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Social network, vita comunitaria e solitudine

Social network, vita comunitaria e solitudine

23 Maggio 2016 Redazione SoloTablet
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Per un’autrice come Sherry Turkle le nuove tecnologie ci illudono di vivere insieme ad altri e al tempo stesso alimentano la nostra solitudine. Sullo stesso tema ha scritto anche la rivista The Atlantic mettendo in evidenza come la facilità con cui è possibile costruire reti sociali e collegarsi con altre persone non è garanzia sufficiente al superamento dell’isolamento in cui molte persone oggi si percepiscono. Quella che sembra essere venuta meno è la vita comunitaria, sia quella fuori dalla Rete, sia quella esperita attraverso le tecnologie digitali.

Il rischio maggiore è la disconnessione dalle comunità reali nelle quali si è immersi, quella condominiale, del quartiere in cui si vive, cittadina o di paese, lavorativa o oratoriale. Una disconnessione che si radicalizza proprio mentre aumenta la connessione, a portata di un semplice tocco sulla superficie di un display, globale con persone di tutto il mondo. Display che sembrano finestre aperte sul mondo ma che in realtà celano alla vista di molti quello che avviene realmente al di là e intorno alla loro cornice.

La discrepanza tra realtà virtuale online e realtà fattuale è percepita dagli stessi utenti della Rete che si trovano però in difficoltà a valutarne gli effetti positivi o negativi. Lo racconta un’indagine di The Atlantic che ha rilevato come negli Stati Uniti la maggioranza degli utenti online guardino alle nuove tecnologie con ottimismo, sia per la loro potenza sociale sia per la loro capacità a far dimenticare molti dei problemi reali legati al lavoro, all’economia e alla politica. A valutare positivamente le nuove tecnologie come strumenti comunitari è stato poco più del 50% del campione, con percentuali più late tra le nuove generazioni che guardano anche alla tecnologia come mezzo per la creazione di nuovi posti di lavoro.

A interessare maggiormente chi ha condotto l’indagine è stata però la grande minoranza (quasi il 50%) di coloro che hanno espresso perplessità sulle capacità sociali e comunitarie della tecnologia e sulla sua propensione a creare nuovi posti di lavoro. La loro preoccupazione si riferisce agli effetti collaterali nei mercati, nelle comunità locali, nelle famiglie e nei costumi consolidati che caratterizzano la cultura dell’American Style. La perplessità è più alta tra le generazioni adulte ma significativa, anche se ambivalente, tra quelle dei più giovani. Tutti sottolineano l’impatto della tecnologia su tutti gli aspetti della vita umana con risultati non facilmente valutabili nel breve termine ma con conseguenze che già oggi sono percepibili, ad esempio nella vita sciale, comunitaria e familiare delle persone. I vantaggi sono tutti associati alla connettività e al costante accesso all’informazione. Gli svantaggi vengono identificati nell’assenza di tempo dedicato alla interazione umana, fatta di contatto visivo e comunicazione non verbale tra persone.

L’era digitale ha cambiato il modo con cui ci si relaziona e si comunica con parenti, amici e colleghi ridisegnando confini, cultura e stili della vita comunitaria precedente. Mentre il 28% del campo intervistato da Atlantic esprime un giudizio positivo e il 10% estremamente negativo, il dato più interessante viene dal 62% di intervistati che sospendono il giudizio non sapendo dare una valutazione di merito o perché convinti che il risultato della trasformazione digitale delle loro vite sia per il momento un ibrido, un misto di cose positive e effetti negativi.

Il 53% è convinto che le nuove tecnologie lo abbia aiutato a uscire dalla solitudine migliorando la qualità della vita ma il 39% pensa il contrario ritenendo che la tecnologia abbia favorito l’isolamento dalle comunità locali e dalle loro partiche partecipative e sociali. Il dato è tanto più interessante quando lo si cala nella demografia del campione coinvolto nell’indagine. Per molti la tecnologia ha migliorato la vita sociale delle persone, in particolare di quelle che vivono in aree rurali e isolate, ma il 39% ritiene che in realtà la tecnologia sociale abbia favorito prevalentemente la socialità dei ceti abbienti.

Gli intervistati si dividono equamente anche sugli effetti futuri della tecnologia con differenze importanti di tipo generazionale. I Millennial sono in genere molto ottimisti (60%), meno lo sono i Baby Boomers (50%). Stesse percentuali sono state rilevate sul ruolo della tecnologia nel connettere di più o di isolare le persone.

Pareri diversi sono emersi sul ruolo della tecnologia nelle diverse componenti sociali di una realtà complessa come quella americana. La tecnologia ha impatti diversi tra le minoranze etniche, nelle diverse comunità politiche democratiche o repubblicane, e suscita reazioni e preoccupazioni ambivalente nell’uso che di essa viene fatto dalle generazioni dei più piccoli.

Ambivalente e spaccato a metà il campione lo è anche quando viene valutato l’impatto economico delle nuove tecnologie in termini di creazione di nuove opportunità di lavoro. Il 46% si dichiara positivo, il rimanente o è altamente negativo o  esprime dubbi e preoccupazioni. Molte preoccupazioni sono legate al fatto che la tecnologia abbia favorito mercati e nazioni diverse dagli Stati Uniti e principalmente la Cina.

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