Storytelling si potrebbe tradurre con “raccontare storie”, in realtà raccontare storie come fa Sherazade o raccontarsi storie come fa Don Chisciotte serve a sopravvivere e a vivere. Lo storytelling, invece, serve a vendere, a fare in modo che attraverso un racconto, una storia, non ti dimentichi di quella marca, anzi te ne innamori e la compri. Non solo. La storia raccontata accanto al focolare o all’amico serve a riconoscerci prima ancora che ad intrattenerci.
Lo storytelling è una leva del markenting con basi neuroscientifiche: il racconto attiverebbe le aree del cervello che sono coinvolte nell’azione e quindi è facilmente memorizzabile. Spesso la storia raccontata non è paragonabile, per struttura, a una favola o a un’avventura. La marca tende a coinvolgere i consumatori facendoli diventare fan, compagni di viaggio, protagonisti di un sogno, di un progetto, di un’iniziativa. Emblematica la recente personalizzazione delle lattine di Coca Cola con i nomi propri delle persone. Non sei più tu a parlare del prodotto, è il prodotto che conversa con te, anzi ti chiama per nome.