
Una rticolo della filosofa Nausica Manzi per la rivista LALIVELLA.
A Sais, nell’antico Egitto, Iside, divinità protettrice della salute e della vita, era rappresentata con il volto velato ed accompagnata da questa iscrizione : “Io sono tutto ciò che fu, ciò che è e ciò che sarà e nessun mortale ha ancora osato sollevare il mio velo”. Come si legge nelle Metamorfosi di Apuleio, questa dea rappresentava anche la sapienza e l’origine: “ Io sono la genitrice dell’universo[…]l’origine […]sono io che governo col cenno del capo[…]la volta celeste, i salutiferi venti del mare, i desolati silenzi degli inferi”[1]. Novalis racconta poi che, un giorno, un discepolo sollevò il velo della dea: “Ebbene, che vide? Vide – meraviglia delle meraviglie – se stesso”[2].
Il velo della dea di Sais è lo strumento che serve a risvegliare un senso di responsabilità, insito in ogni individuo che, collocandosi nella prospettiva del filosofo Hans Jonas, è tenuto a rispondere ad un appello nei confronti delle generazioni presenti e future, nella costruzione di una società rispettosa della dignità, della privacy, della giustizia e della solidarietà.
Quindi cosa sarà davvero quel velo?
- L'immagine di copertina è una fotografia di Alessia Di Risio