Senza dimenticare che il disaster recovery rappresenta un elemento centrale per la conformità alla Direttiva NIS2 in Italia, poiché assicura la continuità operativa e la resilienza dei sistemi informativi in caso di incidenti o attacchi informatici.
Perché il disaster recovery tradizionale non è più sufficiente
“Le soluzioni tradizionali di disaster recovery, nate per ambienti esclusivamente on-premises,spiega Cassinerio, non rispondono alle esigenze attuali. Richiedono investimenti in hardware, tempi di ripristino lunghi e mancano della flessibilità necessaria per gestire workload distribuiti. Una sola copia dei dati non è sufficiente perché eventi imprevisti come incendi o alluvioni possono compromettere in modo definitivo le informazioni critiche. L’assenza di automazione e di integrazione nativa con il cloud genera lacune nella protezione e complica il raggiungimento di obiettivi di Recovery Point Objective (RPO) e Recovery Time Objective (RTO). La frammentazione degli strumenti - backup, disaster recovery e sicurezza gestiti in silos - aumenta costi e vulnerabilità, mentre i processi di failover manuali e la mancanza di protezione dal ransomware durante il ripristino espongono a rischi ulteriori”
I vantaggi del disaster recovery ibrido
Un approccio ibrido consente di unire i punti di forza degli ambienti locali e del cloud, garantendo flessibilità e rapidità di risposta. Se correttamente implementato, permette di:
- ridurre i tempi di inattività grazie al failover automatico e orchestrato;
- migliorare RPO e RTO, limitando perdita di dati e downtime;
- integrare sicurezza e analisi anti-malware nel processo di ripristino;
- estendere la protezione a workload fisici, virtuali e cloud;
- bilanciare prestazioni e costi attraverso modelli di storage ibrido.
APP Marketing: quali iniziative dopo la pubblicazione
Un piano di disaster recovery ibrido, inoltre, deve garantire un failover fluido tra infrastrutture on-premises e cloud pubblici o privati, mantenendo automazione, compatibilità con lo stack tecnologico esistente e scalabilità per gestire la crescita dei dati. Per garantire sicurezza e governance, l’ambiente deve integrare replica, crittografia e controllo accessi basato su ruoli, con una gestione centralizzata e una postura di sicurezza coerente tra le piattaforme. Infine, il piano va testato e aggiornato regolarmente, simulando scenari di disastro e verificando l’efficacia del failover. La formazione resta essenziale per assicurare reattività e coordinamento nei momenti critici.
La proposta di Acronis
Acronis Cyber Protect Cloud è una piattaforma che riunisce in un’unica interfaccia backup, disaster recovery, cybersecurity e gestione centralizzata, offrendo un approccio completo alla protezione dei dati. Basata su Acronis Cyber Infrastructure, consente ai provider di offrire DRaaS (Disaster Recovery as a Service) e alle aziende di gestire con semplicità ambienti ibridi. La piattaforma integra funzionalità di failover automatico, backup immutabili, protezione continua dei dati e scansione antimalware durante il ripristino, garantendo coerenza tra sicurezza e continuità operativa. Inoltre, consente backup completi, incrementali o differenziali a livello di file, immagine o applicazione, adattandosi a ogni esigenza di workload.
