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Ridimensionare la qualità del tempo, attraverso la consapevolezza

Ridimensionare la qualità del tempo, attraverso la consapevolezza

02 Dicembre 2022 SIMONE MAGLI
SIMONE MAGLI
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Oggi vorrei riflettere brevemente con a voi riguardo la solitudine "tecno-felice" che ricerchiamo molto spesso, se non di continuo, durante le nostro giornate.

Secondo voi abbiamo davvero bisogno di rifugiarci nel nostro psico-cloud, dove crediamo di tenere (al sicuro?) gli zuccherini apparentemente offerti dai tecnocrati (perché comprati loro da noi)? 

Siamo consapevoli di questo spaccio legalilizzato (ancora una volta da noi), che si svolge in ogni quartiere a luci blu della metropoli oline che abitiamo, spesso per buona parte delle nostre giornate? 

Cos'è che non ci piace del nostro micromondo interiore offline, sono forse troppo impegnative le relazioni con le persone (vere) e con noi stessi? E se la risposta fosse sì, perché lo sono? 

Personalmente mi viene da rispondere sì. Le relazioni, quelle autentiche, richiedono impegno.

Sul perché, l'aspetto che rintraccio emotivamente è la paura di soffrire. Però riflettendoci penso che, pure quando sto troppo sulla mia isola "felice" online, lo faccio per evitare quella paura.

Con il problema che (e questo secondo me succede a non pochi di voi), durante e dopo quelle ore di iperconnessione, tendo a svalutare la parte positiva del vivere e relazionarsi offline. 

Credo meriti interrogarsi su questo. "Vivendo" troppo sui social, in generale nella rete, ci alieniamo troppo dalle emozioni e, a causa di questo, ne beneficia il nostro ego, nutrendosi con cose non autentiche. Instillando in questo modo, dentro il nostro io, quello autentico, degli automatismi che portano ad avere degli atteggiamenti più cinici, freddi e individualistici nella vita vera, che si svolge offline. 

Bisognerebbe cercare di fermarsi più spesso, respirando quello che abbiamo di prezioso nello spazio fisico interiore ed esteriore del quale siamo parte, dove ci sono altre mille cose che generano in noi sensazioni ed emozioni diverse dalla sofferenza che tanto ci spaventa. Credo che l'unico modo per vivere serenamente, sia ricordarci della consapevolezza, per captare, attraverso essa, segnali volti a migliorare la qualità del tempo che viviamo nel nostro micromondo relazionale.

Un invito quindi a continuare ad interrogarsi per nutrire ed usare quella consapevolezza (già insita in tutti noi), che troppo spesso trascuriamo, mentre invece funge sempre da ponte, per vivere e condividere al meglio.

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