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Il nostro tempo nell’era dell’attenzione

Il nostro tempo nell’era dell’attenzione

18 Agosto 2016 Redazione SoloTablet
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Le vacanze stanno finendo e molti dovranno fare i conti con il tempo passato davanti ad un browser o al display del loro dispositivo tecnologico rispetto a quello dedicato alle relazioni e agli incontri faccia a faccia con relativi benefici affettivi, emozionali, erotici, ecc. Se il primo risulterà maggiore del secondo una risposta consolatoria può essere derivata dalla difficoltà a difendersi da media sociali e gadget tecnologici che hanno fatto della nostra attenzione il target da conquistare, colonizzare e occupare.

Le statistiche indicano in 8 ore il tempo passato dai nativi digitali di fronte a un dispositivo tecnologico. Se il dato rispecchiasse la realtà potrebbe significare che i Millennial si vedono di meno, hanno minori possibilità di fidanzarsi in presenza di altre persone (in cambio hanno numerose relazioni in assenza e forse molti MiPaice) o semplicemente di intrattenere rapporti sessuali non virtuali.

Otto ore davanti a un display suggeriscono la presenza di una qualche forma di dipendenza da applicazioni e strumenti digitali i cui produttori e proprietari fanno a gara nel promuoverli con l’obiettivo di catturare e trattenere l’attenzione dei consumatori. Lo fanno con promozioni continue ma anche attraverso applicazioni ludiche, di intrattenimento, di apprendimento, di cucina e sfruttando i contenuti auto-prodotti dagli utenti stessi e dalle loro attività online.

L’attenzione è catturata con aggiornamenti continui del muro delle facce, cinguettii insistenti o video virali ma anche con menu persuasivi e capaci di scatenare nuovi click che serviranno a riempire il tempo degli utenti tenendoli agganciati al display. Un tempo valutato nel 30% dell’intera vita dei Milennial ai quali, tolte altre 8 ore di sonno, rimangono solo altre otto ore per relazioni familiari, amicali, lavorative nella vita fisica reale e per comprendere la loro interazione con il mondo.

La scoperta e la navigazione online è oggi sempre più governata da sistemi algoritmici automatizzati che operano in modo invisibile e all’insaputa dei naviganti della Rete. Questi bot-socialbot sono integrati nelle applicazioni e nei motori di ricerca e hanno come obiettivo principale di trattenere il più a lungo possibile un utente i Rete in modo da poter catturare maggiore informazioni su di lui, sulle sue preferenze ma anche sulle persone che frequenta, stili di vita e comportamenti. Informazioni che poi servono a personalizzare ulteriormente la ricerca, favoriscono la trasparenza assoluta facilitando la proposizione di nuove merci e di nuovi prodotti da acquistare.

Molti di questi algoritmi operano secondo regole e principi finalizzati a catturare l’attenzione e a colonizzarla. E’ un obiettivo di breve termine, tutto focalizzato su immediati ritorni commerciali e che non tiene conto del valore di un cliente sul lungo termine e della sua effettiva soddisfazione. La ricerca dell’attenzione a tutti i costi può irritare i consumatori ma anche portare a un dialogo con essi limitato nel tempo per mancanza di nuovi stimoli, opinioni e prospettive.

Cercare di guidare le scelte dei consumatori e potenziali clienti attraverso tattiche di content marketing e di meccanismi algoritmici è la pratica corrente di molte aziende commerciali che puntano a comunità fidelizzate di consumatori orgogliose della loro appartenenza a una Marca. E’ una pratica vincente fino a quando il consumatore è esposto a sollecitazioni diverse e capaci di alimentare serendipità e esperienze utente di qualità. Può diventare perdente se, dopo avere rubato il tempo e l’attenzione del consumatore-utente il, risultato è una stimolazione mentale limitata e l’assenza di una motivazione intrinseca  a causa dell’assenza di qualità e diversità fornite.

 

Il consumatore può recuperare il suo tempo e distrarre la sua attenzione ma dovrà farlo con un grande sforzo (forza) di volontà, perché la capacità e abilità dei proprietari delle piattaforme tecnologiche sono abilissimi nello sviluppare costantemente nuove strategie, iniziative e proposizioni per impedirlo.

Riconquistare il proprio temo per dirigere la propria attenzione a qualcos’altro è possibile ma costa di più. Esattamente come costa di più fare la spesa a tutti coloro che hanno deciso di rinunciare ad avere una tessere fedeltà o che dimenticano volutamente il loro smartphone a casa o in ufficio dopo averlo accuratamente spento.

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