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Il velo di Iside: tecnologia e responsabilità

Il velo di Iside: tecnologia e responsabilità

21 Giugno 2021 Redazione SoloTablet
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Come si può usare la tecnologia in maniera etica, in particolare nel mondo del lavoro, luogo in cui si soffoca l’essere per il fare, dove l’umana fragile nudità si nasconde dietro un’attività immersa nel continuo mutamento? Tornando a riflettere sulla propria azione, universalizzandola, fondandola personalmente, pur aprendola al futuro della vita dell’intera umanità. Oltrepassando se stessi e la realtà. Fondando una nuova azione lavorativa e sociale a partire dall’oltre e dal caos.

Una rticolo della filosofa Nausica Manzi per la rivista LALIVELLA.


A Sais, nell’antico Egitto, Iside, divinità protettrice della salute e della vita, era rappresentata con il volto velato ed accompagnata da questa iscrizione : “Io sono tutto ciò che fu, ciò che è e ciò che sarà e nessun mortale ha ancora osato sollevare il mio velo”. Come si legge nelle Metamorfosi di Apuleio, questa dea rappresentava anche la sapienza e l’origine:  “ Io sono la genitrice dell’universo[…]l’origine […]sono io che governo col cenno del capo[…]la volta celeste, i salutiferi venti del mare, i desolati silenzi degli inferi”[1].  Novalis racconta poi che, un giorno, un discepolo sollevò il velo della dea: “Ebbene, che vide? Vide – meraviglia delle meraviglie – se stesso”[2].

Il velo della dea di Sais è lo strumento che serve a risvegliare un senso di responsabilità, insito in ogni individuo che, collocandosi nella prospettiva del filosofo Hans Jonas, è tenuto a rispondere ad un appello nei confronti delle generazioni presenti e future, nella costruzione di una società rispettosa della dignità, della privacy, della giustizia e della solidarietà.

Quindi cosa sarà davvero quel velo?

...continua la lettura

  • L'immagine di copertina è una fotografia di  Alessia Di Risio
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