A questa rivoluzione, forse inevitabile così come lo è quella dell’intelligenza artificiale, bisogna però provare a dare una direzione. Diversa da quella utilitaristica e produttivistica che caratterizza le tecnologie correnti e le tecnocrazie che le possiedono e le governano.
La direzione deve puntare verso l’affermazione dell’umano sulla macchina con l’obiettivo primario di promuovere una migliore e diversa conoscenza delle nuove tecnologie, così come degli effetti che esse producono sulla vita delle persone che la usano, sulle loro menti e sui loro comportamenti.
Punto di partenza è la (tecno)consapevolezza che le tecnologie e i media digitali ad esse associati hanno trasformato per sempre e in profondità la produzione e la disseminazione della conoscenza, attività a cui possono oggi partecipare tutti, nei vari ruoli che hanno assunto all’interno della blogosfera, sulle piattaforme social e sul Web. Con queste tecnologie bisogna convivere, ne siamo ormai ibridati, anche cognitivamente, ma non è necessario diventarne succubi, servitori o complici come lo sono diventati molti di coloro che le usano facendosi usare e si adattano oggi in modo passivo alle narrazioni che le raccontano, ai comportamenti e alle mode prevalenti del momento.
La tecnologia e le sue tecnocrazie negli ultimi dieci anni hanno preso una direzione sulla quale tutti dovrebbero esercitare il dubbio, ponendosi delle domande per orientare meglio le proprie scelte e pratiche esperienziali con la tecnologia.
Per contrastare il potere che la tecnologia ha assunto, bisogna ritornare a sognare e praticare l’utopia, andando anche a ritrovare le radici ideologiche della controcultura, del cyberspazio e della cybercultura che hanno anticipato e poi dato origine alla prima Internet comunitaria, aperta, espansiva, democratica e libera.
🍋🍋 𝐏𝐑𝐄𝐒𝐄𝐍𝐙𝐀 𝐄 𝐃𝐈𝐒𝐓𝐀𝐍𝐙𝐀 𝐍𝐄𝐋 𝐍𝐎𝙎𝐓𝐑𝐎𝐕𝐄𝐑𝐒𝐎
Le radici servono per mantenere la barra della conoscenza umanistica bella dritta. Il problema non è il Metaverso come nuovo canale disponibile e con il quale ci si dovrà confrontare. La conoscenza umanistica prevede infatti la multi-canalità così come la multi-finalità e la multi-funzionalit. È generativa per definizione, punta all’abbondanza, alla copiosità (non alla copia o al copia e incolla) e alla generosità, all’integrazione e alla collaborazione tra ambiti specifici di conoscenza e di competenza.
Di fronte allo storytelling di moda che celebra la specializzazione, la conoscenza umanistica insiste sul ruolo dalla trasversalità, del pensiero transdisciplinare e del pensiero creativo. Che poi vuol dire un invito alla commistione tra pensiero scientifico e umanistico, al lavoro di squadra, alla cooperazione.
Un modo per contrastare il Metaverso è dare forma al NOSTROVERSO consolidando le sue prerogative e specificità umane. Il primo è una caverna platonica, un grande e videosorvegliato centro commerciale, è un acquario-mondo nel quale tutti sono trasformati in pesci, è una voliera trasparente ma dalle sbarre che impediscono ogni fuga. Il NOSTROVERSO al contrario è un grande monastero medievale, un falansterio, una rete (non una ragnatela), un formicaio, un “contenitore” che non può esistere al di fuori del tempo, dello spazio e della fisicalità del corpo umano, un corpo incarnato, sempre impegnato in pratiche esperienziali multidirezionali e innovative di ricerca e collaborazione.
Interrogarsi criticamente sulla tecnologia però non è più sufficiente. È necessario costruire nuove proposte per dare direzione diverse alla tecnologia o crearne una nuova, insieme a nuovi modelli/metodologie, sistemi di informazione democratica, ridefinizione di quelli esistenti attraverso pratiche capaci di individuarne il senso, di proporre nuove interpretazioni, di mantenere forti i collegamenti con la storia, la cultura e la soggettività, individuale e collettiva.
Agire in questo modo, dando forza nel farlo al NOSTROVERSO, significa pensare, aprire nuovi orizzonti, superare la passività che caratterizza l’interazione attuale con la tecnologia, abitare i tanti interstizi esistenti tra le parole alla ricerca della loro ricchezza polisemica, di senso e delle loro interconnessioni, costruire scenari futuri per una evoluzione tecnologica fondata su nuovi standard qualitativi di accesso, iterazione e collaborazione.
*NOSTROVERSO è un neologismo usato per la prima volta da Carlo Mazzucchelli e Nausica Manzi nel loro libro OLTREPASSARE – Intrecci di parole tra etica e tecnologia. Carlo Mazzucchelli ne ha poi fatto il tema centrale di un nuovo libro pubblicato nel 2023 da Delos Digital: NOSTROVERSO - Pratiche umaniste per resistere al Metaverso. Chi volesse usare il termine è pregato di citare il libro e il suo autore.
L'immagine della testata una mia fotografia scattata in una mostra della ceramista e artista Gaby Kretz in Alsazia