[dà·to]
Il dato può rappresentarsi sotto diverse forme: testo (numeri e lettere), immagini, suoni.
L’elaborazione dei dati può portare alla conoscenza di un’informazione.
Nascono dall’osservazione di aspetti e fenomeni elementari e permettono di fare calcoli, risolvere problemi, caratterizzare un fenomeno o esprimere un’opinione.
Galileo è stato il padre della scienza moderna introducendo il suo “Metodo Sperimentale” basato sulla raccolta di dati, su ipotesi e teorie, analisi matematica.
Se parliamo di dato nelle origini della statistica nella concezione più moderna possiamo risalire a William Petty 1623-1687 con “l’aritmetica politica” o l’arte di ragionare mediante le cifre sulle cose che riguardano il governo.
Dal homo sapiens siamo arrivati nel tempo con la nascita degli Stati Europei, agli istituti “centrali” di statistica, che erano deputati alla raccolta, all’organizzazione dei dati sulla popolazione, sulle abitazioni, sull’economia e su altri aspetti della vita collettiva.
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Ecco che il dato era diventato nel tempo da elemento “personale, del singolo” a elemento di interesse collettivo, analizzato nei diversi ambiti.
L’informatica ha dato il via a elaborazioni elettroniche che hanno permesso di semplificare calcoli anche a distanza, ci hanno velocizzati, migliorati, ci hanno permesso di ridurre gli errori automatizzando i processi.
Si è passati quindi allo sviluppo di memorie di massa per salvare i dati in modo permanente, per arrivare ai giorni nostri alla memorizzazione attraverso il trasferimento con cavi radio, altri sistemi elettromagnetici o ottici fino ad arrivare a utilizzare servizi in Cloud a lunga distanza.
Il dato è sempre stato interessante per quello che riusciva a dare: analisi, miglioramento, controllo informazioni, ampliare le proprie conoscenze.
In questi ultimi anni lo è diventato ancora di più, da quando le aziende attraverso internet hanno iniziato a monetizzare e utilizzare i dati per scopi di marketing attraverso una maggiore targetizzazione.
Oggi il Web consente di acquisire informazioni di terzi con una certa facilità, attraverso strategie di marketing, acquisendo una grande mole di dati.
Il dato ora è merce di scambio per esempio ottengo un servizio, un e-book, un corso, un premio, scarico un app, un giochino online, una partecipazione a un evento, cedendo le proprie informazioni personali, attraverso la registrazione.
Effetto un pagamento elettronico ed ecco che magicamente si raccolgono dati sui consumi e sulle abitudini delle persone.
Attivo la geolocalizzazione ed ecco che si conosce la cronologia degli spostamenti e le preferenze locali.
Si è reso necessario intervenire a livello europeo attraverso il GDPR, il regolamento UE 679/2016 in materia di protezione dati, per garantire una maggiore tutela dei dati personali, dei dati biometrici, dei dati sensibili, per una maggiore custodia delle proprie informazioni sempre più sfruttate in rete dagli “squali”.
Il perdono e la sua menzogna
I dati sono diventati essenziali a tal punto da dare vita a una scienza: “la Scienza dei dati”, che si basa su tecniche da varie discipline: matematica, statistica, informatica, scienza dell’informazione, scienze sociali nei sottodomini: di base dati o business intelligence, intelligenza artificiale o apprendimento automatico considerando i BIG DATA (grandi quantità di dati).
Quale sia la professione più attraente per il XXI secolo?
Secondo Harvard Business Review è lo scienziato dei dati!
Cosa arriveremo a fare un domani?
Utilizzeremo i dati per migliorare la nostra vita e superare certi scogli oppure involveremo perdendo ciò che abbiamo di più caro: la nostra libertà di pensiero e di scelta, per sola fame di denaro?
Importante è che l’uomo non perda mai il controllo delle proprie azioni e sia sempre “padrone consapevole” delle proprie scelte e sia capace di gestirle fino in fondo.
Sappiamo che l’uomo è un essere complesso nella sua diversità e imperfezione, difficile che possa raggiungere l’eccellenza attraverso algoritmi intelligenti che possano svolgere autonomamente certe scelte.
La programmazione degli algoritmi è pur sempre il frutto di lavoro umano, un pensiero “limitato” a troppe poche persone che devono considerare culture, usi e costumi diversi, stereotipi, diversità razziali e di genere, sociali, economiche.
E’ necessario essere consapevoli che l’intelligenza artificiale per quanto “autonomamente intelligente” non è infallibile e spesso commette errori di interpretazione, elaborazione.
L’intelligenza artificiale è per me incompleta, senza il pensiero critico umano per OLTREPASSARE.
Serviranno maggiori regole per tutelare le persone. Non possiamo pensare di governare un mondo nuovo con le vecchie regole del passato che si basavano solo sulla carta.
I dati solo il nuovo petrolio, certo lo sappiamo in tanti, ma aggiungo “se usati con intelligenza, consapevolezza per migliorare e soprattutto etica”.
Autrice
Autrice
Mi chiamo Milena Martinato (https://www.consiglioweb.com) abito in provincia di Padova, mi occupo di consulenza aziendale, il mio focus è il “dato” dalla strategia, alla promozione, all’analisi, al controllo, alla gestione e alla protezione.
Il Web è essenziale nella strategia, mi occupo di Search Engine Marketing e posizionamento aziendale nazionale e internazionale.
Scrivo in ottica SEO per me e per quelle aziende che vogliono creare una buona reputazione nei motori di ricerca; tutto ciò può essere un’opportunità di crescita e di miglioramento per le aziende.
Sono una persona curiosa, vulcanica, attenta all’innovazione, credo nell’etica e nel valore delle persone.
Il digitale, la tecnologia, la robotica, devono aiutare le persone, non ostacolarle, né rovinarle.
Per questo è necessario essere curiosi e conoscere le tecnologie, per saperle governare, gestire e dominare al meglio per essere coscienti dei rischi che possono comportare e delle possibilità e libertà che possono offrire.