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L’impatto della produttivtà da IA vale 115 miliardi

L’impatto della produttivtà da IA vale 115 miliardi

27 Maggio 2025 Gian Carlo Lanzetti
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Gian Carlo Lanzetti
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Il calcolo è contenuto nello studio “Lo stato dell’arte dell’Intelligenza Artificiale nelle aziende italiane - Adozione, impatti e prospettive” realizzato da Minsait e The European House – Ambrosetti

L’IA sta crescendo rapidamente in Italia, con il 63% delle aziende di grande dimensione che ha già adottato o intende adottare questa tecnologia. Questo livello di adozione si potrebbe tradurre in un aumento complessivo della produttività per le aziende italiane pari a 115 miliardi di euro.

“Il nostro studio mostra un’importante crescita dell'adozione dell'IA da parte delle aziende italiane, che si riscontra in generale in una fase di curiosa sperimentazione, lavorando prevalentemente su innovazioni incrementali, piccole trasformazioni e miglioramenti graduali, mentre la trasformazione radicale di prodotti, modelli di business o processi core è ancora rara. Questo approccio per piccoli passi è necessario e comprensibile ma non può essere la norma se le aziende Italiane vogliono giocare un ruolo da protagonista nell’economia dell’intelligenza artificiale. Nell’utilizzo dell’IA, dobbiamo passare dal ‘fare cose più velocemente’ al ‘fare cose radicalmente nuove’. E questo richiede leadership, capacità di visione, investimenti su dati, competenze e modelli organizzativi”, ha affermato durante l’evento Erminio Polito, Amministratore Delegato di Minsait in Italia.

Lo studio di  analizza il livello di adozione dell'Intelligenza Artificiale nelle aziende italiane e offre raccomandazioni per favorirne l'implementazione. È stata quindi condotta una survey che ha coinvolto circa 280 aziende italiane di grandi dimensioni (più di 250 adetti) e appartenenti a più di 15 settori produttivi, con l’obiettivo di indagare come le imprese italiane si posizionino nelle seguenti 5 aree di interesse: adozione, readiness, effetti su organizzazione e lavoro, opportunità e impatti, adeguamento normativo.

6 aziende su 10 hanno già adottato o intendono adottare l’IA

I dati rivelano una fotografia composita: il 38,2% delle imprese ha avviato percorsi concreti di implementazione o sperimentazione e il 25,2% prevede di adottare soluzioni di AI nel prossimo futuro. Il 21% delle aziende è, inoltre, nella fase di implementazione estesa su scala aziendale. Di contro, c’è però un 35,4% che dichiara di non aver intenzione di adottarla.

Tra le imprese che stanno già utilizzando l’IA, i casi d’uso più diffusi riguardano attività a supporto dell’IT e dei processi: gestione e analisi dei dati (35,4%); supporto IT tramite chatbot (23,2%); analisi predittive e automazione del back-office (entrambi al 22,2%). Più in generale, emerge come l’adozione dell’IA sia oggi prevalentemente orientata all’ottimizzazione operativa, più che alla trasformazione strategica del business.

Viceversa, tra le imprese che non hanno ancora adottato soluzioni di intelligenza artificiale, emergono tre principali barriere: difficoltà organizzative (23,9%); livello ancora sperimentale delle tecnologie (21,9%) e mancanza di competenze interne (20%). Accanto a queste motivazioni, si registrano anche ostacoli legati all’assenza di chiari casi d’uso e alla gestione dei dati, mentre risultano meno rilevanti gli aspetti normativi e i costi.

Quasi la metà delle aziende dispone di dati qualitativi e quantitativi per progetti di IA

In merito alla capacità delle imprese italiane di cogliere concretamente le opportunità offerte dall’IA, le imprese italiane si sentono pronte a partire sul fronte dei dati (il 43,3% ritiene di disporre di dati di qualità e in quantità sufficienti per avviare progetti di intelligenza artificiale), mostrano invece debolezze su competenze, infrastrutture, governance e casi d’uso.

Circa il 70% delle aziende però non ha ancora una strategia definita per l’IA; tra quelle che ce l’hanno, il piano è spesso gestito dall’IT, con un coinvolgimento minimo del top management.

I budget sono limitati: quasi la metà delle aziende investe meno del 5% del budget digitale in IA, e nel 38% dei casi l’ammontare complessivo è inferiore a 50.000 euro annui.

Impatti su organizzazione e lavoro

Fra le aziende italiane prevale una visione più orientata all’efficienza che alla trasformazione. Il 64,7% delle aziende dichiara, infatti, di aver riscontrato, grazie all’introduzione dell’IA, un miglioramento dell’efficienza operativa. Tuttavia, solo una minoranza segnala cambiamenti più profondi come l’automazione di attività ripetitive (15,2%) o la creazione di nuovi flussi di lavoro (9,1%).

Anche dal punto di vista delle competenze richieste emerge una visione prevalentemente tecnica: il 58,1% degli intervistati individua nelle hard skills il fattore prioritario per governare l’intelligenza artificiale, mentre le competenze digitali di base e le soft skills seguono a distanza. Sul fronte delle soft skills, solo un’azienda su dieci le indica come prioritarie, sebbene tra queste il problem solving (58,7%) e la comunicazione (33,9%) siano le più valorizzate.

Il 50% delle imprese evidenzia, inoltre, una carenza di competenze e know-how sull’intelligenza

Aumento della produttività tra l’1 e il 5%

Sebbene ci troviamo in un contesto di implementazione ancora giovane, gli impatti percepiti sull’aumento della produttività sono già significativi: un terzo delle aziende segnala benefici compresi tra l’1% e il 5% (a fronte di una crescita media nazionale intorno all’1% negli ultimi 20 anni). Incrociando gli impatti sulla produttività con i fatturati delle aziende rispondenti, si tratterebbe di un aumento medio della produttività aggregata del 3,2% oggi e del 4,3% nell’arco di 18-24 mesi. Se parametrato sul fatturato italiano (pari a circa 3,6 trilioni di Euro) si tratterebbe di un

 

Le sfide per promuovere l’adozione dell’IA

Le priorità strategiche per l’Italia sul fronte dell’IA devono includere, secondo lo studio:

  • Stanziare risorse per sostenere una strategia nazionale per l’IA che sia chiara, supportata da adeguate risorse finanziarie e strutturali, e che favorisca la diffusione della tecnologia in tutti i settori chiave
  • Rafforzamento dei fattori abilitanti, dalle infrastrutture digitali, alle competenze
  • Promuovere l’IA nelle PA favorendo forme strutturate di collaborazione tra pubblico e privato attraverso reti, laboratori condivisi e sinergie, come leva strategica per accelerare le sviluppo e l’implementazione di soluzioni di IA accessibile e inclusiva
  • Fornire modelli di riferimento e casi d’uso concreti per sostenere la definizione di strategie aziendali sull’IA

Sostenere l’adozione dell’IA sui territori e nelle piccole e medie imprese. Per raggiungere gli obiettivi del Digital Compass (90% delle PMI con un livello base di digitalizzazione) ci mancano oltre 126.000 PMI italiane con un’intensità digitale di base.

Queste priorità dovranno essere sviluppate in modo coordinato tra le istituzioni pubbliche, il mondo dell’impresa e il settore educativo, per creare un ecosistema favorevole all’adozione e all’innovazione tecnologica, in grado di elevare la competitività dell’Italia a livello globale.

L’IA come leva critica per la competività

L’Intelligenza Artificiale non è più una tecnologia emergente. È diventata una leva critica per la competitività delle imprese. Chi oggi guida un’organizzazione sa che l’adozione dell’IA non è una scelta accessoria, ma una decisione strategica, destinata a ridefinire il vantaggio competitivo, il modello operativo e la cultura aziendale, infrastrutture, competenze e regolazione – che oggi ne limitano la diffusione. Questo rapporto rappresenta più di una semplice analisi: è un invito esplicito alla collaborazione tra centri di ricerca, università, imprese, istituzioni e cittadini, affinché l’Intelligenza Artificiale sia una forza positiva capace di generare crescita economica e sociale sostenibile e condivisa”.

“Questo studio mostra con chiarezza che l’Intelligenza Artificiale non è più una frontiera da esplorare, ma una leva da attivare, con urgenza e visione strategica. Se il 63% delle grandi aziende italiane ha già avviato percorsi di adozione o intende farlo a breve, abbiamo davanti un potenziale concreto: fino a 115 miliardi di euro di incremento di produttività sul fatturato aggregato e un effetto sistemico sull’intero tessuto industriale. Per cogliere appieno questo impatto, serve un’azione coordinata su quattro fronti: competenze, infrastrutture, governance e casi d’uso concreti. L’IA può diventare il motore per rendere il nostro sistema economico più competitivo, inclusivo e sostenibile”: questa l’opinone di Corrado Panzeri, Partner di TEHA Group & Head of InnoTech Hub.

 

 

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