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Voci nel silenzio

Voci nel silenzio

11 Aprile 2022 Antonio Fiorella
Antonio Fiorella
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Periodicamente Google presenta agli addetti ai lavori i risultati delle proprie ricerche. In ogni riunione i progressi conseguiti distanziano sempre più Google dai suoi immediati interlocutori. I quali comunque sono persone privilegiate trovandosi in avanscoperta nel campo della tecnologia e della scienza in generale. Pare che il salto verso il trans-umanesimo tenda ad abbracciare tutto lo scibile umano. È difficile distinguere il progredire dell’agenda digitale separato da altre scienze, dalla biologia alle nanotecnologie, dalla fisica alle scienze neurologiche.

Google già non vive nel medesimo mondo di noialtri, avverte l’autore de La memoria del pesce rosso, Bruno Patino.

Migliaia di ingegneri processano milioni di dati affinché tutto funzioni a dovere. I computer di Google hanno misurato il tempo di attenzione della generazione dei millennials, ossia non il tempo trascorso connessi al mondo digitale con i diversi strumenti bensì la loro capacità di concentrazione.

Ebbene, tale capacità sarebbe pari a 9 secondi. Non è dato sapere da altra fonte quanto il calcolo sia attendibile. Ma si conoscono gli esiti nefasti che l’attaccamento alla rete provoca soprattutto nei più giovani. La nostra mente, come un pesciolino rosso in una bolla d’acqua, gira in cerchi concentrici passando da Facebook a Tweet, da Youtube a WhatsApp, da Telegram alle email... dai messaggi provocatori scritti da un robot alle immagini filtrate da un algoritmo.

Non è un caso che i top managers della Silicon Valley iscrivano i loro figli nelle scuole tech free, senza tecnologia, dove l’insegnamento è basato su metodi e percorsi tradizionali.

Il mercato dell'attenzione forgia la società fino all'esaurimento. Spegne le luci del buon senso e della filosofia a beneficio dei social media digitali. Facebook, Tweet, YouTube, WhatsApp, Telegram ci portano a trattenere il respiro al pensiero di poter perdere qualcosa che per noi sarebbe fondamentale conoscere. Arriviamo al punto da mettere a rischio la nostra salute mentale. L’esistenza di ciascuno si è trasformata in vita digitale attraverso una persona interposta, costruita sulla paura di scomparire senza lo sguardo e l'approvazione degli altri, anche se gli altri sono solo profili che incontriamo casualmente durante le nostre peregrinazioni elettroniche.

I giganti del web lavorano instancabilmente per provocare l’istinto compulsivo all’acquisto prevalendo sulla libertà di decisione individuale. Assecondano così il nostro modello di società intrinsecamente proteso all’accelerazione.

Dal rifugio in un monastero a una passeggiata in zone remote non connesse, qualsiasi modalità indirizzata alla decelerazione in qualsiasi ambito, diventa pertanto strumento di liberazione. Da qui la proposta di...

 

Socorro / sollievo

emergencias / soccorso

 

... un tuffo nella poesia. La prima raccolta di Gaspare Barresi dal titolo Progetto selinuntino, è la bozza che “si fa vita” accanto all’inedia dei pescatori, a partire dal “buio di secoli di storia” in cui è immersa la sua Sicilia. Figlio di dei maledetti che hanno generato un angelo infermo febbricitante di poesia, il poeta medita la fuga al Nord (già idealizzata verso sponde ben più lontane). Un progetto che si profila da subito come l’inizio di un viaggio dantesco all’incontrario.

 

La mia gente non sa nulla di Alessandra (di Nina, Consuelo, Silvana…) narra un mondo al femminile i cui nomi sono scanditi sempre in lettere minuscole, perché l’universo di Gaspare è una periferia sempre ai margini della società. In stanze sporche di ero/s, dove pareti spoglie si mostrano impudiche nella loro nuda povertà, sono tratteggiati momenti fugaci di amore infedele, rubati o comprati, cosa importa!

Talvolta affiora il tentativo di un impegno sociale attraverso il mantra poetico sulla marginalità. È più autentico, in un allucinante dedalo di figure, il ricordo di amici smarriti “sulle linee irregolari della vita” o la puntuale sanzione della morte di un gruppo “intontito dalla loquacità.”

 

Il bacio di aids canta l’approdo all’inferno, un passaggio tanto naturale quanto obbligato. Nel lievito dell’amore che non trova altre sponde se non quelle della trasgressione, risiede tutta l’angoscia di una vita che si dimena tra sprazzi di lucidità e follia. “E se è vero che ti sei / reincarnata in me, dopo essere / morta a vienna, già anni fa / tu aids, io aèdo, cantore tuo, / noi ci tocchiamo con lingue insaziabili / di parole…” E’ una sfida nella realtà più estrema; una danza improbabile su gambe malferme, provviste delle ali della poesia. Tragico pensiero: il bacio, che mentre ridona la vita, riconduce alla morte. Così la testimonianza del poeta celebra l’allucinante visione del destino dell’uomo, avviato “lungo albe e tramonti / dove la materia si dissolve / e non si ha cognizione del tempo.”

Intanto “brucia la sigaretta / e mi accorgo / di starmene in disparte, in fondo / alla stanza / scrivo per inerzia.”

Nel suo insieme è un vissuto intimo e conflittuale, dal sapore amaro, che tuttavia nella lirica si snoda dignitoso, persino elegante. Attraverso la catarsi dell’arte l’essere umano, specie se in avverse circostanze, riesce a esprimere il meglio di sé.

 

La memoria del pesce rosso, Bruno Patino, Antonio Vallardi Editore

 

Trilogia di poesie: Progetto selinuntino, La mia gente non sa nulla di Alessandra, Il bacio di aids (Edizioni Laboratorio delle Arti, Milano), Gaspare Barresi

 

 

 

 

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