La realtà raccontata da film distopici e di fantascienza
Tutti i migliori film sono portatori di messaggi per l'epoca in cui trovano realizzazione. Non fa eccezione il nuovo Blade Runner. Un film spettacolare e narcotizzante, capace di riportare alla mente molte sequenze del Blade Runner primigenio, diventato film di culto solo dopo l'appariziaone tardiva della versione Final cut e da allora inserito nel pantheon dei film di fantascienza unitamente a Metropolis e Odissea 2001 nello spazio.
Collocato nel lontano 2049 il film si colloca molto vicino a noi per i numerosi riferimenti a situazioni e tendenze emergenti che stanno dando forma già oggi alle realtà future che verranno. Realtà molto tecnologiche che nel film non sono raccontate come propriamente positive e neppure utopiche, bensì alquanto distopiche e tali da insinuare una qualche forma di ansia e di stress. Come quella esistenziale manifestata da alcuni spettatori che hanno abbandonato insofferenti la sala prima che si compisse l'ora di proiezione e che si leggeva sugli sguardi di alcuni spettatori all'uscita dal cinema in cerca di sguardi capaci di confermare la loro delusione e il loro stato d'animo.
Blade Runner 20149 (30 anni dopo lo scenario del primo Blade Runner ambientato nel 2019) ha un carattere allucinogeno (la fotografia di Roger Deakins è veramente bella) che incanta e al tempo stesso disturba. L'atmosfera è quella costantemente piovigginosa e inquinata di Blade Runner. Sole e luna non esistono. Al posto della loro luminosità la poca luce distribuita è quella di avatar e ologrammi luminosi e delle pubblicità di Marche che sembrano eterne e richiamano il passato (Sony, Coca Cola, Pan Am, Atari, ecc.). La musica, con i suoi continui richiami alla colonna sonora di Vangelis non fa che riproporre le stesse sensazioni. A chi piace il genere il film nel suo insieme non garantisce alcuna forma di relax (gli altri si annoiano....). Non basta lasciarsi andare incantati ai paesaggi e alle scenografie futuristiche. Immergendosi nelle immagini e negli artifici tecnologici usati per dare forma a un mondo distopico, poco popolato, molto controllato e cattivo, non si può evitare di venire presi dall'ansia tipica degli incubi notturni.
La realtà distopica raccontata nel film è tale da tenere forse lontano molti spettatori dalla sua visione, così come spesso capita a tutti i film che si autocelebrano per le loro capacità di raccontare e mostrare quello che sicuramente andrà storto nel prossimo futuro. Realtà distopiche alle quali però non riusciamo a sottrarci (il successo di molti libri sul tema lo testimoninano) perchè interpretano e visualizzano le tante paure, ansie e paranoie che abitano le giornate e i sogni di tante persone stressate per la situazione di crisi e di precarietà che caratterizza le loro vite quotidiane.
Immergersi nei mondi cinematografici che prefigurano disastri prossimi venturi diventa allora una via di fuga, un modo per consolare sè stessi anticipando, fortunatamente solo sullo schermo di un cinematografo, scenari futuri e viverli come se fossero presenti. E' un modo per conoscere in anticipo ciò che sta arrivando, diluire le paure e le ansie nel tempo, per affrontarle meglio e prepararsi a quelle che arriveranno.
Il Blade Runner originale del 1982 (il testo Il cacciatore di androidi - Do Androids Dream of Electric Sheep? di Philip Dick è del 1968) non era diverso. Aveva proiettato un mondo distopico ma in una realtà economica ben diversa da quella attuale, segnata dalla Reganomics, dalla fiducia generalizzata nel potere del mercato e capace di portare fuori da ogni crisi. In quello scenario pieno di speranze e ottimismo il film suggeriva di non farsi tante illusioni e di prepararsi a scenari meno ottimisti perchè caratterizzati dai cambiamenti e disastri climatici, da inquinamento atmosferico crescente, dal potere diffuso delle multinazionali e dalla pervasività della tecnologie. Futuri che oggi sembrano diventati realtà con i vari tornado che flagellano gli stati del centro-america, con gli incendi che devastano la Napa Valley, con la carenza di acqua, con le lotte crescenti tra i vari potentati del mondo alla conquista della leadership ma soprattutto del dominio e del potere.
Le distopie del nuovo Balde Runner si collocano al contrario in una realtà di crisi nella quale le speranze sono ridotte e messe a dura prova da realtà già di per sè vissute come distopiche.
Una visione fantastica, allucinata e tecnologica del futuro
Nel mezzo di una crisi mai stata così lunga che dura dal 2008, dopo il diluvio di fuoco che abbattè le due torri di New York e nel mentre di un gioco alla guerra nucleare che vede confrontarsi due leader nazionali poco affidabili a suon di cinguettii e violenze verbali, Blade Runner 2049 propone una visione fantastica, tecnologica e virtuale del futuro che potrebbe arrivare, giocando sulle atmosfere dark della scenografia e con una trama che gioca sul superamento del genere umano da parte dei replicanti tecnologici.
Poco importa se la sceneggiatura presenta incongruenze e lacune lasciando irrisolti alcuni quesiti che emergono fin dall'inizio del film. Poco importa se non tutti i personaggi e protagonisti del film risultano credibili (assolutamente credibile lo è però il cane di Harrison Ford, Rick Deckard). Poco importa se la musica è ben lontana dalla colonna sonora di Vangelis del primo Blade Runner (non a caso ne riprende alcuni jingle e sonorità nei momenti chiave del film). Poco importa se manca al film la figura di un vero cattivo (Jared Leto è troppo bello e poco presente nel film per essere percepito come tale) capace di spiegare il perchè di tanto darsi da fare per eliminare il pericolo derivante da un replicante generato e non creato. E poco importa infine se al termine della proiezione si ha l'impressione di essere stati un pò buggerati con un film che è sicuramente molto ben fatto ma non può essere paragonato al capolavoro del film di cui è il sequel. Blade Runner era un film di fantascienza, Blade Runner 2049 non lo è perchè non presenta alcuna novità e non offre alcuna soluzione fantascientifica alle tante questioni che pone sull'identità, sulla coscienza e sulla maternità. Troppi anche i riferimenti a film già visti!
Il punto di forza del film
Ciò che attira e intriga di Blade Runner 2049 è la riflessione che suggerisce sulla realtà della realtà e sulla sua attuale de-umanizzazione, tecnologica e non solo. Con il paradosso che i replicanti del film sono ben diversi da quelli descritti nel libro di Dick. Se si escludono alcuni replicanti cattivi di cui peraltro si capisce poco quali intenzioni abbiano e perchè facciano quello che fanno, gli altri replicanti sembrano impegnati in una battaglia umanitaria per portare la specie umana verso una nuova fase evolutiva.
🙈🙈🙊 Collasso
I replicanti di Dick erano macchine artificiali, senza cuore, entità non-umane, molto narcise e per nulla attente alle persone umane. Con l'eccezione di Rachel, protagonista anhce nel nuovo film nel ruolo della replicante madre generatrice di una nuova umanità. In Blade Runner i replicanti vengono mostrati anche come entità capaci anche di sentimenti e dotati di un cuore, in qualche modo più umani degli umani. In Blade Runner 2049 non si percepisce più alcuna differenza tra esseri umani e replicanti perchè la realtà non è ciò che appare visto che anche i ricordi possono essere impiantati e resi reali.
Blade Runner 2049 si pone all'interno della riflessione che nasce dall'evoluzione della tecnologia e dell'intelligenza artificiale. L'una e l'altra non sono presentate come potenziali nemici dell'umanità e generatrici di realtà distopiche ma come una frontiera che seprara fasi diverse dell'evoluzioone umana e una destinazione condivisa tra cyborg e umani.
Transumanesimo e coesistenza di specie diverse
La frontiera è quella del transumanesimo e della coesistenza di specie diverse, di entità diverse, alcune più cyborg e artificiali di altre, ma tutte con simili capacità e anche sensibilità.
Uno scenario che può spaventare coloro che oggi si oppongono o temono qualsiasi forma di multiculturalismo e mescolamento razziale anche se lo stanno inconsapevolmente preparando con la loro sudditanza, complicità e scarsa comprensione della realtà profonda della rivoluzione tecnologica in atto.
Completamente catturati dal display del loro smartphone e impegnati in conversazioni senza senso dentro i social network che frequentano hanno dedicano poco tempo a comprendere l'evoluzione delle macchine nella forma di robot, cyborg, mutanti, simbionti. Una generazione di replicanti che avanza, dotata di intelligenza artificiale e capacità di apprendere che metterà a rischio milioni di posti di lavoro, non solo manuali ma anche cognitivi e che si appresta a dare forma alla singolarità prossima ventura.
Assenza di riflessione politica
Gli stessi utilizzatori del mezzo tecnologico più avanzato attuale, lo smartphone, sembrano non preoccuparsi del nuovo potere delle macchine che avanza. Non più un potere politico e di istituzioni democraticamente elette ma di grandi corporazioni e multinazionali, interessate solamente ai loro obiettivi di guadagno e a rafforzare la loro presa di potere sul mondo.
Il ruolo delle multinazionali era ben chiaro nel primo Blade Runner, lo è meno nella versione 2049. Forse perchè nel 2049 reale questo potere sarà diffuso e globale, ancorchè sfumato, invisibile e irraggiungibile alle masse di diseredati e precai che abiteranno quella società. Nel primo Blade Runner si percepiva la possibilità di scappare al dominio terrestre delle multinazionali per trasferirsi nei liberi spazi intergalattici e per i replicanti di cercare la libertà ritornando sulla Terra. In Blade Runner 2049 lo spazio ipergalattico è sparito, tutto avviene all'interno di una realtà distopica, desertificata e con pochi esseri umani in circolazione (probabilmente tutti chiusi dentro angar dedicati alla produzione), dominata da un potere evanescente e cieco ma accettato come uno status quo.
Assente è ogni ispirazione alla resistenza e alla lotta, quella ben rappresentata dai replicanti Nexus 6 della Tyrrel Corporation, capitanati da Roy Batty - Rutger Hauer, che decidono di ribellarsi e di tornare sulla Terra. La resistenza e la lotta invece si volge sul piano individuale e sociale. Forse non a caso, considerando che già oggi due miliardi di persone sono ogni giorno impegnate a far coesistere le loro entità digitali, nella forma di profili dei social network, con sè stessi, dotati di corpo e inseriti in realtà fattuali. La paura non è tanto politica quanto personale, legata alla propria consapevolezza di sè e alla percepita difficoltà nel riuscire a distinguere in modo chiaro cosa sia vero e cosa sia virtuale nell'esistenza molto digitale di oggi.
Le città metropolitane distopiche in gestazione
Blade Runner 2049, con le sue ambientazioni metropolitane post-industriali e da incubo, rappresenta l'evoluzione futura di città sempre più affollate, piene di gente ma scarse di interazioni sociali e conversazioni, distese uniformi di favelas da cui è meglio stare alla larga sorvolandole con macchine volanti per andare a rinchiudersi in spazi angusti nei quali conversare con ologrammi digitali (la fidanzata virtuale del protagonista è Joi, interpretato da Ana de Armas, e richiama il film Her, nè è una coerente evoluzione) con i quali vincere isolamento e solitudine. Anche accondiscendendo ai desideri e al bisogno di amore dell'ologramma. Scenari distopici fatti di solitudini che interessano sia esseri umani sia replicanti e avatar digitali.
L'elemento forse più interessante del nuovo Blade Runner è la coesistenza indistinguibile di esseri umani e replicanti, entrambi percepiti come reali nel loro essere mutanti verso una nuova fase evolutiva della specie umana nella quale non sarà più necessario alcun tipo di test per verificare chi è ancora un essere umano e chi lo è diventato nella forma di replicante o per essere stato generato da un replicante diventato umano.
A cosa servono i muri?
La coesistenza di umani e replicanti sembra essere la risposta alle molte paure che oggi stanno portando all'erezione di muri in molte parti del mondo. Ma mentre nella realtà i muri sono desiderati per tenere fuori i migranti (novelli mutanti della realtà), quelli che si percepiscono in Blade Runner 2049 e che dovrebbero fare più paura descrivono la separazione tra chi detiene la ricchezza e il potere e chi non ha nè l'una nè l'altro. Sono muri controllati da mezzi tecnologici evoluti di sorveglianza e controllo e da forze di polizia capaci di localizzare chiunque per renderlo innocuo e inoffensivo. Una realtà che molti possono già percepire oggi, soprattutto osservando quanto sta avvenendo in paesi come la Turchia o i paesi arabi ma anche gli Stati Uniti.
I replicanti di Blade Runner erano praticamente degli schiavi, quelli di Blade Runner 2049 sono la forza lavoro che rende possibile la grande ricchezza di pochi e la diffusa diseguaglianza dei più. La scena del film che illustra alla perfezione questa visione è quella dei ragazzini che popolano un silos nel quale sono imprigionati e impegnati a disassemblare schede e circuiti elettronici. Una visione non lontana da quella attuale, dominata dal precariato, dalla sparizione dei diritti e dalla riduzione di un numero crescente di persone (esseri umani e non replicanti) in povertà e schiavitù. Alla precarietà e alla schiavitù (la scena dei bambini nel film potrebbe essere facilmente sostituita con scene tratte dagli impianti di produzione delle tante Foxconn esistenti oggi) dei lavoratori si affianca quella delle donne, presenti in tutto il film in forma di prostitute, ologrammi giganteschi e nudi e lavoratrici del sesso alla ricerca di sopravvivenza. Una realtà anche questa facilmente esperibile, in ogni città metropolitana o strada di campagna ad alta percorrenza con le loro prostitute dei paesi dell'est o nigeriane.
Ciò che conta è essere umani
A differenza di altri film di fantascienza recenti, nei quali gli eroi protagonisti sono impegnati nella lotta per riconquistare diritti e a liberarsi da vari tipi di schiavitù, il protagonista di Blade Runner 2049 sembra più interessato a stabilire cosa serve all'umanità per potersi definire ancora umana, pur in un mondo nel quale sembra essere scomparsa ogni distinzione tra esseri umani e replicanti.
Il fatto che anche K-Gosling sia un replicante, speciale ma pur sempre replicante e marchiato con un numero di serie, rende la lotta per i valori umani e a ciò che rende realmente umani ancor più significativo. Il film non propone alcuna risposta definitiva. Non poteva neppure darla visto l'interesse della produzione a continuare la saga dei Blade Runner e dei suoi replicanti con un nuovo film da mettere in programmazione. La risposta emerge in chi guarda, richiama molti temi tipici dei social network come le connessioni e i legami, l'empatia, l'amicizia e l'amore, la capacità di opporre resistenza e di combattere per difendere questi valori. Peccato che questo avvenga nel film e nei social network ma molto poco nella realtà!
Una visione non basta
Un film come Blade Runner 2049 non può essere visto una sola volta.
La prima visione è sicuramente dominata dalla componente visuale. Il film attura gli occhi con le sue scenografie e fotografie impedendo di cogliere alcuni elementi fondamentali della storia raccontata. Ad esempio la tristezza e la melanconia che dominano l'intera storia e caratterizza tutti i protagonisti del film. E' come se i protagonisti, esseri umani e replicanti insieme, sentissero dentro di sè la stanchezza del vivere e l'impossibilità di avere la vita che desiderano e ritengono di meritarsi. La nostalgia è anche quella degli autori della sceneggiatura che non riescono a staccarsi completamente dalle distopie prefigurate nel Blade Runner legacy.
* Alcuni spunti per questo articolo sono stati ispirati da un testo pubblicato sul quotidiano The Guardian