Poi ci sono i pochi che praticano la filosofia in modo professionale e specialistico. Sono filosofi che si pongono grandi domande e stanno dentro le grandi narrazioni o si occupano di temi oggetto di ricerche settoriali, scrivono libri difficili da leggere, non sempre facilmente comprensibili, che leggono in pochi, anche se tutti dovrebbero leggere.
Le domande e i dubbi non interessano solo i filosofi ma interpellano tutti. Le domande da porsi interrogano la realtร , la conoscenza e il che cosa possiamo conoscere, ci aiutano a capire cosa possiamo sperare, ma soprattutto cosa possiamo o dovremmo fare, per contribuire a dare forma a scenari futuri nei quali la tecnologia possa essere al servizio dellโumano e non viceversa.
Interrogarsi, in tempi nei quali Big Data e potenza di calcolo sembrano fornire risposte a tutti, รจ percepito da molti come inutilmente faticoso. Porsi domande รจ diventato difficile, tanto siamo irretiti da una (tecno)societร dominata da รฉlite di specialisti che si sono eletti a sacerdoti e governanti dellโuniverso mondo, amministrando moltitudini di persone comuni, isolate, informate ma ignoranti, soprattutto indifese e impotenti, guidate da ciechi, complici della prigionia in cui sono state relegate dentro le caverne tecnologiche, felicemente e ludicamente da loro abitate.
Alle domande esistenziali, filosofiche, abbiamo sostituito le innumerevoli domande che rivolgiamo alle macchine, dando loro la possibilitร di comprendere sempre meglio come funzioniamo, pensiamo e agiamo, fornendo una fantastica occasione di guadagno ad aziende come Google, Baidu, ecc., che sulle โdomandeโ online hanno impostato il loro modello di business e di guadagno.
Interrogarsi, porsi delle domande, praticare il dubbio e la libertร di scelta, pensare criticamente e ridare un senso alle parole sono solo alcune delle pratiche umaniste che ho proposto nel mio ultimo libro: NOSTROVERSO - Pratiche umaniste per resistere al Metaverso (https://lnkd.in/dtHseXCe ).

