La prospettiva della sogliola /

L’uomo non è al centro di niente

L’uomo non è al centro di niente

09 Marzo 2023 Luciano Martinoli
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Tolomeo da Alessandria era un matematico e filosofo di origine greca, vissuto tra il 100 e il 168 d.C. in Egitto. La sua opera più importante è la Composizione matematica, nella quale ordina tutte le conoscenze sugli astri. A partire dal modello aristotelico, Tolomeo elabora una teoria geocentrica e antropocentrica del cosmo in cui la Terra è il centro dell’universo e ogni cosa vi gira intorno.

 

Pur essendo errata, per oltre mille anni la teoria astronomica di Tolomeo rimase l’unica spiegazione possibile del cosmo. I motivi del suo successo derivavano dalla discreta precisione con la quale veniva illustrato il moto degli astri, confermato dall’osservazione del cielo notturno da parte dell’uomo. Inoltre il modello venne adottato come teoria ufficiale da parte della Chiesa cattolica, la quale impedì per molti secoli qualsiasi critica scientifica in Europa. Bisognerà aspettare il 1543 per vedere la contestazione del modello Tolemaico ad opera di Nicolò Copernico. Nel suo De revolutionibus orbium coelestium contraddiceva il modello geocentrico di Tolomeo. Col tempo l’idea di Copernico venne recepita come teoria dell’effettiva costituzione del sistema solare, rovesciando sia la visione fisico/astronomica (geocentrica), sia la concezione filosofico/teologica (antropocentrica) della tradizione basata sulla teoria tolemaica.
Era il primo “affronto”, cosmologico, al narcisismo umano e al suo atteggiamento antropocentrico.

Fino a metà del secolo XIX vi era la convinzione che tutti gli esseri viventi fossero espressione di un disegno divino. In particolare l’uomo era il coronamento di tale processo creativo, essendo tutti gli altri esseri a corollario di esso. Il libro dove veniva illustrata tale tesi era la Genesi della Bibbia. Così come per il sistema tolemaico, nessuno si azzardava a mettere in discussione la tesi creazionista. Fu solo nel 1859, il 24 novembre, quando venne pubblicato in Inghilterra un libro che propose una visione diversa. Si trattava della Origine della Specie di Charles Darwin nel quale lo scienziato presentava l’ipotesi che gli esseri viventi, uomo incluso, fossero il risultato di una evoluzione più o meno casuale frutto dell’adattamento nell’ambiente. Vi furono anche in quel caso le forti critiche e opposizioni da parte dei Creazionisti, ancora oggi vivide, che però non fanno altro che stigmatizzare come la nuova teoria non fosse altro che un ulteriore attacco all’antropocentrismo in biologia. Era il secondo affronto al nostro narcisismo, quello biologico.

Nell’antichità pensatori greci furono tra i primi a interrogarsi su come funzioni la mente. I filosofi esaminarono molte delle questioni di cui gli psicologi continuano a occuparsi oggi. Non vi erano dubbi però che la nostra volontà potesse controllare sempre e completamente i nostri pensieri e il nostro comportamento. Fu solo con il lavoro di Sigmund Freud, tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, che venne portato l’attacco anche a questa convinzione, dando altresì prime spiegazioni a fenomeni che già la facevano traballare. Pensieri e comportamenti sono determinati da fenomeni inconsci che la mente non è in grado di controllare (libido, pulsione, super-io, eccetera) e dunque anche nel caso della mente crollò un altro antropocentrismo: vi fu l’affronto psicologico. (Freud fu anche l’autore della lista degli affronti fin qui presentati).

Verso la fine del secolo scorso ancora si credeva, nonostante le sempre più numerose evidenze del contrario, che l’uomo potesse controllare anche i fenomeni sociali e la società nel suo insieme. La politica è considerata l’attrice in grado di realizzare un’azione di governo e controllo dell’intera società. Ad esempio l’economia ha le sue leggi le quali, una volta note, possono consentire di guidarla a proprio piacimento. Le organizzazioni, soprattutto quelle aziendali, sono governate da rigidi protocolli e gerarchie, e così via. Niklas Luhmann (1927-1998), sociologo tedesco, lanciò il quarto affronto all’antropocentrismo, quello sociologico. Un esempio lampante della incapacità della politica di controllare la società, sono queste parole tratte dalla dichiarazione di indipendenza di uno degli stati più grandi e prosperosi al mondo:

Noi riteniamo queste verità auto-evidenti: che tutti gli uomini sono creati uguali; essi sono dotati dal loro Creatore di diritti innati e inalienabili; che tra questi sono la vita, la libertà, e il perseguimento della felicità; che per assicurare questi diritti, i governi sono istituiti tra gli uomini, che derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati. 

Si tratta di un passaggio della costituzione degli Stati Uniti d’America, il paese che ha creato il più grande sistema di schiavitù e oppressione mai realizzato al mondo, per dimensione e durata. Inoltre ancora ai giorni nostri è responsabile di discriminazioni diffuse e tollerate basate sulla razza e sul credo religioso. Perché la politica non è riuscita a far scomparire tutto questo, pur avendolo dichiarato come sua priorità nella carta fondamentale? Nel caso delle organizzazioni ci sono poi evidenze quotidiane: programmi di cosiddetto “Change Management” che non cambiano nulla o per poco (e se qualcosa di ciò che si voleva realizzare accade non si riesce e replicarlo in altri contesti), manager strapagati il cui contributo alle prestazioni collettive aziendali1 è risibile, e molte altre. Luhmann ha avuto il merito di proporre un modello che desse conto di queste dinamiche a partire proprio dalla constatazione che la volontà dei singoli non determina i fenomeni sociali. Certo può fare da innesco, qualsiasi politico, banchiere o manager è libero di mettere in atto un provvedimento, ma i risultati difficilmente saranno vicini alle aspettative.

Anche l’organizzazione è un sistema sociale e, accogliendo la prospettiva di Luhmann, anch’essa è autonoma rispetto alle volontà e dinamiche dei singoli. L’organizzazione è cosa diversa dalle menti e dai corpi delle persone di cui pure fanno parte. Il modo con cui va avanti non è simile ai pensieri o ai processi fisiologici, pur venendone influenzata. Accogliere questa distinzione consente di superare l’equivoco dell’antropocentrismo anche in ambito sociologico (politica, economia, organizzazioni, eccetera). Tale rivoluzione nel sociale, come nel caso cosmologico, biologico e psicologico, è fondamentale per riuscire a dar meglio conto della complessità del mondo che ci circonda; dalla politica all’economia, passando per le organizzazioni aziendali.

1 https://www.wsj.com/articles/ceo-pay-and-performance-dont-match-up-1526299200 

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