
Contro il rumore pervasivo del digitale l'invito è a coltivare l'arte del silenzio.
Il libro Le non cose. Come abbiamo smesso di vivere il reale di Byung-Chul Han è pubblicato in Italia da Einaudi
«Non abitiamo piú la terra e il cielo, bensí Google Earth e il Cloud. Il mondo si fa sempre piú inafferrabile, nuvoloso e spettrale».
Abbiamo perso il contatto con il reale. È necessario tornare a rivolgere lo sguardo alle cose concrete, modeste e quotidiane. Le sole capaci di starci a cuore e stabilizzare la vita umana.
Il prolifico filosofo coreano ci regala un altro libro sulla tecnologia e la nostra ibridazione con essa dagli effetti mai sufficientemente considerati.
L'autore smonta l'illusione di un presente costruito sulla liquefazione del mondo tangibile e incarnato dentro il digitale evidenziando il rapporto che intercorre tra noi e gli oggetti tecnologici dei quali siamo sempre più succubi passivi, evidenziato dal modo con cui viviamo il surplus informativo nel quale siamo immersi.
Behind the Blip: Essays on the Culture of Software
Per Byung Chul Han l'unica salvezza è recuperare l'Altro, attraverso la strada della contemplazione nel silenzio della beatitudine.
PS: Sulla sparizione de corpo, del volto e dello sguardo e sull'importanza di ricostituire il rapporto con l'Altro nella sua alterità e unicità si può leggere anche il libro di Carlo Mazzucchelli e Nausica Manzi: OLTREPASSARE - Intrecci di parole tra etica e tecnologia.