Per comprendere quanto il trauma in età evolutiva sia un fenomeno elusivo, riflettiamo sulle mascherine.
I bambini non mostrano spavento al loro uso, le vivono come un accessorio normale.
Un bambino di 2 anni le ha praticamente sempre viste.
Eppure sappiamo che privano di feedback relazionali significativi provenienti dal linguaggio corporeo riducendo l’espressività emozionale; per esempio nascondono il sorriso.
PROFUMI E BALOCCHI IN ZONA ROSSA
Il sorriso veicola alleanza e vicinanza emotiva, fa sentire accettati, contribuisce a strutturare un’immagine positiva di Sé riflessa dagli occhi altrui. Molti ricercatori, da Winnicot in poi, ne hanno sottolineato l’importanza.
Possiamo pensare che qualche mese di mascherina, soprattutto con adulti non familiari, non sia un gran guaio.
Se solo non piovesse sul bagnato. La pioggia di diffidenza e distanziamento alimentata dall’epidemia Covid, cade su un terreno di pervasiva diffidenza che caratterizza questo inizio di millennio.
Anche le mascherine, con la rarefazione del sorriso, sono un elemento di chiusura sociale che contribuisce alla denutrizione interattiva diffusa.
Fenomeno grave in età evolutiva.
Dobbiamo riflettervi, non per eliminarle (non si può ancora), ma per compensarne gli effetti; oggi e quando l’emergenza sarà finita.