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Pratiche umane per il NOSTROVERSO!

Pratiche umane per il NOSTROVERSO!

17 Febbraio 2023 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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Mentre le intelligenze artificiali alla ChatGPT crescono, l’attenzione di molti è attratta dall’evoluzione in corso nel Metaverso. Una rivoluzione che non verrà trasmessa in televisione perché è già in atto da tempo e perché della televisione non ha alcun bisogno. Il Metaverso è un media che la oscura, la rende obsoleta, così come potrebbe rendere obsoleto Internet per com’è e per come viene utilizzato oggi dalla massa. È una rivoluzione che avrà successo solo se milioni di persone, le moltitudini per le quali sta lavorando Meta con Metaverse, decideranno di parteciparvi andando ad abitare le molteplici realtà virtuali che al Metaverso daranno corpo, geografia e territorialità.

A questa rivoluzione, forse inevitabile così come lo è quella dell’intelligenza artificiale, bisogna però provare a dare una direzione. Diversa da quella utilitaristica e produttivistica che caratterizza le tecnologie correnti e le tecnocrazie che le possiedono e le governano. 

La direzione deve puntare verso l’affermazione dell’umano sulla macchina con l’obiettivo primario di promuovere una migliore e diversa conoscenza delle nuove tecnologie, così come degli effetti che esse producono sulla vita delle persone che la usano, sulle loro menti e sui loro comportamenti. 

Punto di partenza è la (tecno)consapevolezza che le tecnologie e i media digitali ad esse associati hanno trasformato per sempre e in profondità la produzione e la disseminazione della conoscenza, attività a cui possono oggi partecipare tutti, nei vari ruoli che hanno assunto all’interno della blogosfera, sulle piattaforme social e sul Web. Con queste tecnologie bisogna convivere, ne siamo ormai ibridati, anche cognitivamente, ma non è necessario diventarne succubi, servitori o complici come lo sono diventati molti di coloro che le usano facendosi usare e si adattano oggi in modo passivo alle narrazioni che le raccontano, ai comportamenti e alle mode prevalenti del momento. 

La tecnologia e le sue tecnocrazie negli ultimi dieci anni hanno preso una direzione sulla quale tutti dovrebbero esercitare il dubbio, ponendosi delle domande per orientare meglio le proprie scelte e pratiche esperienziali con la tecnologia. 

Per contrastare il potere che la tecnologia ha assunto, bisogna ritornare a sognare e praticare l’utopia, andando anche a ritrovare le radici ideologiche della controcultura, del cyberspazio e della cybercultura che hanno anticipato e poi dato origine alla prima Internet comunitaria, aperta, espansiva, democratica e libera. 

Le radici servono per mantenere la barra della conoscenza umanistica bella dritta. Il problema non è il Metaverso come nuovo canale disponibile e con il quale ci si dovrà confrontare. La conoscenza umanistica prevede infatti la multi-canalità così come la multi-finalità e la multi-funzionalit. È generativa per definizione, punta all’abbondanza, alla copiosità (non alla copia o al copia e incolla) e alla generosità, all’integrazione e alla collaborazione tra ambiti specifici di conoscenza e di competenza. 

Di fronte allo storytelling di moda che celebra la specializzazione, la conoscenza umanistica insiste sul ruolo dalla trasversalità, del pensiero transdisciplinare e del pensiero creativo. Che poi vuol dire un invito alla commistione tra pensiero scientifico e umanistico, al lavoro di squadra, alla cooperazione. 

Un modo per contrastare il Metaverso è dare forma al NOSTROVERSO consolidando le sue prerogative e specificità umane. Il primo è una caverna platonica, un grande e videosorvegliato centro commerciale, è un acquario-mondo nel quale tutti sono trasformati in pesci, è una voliera trasparente ma dalle sbarre che impediscono ogni fuga. Il NOSTROVERSO al contrario è un grande monastero medievale, un falansterio, una rete (non una ragnatela), un formicaio, un “contenitore” che non può esistere al di fuori del tempo, dello spazio e della fisicalità del corpo umano, un corpo incarnato, sempre impegnato in pratiche esperienziali multidirezionali e innovative di ricerca e collaborazione. 

Interrogarsi criticamente sulla tecnologia però non è più sufficiente. È necessario costruire nuove proposte per dare direzione diverse alla tecnologia o crearne una nuova, insieme a nuovi modelli/metodologie, sistemi di informazione democratica, ridefinizione di quelli esistenti attraverso pratiche capaci di individuarne il senso, di proporre nuove interpretazioni, di mantenere forti i collegamenti con la storia, la cultura e la soggettività, individuale e collettiva. 

Agire in questo modo, dando forza nel farlo al NOSTROVERSO, significa pensare, aprire nuovi orizzonti, superare la passività che caratterizza l’interazione attuale con la tecnologia, abitare i tanti interstizi esistenti tra le parole alla ricerca della loro ricchezza polisemica, di senso e delle loro interconnessioni, costruire scenari futuri per una evoluzione tecnologica fondata su nuovi standard qualitativi di accesso, iterazione e collaborazione.

 

*NOSTROVERSO è un neologismo usato per la prima volta da Carlo Mazzucchelli e Nausica Manzi nel loro libro OLTREPASSARE – Intrecci di parole tra etica e tecnologiaCarlo Mazzucchelli ne ha poi fatto il tema centrale di un nuovo libro pubblicato nel 2023 da Delos Digital: NOSTROVERSO - Pratiche umaniste per resistere al Metaverso. Chi volesse usare il termine è pregato di citare il libro e il suo autore. 

L'immagine della testata una mia fotografia scattata in una mostra della ceramista e artista Gaby Kretz in Alsazia

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