Non mancano ricostruzioni e dimostrazioni convincenti di quanto l’uomo stia affidando, quasi del tutto involontariamente, la propria essenza alle macchine, e come stia mettendo a rischio il proprio futuro cadendo nelle trappole della disinformazione e degli inganni della Rete, ormai oltre il livello di guardia. Ma in cambio di che cosa?
Ho condiviso con Gianni Spulcioni, persona speciale, professionista accreditato, consulente azientale ma per me amico soprattutto, gentile, sicuramente, soprattutto nell'accesso con cui io pratico e divulgo la gentilezza, la lettura del libro di Carlo Mazzucchelli, Tecno-consapevolezza e libertà di scelta. Alla ricerca di senso nell’era tecnologica e digitale, Delos Digital, 2019. E lui è stato così gentile appunto da fornirmi queste significative riflessioni.
“Con questo libro andiamo oltre, non ci si ferma alla constatazione del reale, che pure c’è e impressiona. Si fa uno sforzo, intellettualmente di grande spessore, per individuare la via d’uscita che, vorremmo dire, è anzitutto etica. Non solo e non tanto le singole misure o espedienti intelligenti per tenere a bada il “mostro”, ma un metodo: un incisivo invito a riflettere criticamente ed a riprendersi la libertà di pensiero.
Mazzucchelli spinge con una solidissima argomentazione a non inchinarsi al pensiero dominante; a non far parte della massa, disinformata e poco cosciente, con la sua esperienza irriflessa del mondo tecnologico di oggi del quale vuole vedere solo benefici per via di una gratuità che permetterebbe tra l’altro una universalizzazione del sapere e delle conoscenze: tutto falso, invece.
Vitale recuperare libertà di pensiero e di scelta
Al contrario, ad ogni girar di pagina del libro, emerge con chiarezza quanto sia vitale recuperare libertà di pensiero e di scelta, farsi domande, scavare senza stancarsi nel tempo corrente, per acquisire e consolidare consapevolezza. Anzi tecno-consapevolezza come la definisce l’Autore.
E’ questo il presupposto fondamentale per affrontare con intelligenza le sfide che il presente e, a maggior ragione, il futuro tecnologico (e quindi anche sociale e politico) ci riservano, affinché l’essere umano continui ad essere ancora il protagonista del proprio destino che verrà (che sia “Homo Deus” o altro), e non ne consegni larga parte irrimediabilmente nelle mani di pochi e interessatissimi padroni del silicio.
Appunto un metodo: la soluzione oltre la denuncia.
Seguire la riflessione critica che l’Autore offre ai suoi lettori, significa arrivare anzitutto ad un “disincanto tecnologico”, come lui lo definisce, ossia significa essere messi nelle condizioni di osservare e ragionare sui monopoli digitali nei quali siamo immersi senza via di scampo. Ne discende che nessuno, davvero nessuno, può far finta che la Rete, ed i suoi annessi, oggi sia solamente “bella e buona”.
Occorre riconquistare spazi personali di libertà
Proprio per questo occorre riconquistare spazi personali di libertà da ogni condizionamento interessato da parte di chi è padrone della tecnologia: ormai una lunga sequela di eventi dimostra come veri professionisti stiano usando strumentalmente la Rete per i propri fini privati, di profitto nella “migliore" ipotesi o di condizionamento politico nella peggiore, come ci hanno insegnato i casi della Brexit o delle ultime elezioni presidenziali americane con la vicenda di Cambridge Analytica.
Bisogna riappropriarsi del controllo della propria vita, rifiutando la assuefazione passiva alle tecnologie digitali; bisogna reagire all’infernale concezione che attraverso di esse vi siano, come mai prima d’ora, reali opportunità di espressione in cui uno vale uno e l’opinione di chiunque vale quella dell’esperto, di informazione veramente libera perché disintermediata, di democrazia finalmente diretta. I fatti stanno dimostrando che purtroppo sono chimere.
Un fortissimo invito a non abbandonare mai, ma anzi a sviluppare, il pensiero critico, prendendo le distanze dall’opinione comune dilagante, dalle comode narrazioni conformiste dominanti. Comode perché preconfezionate e diffuse ad arte e che non richiedono alcuno sforzo di approfondimento critico.
Il rifiuto, ci sia consentito l’ardire, del rimbecillimento di massa.
Riflettere sulla tecnologia e sulle sue implicazioni, non può e non deve essere solamente compito di sociologi o filosofi, sostiene Mazzucchelli. Ciascuno di noi deve farlo, esercitando questo spirito critico. Proprio perché è immerso fino ai capelli in questo nuovo mondo fatto di like e di algoritmi e di esso non si può più fare a meno.
Non è oro tutto quello che luccica
Le machine al lavoro, gli umani senza lavoro felici e contenti!
Egli accompagna il pensiero nella graduale e inesorabile presa di coscienza che non è oro tutto quello che luccica, poggiando le sue riflessioni su solidi capisaldi. Chiamando di volta in volta a suo sostegno autori di svariati saperi, che hanno approfondito molti aspetti della questione, Mazzucchelli dimostra perciò inequivocabilmente la scomoda verità: ad ognuno di noi può sembrare di avere il mondo ai propri piedi con infinite possibilità di informazione e di interazione con gli altri ad un costo zero, grazie al digitale. Appunto: sembrare di avere, non avere.
Invece, tutto questo comporta costi altissimi che si scaricano tutti sull’anello più debole della catena, cioè il singolo utente, l’essere umano che sta dietro alla macchina. Dati e preferenze personali fornite senza contropartita, profilazioni sempre più spinte fino al livello del singolo, comportamenti standardizzati e perciò malleabili, tribù chiuse nel loro conformismo d’opinione a qualunque punto di vista alternativo, un inesorabile sequestro dell’attenzione, valanghe irrefrenabili di fake news... E i pochi che stanno dietro a tutto questo, l’estrema concentrazione di potere e di ricchezza che li distingue.
Il libro di Mazzucchelli si inserisce in un filone di pensiero e di studio che fortunatamente si va sempre più allargando: pur riconoscendo i meriti della Rete, non ne nasconde però le pericolose implicazioni e non esita a porre la questione cruciale di fare delle scelte eticamente significative a favore dell’essere umano. Ma, come si diceva poc’anzi, egli va oltre indicandoci un metodo, non si ferma a fare la fotografia dell’esistente.
Un testo di approfondimento
Ne scaturisce un potentissimo testo di approfondimento che è al contempo denuncia e speranza. Una volta finita la lettura, non puoi fare a meno di considerarlo una porta d’accesso alla indispensabile consapevolezza di come va il mondo e al contempo una visione per il futuro.
Un testo denso, solidamente strutturato, fondato su un bagaglio infinito di conoscenze rispetto alle quali risulta in un certo senso consequenziale approdare a certe conclusioni.
E’ quella consapevolezza che dovrebbero raggiungere per primi proprio quelli che sono gli abitanti ignari dell'acquario, per usare la metafora dell’Autore, proprio quelli che ne avrebbero più bisogno: i pesci che nuotano felici nell’acquario dalle pareti trasparenti, ignari di dare gratuitamente dati su dati della propria personalità e delle proprie preferenze a chi osserva da fuori attentamente, interessato a utilizzarli e sfruttarli per trarne giganteschi profitti.
Ebbene, oltre al colto occorre raggiungere anche chi ignora, occorre che uomini illuminati come Carlo si facciano ancor più parte attiva nel divulgare, nel volgarizzare, nei confronti di quei pesci, che più ne hanno bisogno: spiegare, spiegare, spiegare con estrema semplicità ma senza semplicismo. Fare informazione costante.
Se la tecno-consapevolezza è il primo passo verso la libertà e verso il recupero del controllo della propria vita, allora tutto deve essere funzionale ad essa: lo spirito critico, la riflessione profonda, il porre domande, il non dare nulla per scontato che non ti fa fermare solo alla superficie delle cose, la libertà di scelta. Di grande efficacia, in tal senso, le “domande” che nelle pagine finali del libro, vengono poste come strumenti di investigazione, quindi di riflessione e infine di comprensione.
Tecnoconsapevolezza e autoconsapevolezza
Come non essere d’accordo, ma non ci si ferma qui. Carlo Mazzucchelli ci sorprende ancora, aggiungendo un tocco in più: il percorso di autoconsapevolezza e di recupero del controllo della propria vita è ancor meglio praticabile, ed è assai coerente, con l’essere gentili.
Possiamo rintracciare proprio in questo richiamo alla gentilezza una specifica caratterizzazione del pensiero di Carlo, il quale non a caso ha dedicato un’altra sua opera (“La gentilezza che cambia le relazioni digitali” , Delos Digital), scritta in collaborazione con Anna Maria Palma. Essere gentili favorisce l’ascolto e l’attenzione, i ponti e non i muri, la lentezza e la riflessione. Più si è gentili e più vi sono le condizioni migliori per il pensiero critico e per la libertà di scelta: certamente impegnativo, ma sicuramente vincente. Un angolo di visuale fortemente innovativo.
In conclusione
In conclusione, oggi l’arroganza, il condizionamento, il diffondere paura, la manipolazione, la massificazione del pensiero rendono l’essere umano sempre più oggetto e sempre meno soggetto: molta parte della responsabilità di questa deriva è ascrivibile alla forza implicita e ben sfruttata (da pochi) del mondo digitale, non ad esso in quanto tale ma all’utilizzo che ne stiamo facendo.
Se dunque approcciamo questi temi con spirito critico e libero, guadagneremo la tecno-consapevolezza rispetto a ciò che stiamo vivendo ma soprattutto rispetto a ciò che è necessario fare per tornare ad essere noi stessi a decidere e non qualche algoritmo in nostra vece.
La resistenza del libero arbitrio”.
Gianni Spulcioni, Consulente di direzione per le risorse umane, governance societaria e gestione d’impresa, sistemi di controllo interno, sicurezza e igiene sul lavoro.
giannispulcioni@gsconsulenza.com