Nell'era tecnologica attuale, dominata da piattaforme social, cyborg e robot, intelligenze artificiali generative e metaversi vari, il Nostroverso è uno spazio da rivitalizzare per resistere all’avanzata irresistibile e forse inevitabile dei molti metaversi (realtà virtuali e non solo) tecnologici emergenti. Nella consapevolezza che entrambi gli “(uni)versi”, distinti etimologicamente dai metaversi poetici di Bartezzaghi e Umberto Eco, non siano entità separate ma intrecciate, (co)esistenti per la relazione che esiste tra di essi, poiché in entrambi, come individui, siamo tutti dinamicamente ed esistenzialmente coinvolti. La difesa del Nostroverso aspira a far cambiare verso a quanti sono oggi attratti o plagiati dal Metaverso, a promuovere conversioni future volontarie, a girare verso, in direzione di vite ed esistenze diverse da quelle oggi sperimentate online, umanamente più piene, a oltrepassare il nichilismo presente per (ri)mettersi in cammino.
🍁🍁 IL NOSTROVERSO DA DIFENDERE
Il Nostroverso è per persone che si riscoprono introverse, consapevoli della fallacia delle promesse della tecnologia. Non segnala una diserzione ma una scelta individuale, di persone in carne e ossa, in forma di resistenza a un mondo che sembra stato pensato solo per persone estroverse. L’introverso a cui penso non rivolge le spalle al mondo, semplicemente rifugge dal mondo online, si rifugia nell’interiorità per ritrovare l’ispirazione, la creatività e il genio che è in ognuno di noi, fuori dai riflettori digitali. Non usa chiavi per rinchiudersi ma chiude semplicemente la porta con un chiavistello.
Come faceva il protagonista de La Recherche di Proust con la porta del bagno nel quale si isolava per non soccombere alla famiglia e ai numerosi assedianti esterni. Nel bagno di Proust la strategia era di rimanere immobili trattenendo il respiro, dentro il Nostroverso si traduce in pratiche attive, anche di cittadinanza, finalizzate a superare il disagio esistenziale che si traduce oggi in passività, paranoia, angoscia e tanto disincanto verso le tante promesse felicitarie non mantenute ma descritte da influencer filosofi pop come capaci di soddisfare bisogni, desideri e di regalare a tutti la felicità.
La loro opera e narrazione servile, a cui ho dedicato parti del mio libro, è quella di un gregge di cani da guardia o “classe vassalla[1]” che con il suo lavoro invece di favorire conoscenza e consapevolezza tende a silenziare e marginalizzare ogni narrazione conflittuale o visione non allineata che si ponga l’obiettivo di mettere in discussione la realtà esistente. Con l’obiettivo agonistico di suggerire una tecnologia possibile diversa da quella attuale, resistendo alla pressione impositiva del consenso massificato.
Non si tratta di avere una postura tecnofobica, ogni tecnologia agisce da pharmacon, è veleno e medicina, danno e benedizione al tempo stesso. Si tratta di riflettere su quanto sia stato addomesticato il nostro sguardo sulla tecnologia e di opporsi a una tecnologia che porta in sé il codice del nostro malessere psichico e sociale attuale. Si tratta di capire se il veleno sia maggiore della medicina o viceversa.
[1] Jonathan Crary, Terra bruciata, Meltemi, Milano 2023, pag. 96