Nel suo ultimo libro L'inevitabile, da poco in libreria, Kevin Kelly propone una guida alle 12 forze tecnologiche che cambieranno inevitabilmente la vita delle persone nei prossimi 30 anni. L'inevitabilità deriva da tendenze già in atto che possono essere usate come una grande mappa per comprendere meglio ciò che stasuccedendo in ambiti come l'intelligenza artificiale, l'economia on-demand, la Realtà Virtuale, ecc. L'inevitabilità è legata alla volontà di potenza e alla forza di accelerazione della tecnologia che si è manifestatano nella forma di: flowing, screening, accessing, filtering, remixing, tracking, questioning. Tendenze che tutte insieme stanno cambiando il mondo, il modo di lavorare, di apprendere e di comunicare.
Nella visione tecno-ottimistica di Kevin Kelly comprendere e abbracciare le nuove tendenze tecnologiche significa predisporsi a cavalcare più facilmente lo tsunami di cambiamenti in arrivo e a interagire con la tecnologia in modo da trarne il massimo dei vantaggi e dei benefici.
Nella realtà l'inevitabilità di Kelly si scontra però con fatti che sembrano limitare l'ottimismo e soprattutto ridimensionare il carattere di inevitabilità oggi da molti associato alle nuove tecnologie dell'informazione e ai suoi prodotti. L'inevitabilità è un concetto perfetto per una narrazione tutta tecno-ottimista e molto guidata dai produttori tecnologici nella loro battaglia per la digitalizzazione del mondo intero. La realtà fattuale però è testarda e da sempre impegnata a dimostrare come di inevitabile ci sia poco, o quantomeno poco che sia facilmente prevedibile.
☄☄ Previsioni 2021, come se prevedere fosse necessario ☔☔
Chi guarda ai fatti ad esempio può riflettere sulle narrazioni che hanno trasformato l'iPad in un fenomeno consumistico e mediatico. La narrazione costruita intorno all'iPad parlava di un'era Post-PC in arrivo e del tablet come strumento di personal computing pervasivo. A distanza di pochi anni, le vendite di tablet sono in costante declino, quelle di PC si sono mantenute essenzialmente stabili e lo strumento di elezione per il personal computing è diventato lo smartphone. Un altro esempio è l'anticipata morte del libro cartaceo per colpa dell'affermazione del libro digitale. L'e-book in molte realtà nazionali non ha sfondato e in altre, come gli Stati Uniti, è in netto declino (-17% nel 2016) mentre risalgono le vendite di libri cartacei. Una situazione simile riguarda la diffusione data come inevitabile del cloud computing. Oggi l'attenzione torna a focalizzarsi sui dispositivi dell'utente mettendo a disposizione i dati là dove vengono usai (The Edge).
Questi fatti possono essere letti in modi diversi ma in ogni caso indicano che nessuna previsione tecnologica è definitiva e neppure inevitabile. Il futuro continua a rimanere imprevedibile e anche se sembra facile prevedere futuri scenari di mobilità caratterizzati dalla prevalenza di automobili senza autista, le forme nelle quali questi futuri si realizzeranno non sono noti a nessuno. Semmai possono essere preparati o semplicemente inventati, sperando che poi si avverino. La riflessione vale anche per i media sociali e le applicazioni di social networking. Nessuno può oggi negare l'impatto sociale di queste tecnologie sulle persone ma se si vuole andare un pò in profondità è facile anche scoprire che i modelli su cui sono costruiti stanno già evidenziando le potenziali crisi in arrivo. Sono tecnologie che continueranno a coinvolgere milioni di persone ma la sui rilevanza nella loro vita potrebbe variare imprevedibilmente nel prossimo futuro.
Benchè sia impossibile anticipare il futuro, è possibile costruire narrazioni che possano servire, in futuro, a mostrare la validità delle previsioni in esse contenute. E' quello che fanno oggi molti protagonisti della scena tecnologica e i loro numerosi evangelisti. Nessuno suggerisce a questi ultimi di non fare e di non raccontare previsioni ma di farlo non escludendo, a priori o perchè influenzati dai produttori, scenari alternativi possibili. Eliminarli non è utile perchè potrebbe impedire di anticipare futuri migliori grazie a soluzioni più innovative e avanzate di quelle che, per motivi marketing e commerciali, vengono oggi associate al futuro e raccontate come inevitabili.
Al giorno d'oggi la parola innovazione è continuamente abusata. Innovare non è facile e non è neppure una pratica diffusa. Non lo è perchè l'innovazione richiede molto lavoro, tante risorse e soprattutto la capacità di fare delle scelte, anche tra futuri possibili. Le scelte e le strategia ad esse associate poi non dovrebbero esere decise solo sulla base di forze come quelle che Kevin Kelly ritiene inevitabili ma soprattutto sulla base degli effetti e dell'impatto che le innovazioni e le forze a loro sottese potrebbero avere sull'individuo, sia personalmente sia socialmente.