Ti svegli, prendi il tuo carico di disperazione (o avidità) e ti ammassi lì a quel cancello dove qualcuno, per due soldi, ti assicurerà la giornata o, per quattro soldi quando va bene, ti permetterà di cenare in un ristorante più o meno lussuoso o comprare un nuovo videogame ai tuoi figli.
L’accento però non è sull’aspetto monetario.
Esiste un chiaro problema di svalutazione del lavoro, questo è chiaro. Esiste un mercato di estrema e globale concorrenza, di tutti contro tutti, in cui chi compra può farlo sempre alle sue migliori condizioni e alle peggiori di chi di lavora.
La Gig Economy è fatta di questo e le sue dinamiche colpiscono anche chi potrebbe pensare di non farne parte – professionisti anche nei più “rispettabili campi” e cercatori di lavoro tradizionale. Ma l’inquietante è più il modo in cui domanda e offerta sembrano incontrarsi. Più inquietante c’è il fatto che una volta che qualcuno ha iniziato ad accettare che sia così, lo abbiano fatto in tanti e poi tutti.
Io e te non vorremmo e non volevamo.
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