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A CHE SERVE SCRIVERE?

A CHE SERVE SCRIVERE?

01 Ottobre 2024 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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E’ una domanda che rivolgo a tutti, ma in particolare a chi ancora ama leggere!

A CHE SERVE SCRIVERE?

La domanda mi è entrata penetrante e perturbante nella testa da quando con @francesco varanini ho iniziato a dare forma al progetto della STULTIFERA NAVIS (https://shorturl.at/eVtEX). Una iniziativa che vuole creare uno spazio collaborativo e di condivisione nel quale il modo più semplice di partecipare è LEGGENDO E SCRIVENDO. 

L’obiettivo sembra facile, in realtà è molto complicato. Non tanto per lo scrivere, scrivono, in molti, scrivono tutti, ma per la lettura. NESSUNO LEGGE PIU’ NIENTE, moltitudini sono ormai abituate a surfare, a farsi trascinare (dalle onde) dalla quantità di MiPiace, dagli occhielli e dai titoli di richiamo, dagli influencer e dalla voglia di diventarlo. 

Come umani siamo tutti vittime dell’abitudine, che un tempo si diffondeva in lentezza e che oggi lo fa come un lampo, sfruttando le interconnessioni che tutti ci legano. L’abitudine si è fatta molto conformista, omologata, mercificata. Nello spazio della lettura, ma anche della scrittura, ha trasformato tutto in mercato, in merce, non solo di prodotti e di merci nell’accezione tradizionale del termine, ma anche degli stessi autori. Autori sempre più impegnati ad autopromuoversi e a farsi pubblicità, come se bastasse questo per avere successo, per emergere e avere visibilità. La sventura, che è dietro l’angolo per molti, non dovrebbe meravigliare. Non tutti sono abili a sufficienza di riuscire a imporsi e a diventare padroni del proprio destino. In cambio per provarci finiscono per diventare vittime del cosiddetto libero mercato, che oggi trova espressione sulle “libere” piattaforme tecnologiche. 

A me piace scrivere, non potrei farne a meno. Non sono nato scrittore, forse neppure narratore, a scrivere si impara e non si è mai imparato a sufficienza, soprattutto se il talento e l’ingegno di cui forse si dispone non sono accompagnati dalla tecnica. 

In una realtà tecnologica nella quale vanno di moda i messaggini, il post brevi, le immagini, io continuo a preferire il testo lungo, come quello che ho scritto per raccontare il progetto della STULTIFERA NAVIS. Un testo usato per condividere e proporre riflessioni, per generare interesse attraverso l’esercizio di immaginazione e uso del linguaggio, sempre nella convinzione che questo interesse ci sia e che sia capace di indurre o trattenere alla lettura. 

Questa mia convinzione però è spesso negata dai fatti, e mi genera una “grande tristezza”, perché la sparizione della lettura, non dei miei testi ma in generale, è un grande problema, anche dal punto di vista darwiniano. Andando avanti di questo passo tra una o due generazioni nessuno leggerà più. Ma se non si leggerà più che fine farà la letteratura, la conoscenza, la poesia, il giornalismo, la saggistica, ecc. ecc.? 

E’ una domanda che rivolgo a tutti, ma in particolare a chi ancora ama leggere!

 

 

 

 

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