libro di Maurizio Ferraris non è facile ma offre numerosi spunti per una riflessione non ovvia sulle tecnologie e i nuovi media. L'analisi del filosofo va in profondità e richiede un bagaglio conoscitivo delle nuove tecnologie e una curiosità intellettuale e critica sui loro potenziali effetti.

La parte più interessante della riflessione offerta sta nelle due terminologie introdotte per descrivere il Web, registrazione e mobilitazione, ma soprattutto nei tentativi di fornire alcune indicazioni su cosa sia possibile fare per reagire alla chiamata tecnologica e ai suoi imperativi categorici. Questi tentativi vengono fatti nell'ultimo capitolo nel quale l'autore si chiede se sia possibile evitare di rispondere alla chiamata, si interroga su come si possa rispondere e cosa rispondere. La non risposta è considerata possibile ma non facile. Non lo è perché il dispositivo tecnologico è diventato veicolo e strumento della nostra socialità. Rispondere però non obbliga ad accettare la servitù volontaria che è diventata una costante antropologica dell'epoca tecnologica. 

La difficoltà a trovare risposte concrete al predominio della tecnologia non deve in ogni caso condurre al catastrofismo o suggerire approcci di tipo tecnofobico. Internet, la rete e gli apparati tecnologici che la rendono pervasiva e potente sono un vastissimo magazzino di conoscenza, di infinite biblioteche di musica, letteratura e di cineteche.

Internet è diventato un archivio globale di conoscenza e di risorse da cui si può ripartire per dare forma a una nuova cultura. Si può fare molto anche se siamo meno liberi e più controllati. Lo si può fare meglio a patto che recuperiamo la nostra libertà e la capacità di controllare quello che ha reso così ricca e potente la Rete e che è stato interamente da noi prodotto.

Vittime colpevoli di quelle che Ferraris chiama ARMI (acronimo di Apparecchi di Registrazione e Mobilitazione dell’Intenzionalità) invece di lasciarsi andare godendo del piacere che la tecnologia ci regala attraverso giochi e applicazioni, ci si potrebbe interrogare su ‘chi ce lo fa fare’. Nessuno ci obbliga a tecnologizzare la nostra vita rispondendo a input o visioni del mondo in buona parte indotte e determinate dalla cultura tecnologica diffusa e dalle sue narrazioni. Nulla ci impedisce di continuare a tenere separata la sfera privata da quella pubblica resistendo alla chiamata sociale e mediale di media sociali come i social network o le applicazioni di messaggistica alla WhatsApp e Twitter.

Chi volesse al contrario praticare la registrazione e la tracciabilità tipica del mondo digitale odierno, deve essere consapevole del rischio esistente nell’affidarsi alla retorica dell’accesso (Chi ci garantisce di poter accedere liberamente a tutte le informazioni digitali prodotte? Chi dispone oggi di un lettore per floppy da tre pollici e mezzo? Chi ci garantisce che i programmi di lettura attuali durino per sempre?) di supporti volatili (CD, chiavette USV ma anche server in cloud computing), di mancanza di standard di riferimento comunemente accettati e di archivi gestiti da altri. Gli effetti che ne derivano dovranno essere misurati in termini di perdita di memoria e possibilità future di analisi, di elaborazioni cognitive e descrizioni o produzioni culturali.

Chi si affida totalmente alla tecnologia deve oggi sapere che essa produce nuovi concetti e soprattutto oggetti sociali che rispecchiano la sua caratteristica ontologica digitale. La mobilitazione totale che oggi porta alla registrazione può generare una beffa legata alla sua provvisorietà. La perdita di una registrazione, ad esempio di un profilo digitale su Facebook, decreterebbe la scomparsa della memoria e della storia ad esso collegate. Meglio prepararsi diventando consapevoli delle nuove realtà tecnologiche e delle nuove forme di dipendenza da esse generate e attivarsi per maturare una nuova comprensione di se stessi e della realtà circostante.

La visione dell’autore sembra portare a conclusioni pessimistiche sulla capacità dell’uomo di liberarsi dalla mobilitazione totale e dalle sue dipendenze. In realtà, secondo Ferraris, la reazione alla situazione attuale non deve necessariamente prolungare una servitù ma generare conflitto e resistenza, frutto di riflessione critica e consapevolezza, di motivazioni all’azione, di una maggiore presa di coscienza per creare nuove prospettive, anche politiche, di liberazione e di indipendenza

 

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