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🐞 🐞 Da smart city a smart land

🐞 🐞 Da smart city a smart land

19 Ottobre 2020 Redazione SoloTablet
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Segnaliamo una intervista al sociologo Aldo Bonomi (fondatore di Aaster) sui tempi del contagio e sui cambiamenti che ha determinato. Una intervista ricca di spunti per una riflessione ampia che vada oltre la pandemia sanitaria e utile per approfondire un periodo di crisi dentro una crisi più grande e che obbliga tutti a fare i conti con modelli, approcci, modi di lavorare, studiare e vivere diventati all'improvviso obsoleti.

 

L'intervista è stata pubblicata su FIRSTonline.

INTERVISTA AD ALDO BONOMI, sociologo e fondatore di Aaster – “Il Covid ci riporterà al modello rinascimentale, all’Italia delle 100 città e al rapporto stretto tra città e territorio” – “Si ridisegneranno gli spazi urbani ma anche le reti, i trasporti, le piattaforme produttive, con uno spostamento dal centro alla periferia che ci cambierà la vita”. 

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“Il Covid ci riporterà al modello rinascimentale, all’Italia delle 100 città, al rapporto stretto tra città e territorio. O meglio, per dirla con lo storico Fernand Braudel, al rapporto funzionale tra la ricca città e la florida campagna”. A commentare i nuovi paradigmi di vita sociale ed economica italiana in tempi di coronavirus è il sociologo Aldo Bonomi, fondatore del consorzio AASTER ed esperto di dinamiche territoriali urbane ed extra-urbane, oltre che docente universitario e collaboratore di diverse testate, tra cui il Sole 24 Ore per il quale cura da anni la rubrica “Microcosmi”. E’ stato proprio lui a teorizzare, ben prima dell’epidemia, la smart land come evoluzione della smart city, sull’esempio del Rinascimento italiano: “La stessa parola “Comune”, secondo un altro grande storico, Jacques Le Goff, è nata in Italia. Il modello post-Covid non saranno più le megalopoli ma si assisterà ad uno spostamento dal ‘pieno’ al ‘vuoto’, dal centro alla periferia. Il virus ci porterà a ridisegnare gli spazi urbani ma anche le reti, i trasporti, le piattaforme produttive”.

Professore, il Covid sta accelerando le dinamiche territoriali da Lei teorizzate?

“Se avessimo fatto questa intervista un anno fa, avremmo parlato di metropolizzazione, di città-Stato, di smart city. Ora invece sembra evidente che non c’è smart city senza smart land. Al centro dell’attenzione non c’è più il ‘pieno’ metropolitano ma anche il ‘vuoto’ del territorio circostante. C’è un intreccio tra la dimensione urbana e la dimensione territoriale. E non sto parlando solo di telelavorare dalla casa in campagna, quanto della riscoperta di una dimensione territoriale. Ad esempio nella stessa lotta al virus abbiamo visto l’importanza della medicina di prossimità, di una rete sanitaria orizzontale, alla veneta, e non troppo verticalizzata come quella lombarda. E poi abbiamo capito che il territorio è lo spazio del buon vivere, della qualità della vita, della green economy”.

Che cosa intende per ‘pieno’ e ‘vuoto’?

“Che il virus ci costringerà a ridisegnare le forme urbane. Il problema finora è stato nel ‘pieno’, nel ‘centro’, lì dove c’è tutto: in Francia il livello di allarme più alto è nell’Ile de France, la regione di Parigi. Nel territorio invece c’è invece un ‘vuoto’ di spazio, inteso non solo in senso demografico ma proprio di funzioni, di reti, di piattaforme produttive. Torneremo ad un modello che per l’Italia è familiare: quello del Rinascimento, dei piccoli Comuni, delle città di medie dimensioni, delle città-distretto, legate appunto alle attività economiche. Eviteremo le concentrazioni, preferendo la pluralità dei modelli abitativi e di sviluppo”.

 

....completa la lettura su FIRSTonline.

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