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Il dominio della tecnologia e Flatlandia

Il dominio della tecnologia e Flatlandia

13 Febbraio 2018 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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La tecnologia non sta solo continuamente cambiando e innovando sé stessa ma producendo cambiamenti profondi, culturali, cognitivi, sociali, economici e sulle persone. Tutto grazie alla sua pervasività e connettività.

La pervasività della tecnologia è testimoniata oggi da miliardi di persone che si connettono a Internet e interagiscono attraverso dispositivi mobili ma anche dalle numerose Reti degli Oggetti che si vanno popolando e consolidando ogni giorno di più. La connettività digitale ha cambiato la geografia del mondo, il modo di comunicare e relazionarsi ma anche di fare acquisti, di informare e di fare politica.

Testimoni di una rivoluzione tecnologica che non sembra perdere la sua forza dirompente (disruptive), gli esseri umani stanno via via cedendo il controllo a piattaforme, sistemi, tecnologie software e intelligenze artificiali in ambiti importanti delle loro vite come quelli relazionali ed emozionali, informativi ma anche politici e culturali.

La tecnologia incanta e attrae per la sua spinta innovativa ma soprattutto per avere reso piatto (flat) e piccolo un mondo abitato da quasi sette miliardi di umani che oggi possono comunicare tra di loro in tempo reale, condividere pensieri, opere dell'intelletto, prodotti e modelli di business. Il mondo piatto digitale non è Flatlandia ("Abbi pazienza, ché il mondo è vasto e largo" - Edwin A. Abbott) e chi lo abita non sono semplici quadrati. Tutti però devono fare i conti con le molteplici dimensioni della Rete delle Reti e con il caos comunicazionale che le caratterizza. Devono anche misurarsi con la perdita della privacy e della riservatezza dei loro dati, con la personalizzazione determinata dalla continua profilazione effettuata dalle piattaforme tecnologiche e da chi le possiede, con la sicurezza e la cybercriminalità, con le promesse di guadagni rapidi e le bolle delle criptovalute, e infine con le innumerevoli bufale, false notizie e dati spazzatura (Data Trash) che riempiono il mondo digitale e online.

La tecnologia ha arricchito e semplificato la vita di tutti ma ne sta determinando anche le caratteristiche e plasmando il mondo a sua immagine e somiglianza. Nel farlo sta ridefinendo le relazioni di potere creando una realtà ad alto rischio potenziale. In particolare per l'uso che viene fatto dei dati privati e delle informazioni personali.

Le informazioni personali a rischio non sono quelle derivabili da semplici dati anagrafici o dalle credenziali con cui ci si connette online ma quelle comportamentali e legate alle esperienze. Queste informazioni creano un profilo diverso da quello digitale con cui crediamo di stare su Facebook. Twitter o Instagram. E' un profilo arricchito da mille dettagli raccolti attraverso la miriade di tracce che disseminiamo online. Questo profilo risiede su piattaforme virtuali di cui non abbiamo alcuna contezza,  conserva la memoria imperitura delle nostre scorribande e abitudini digitali, delle nostre interazioni, relazioni e azioni online e offline (tramite sensori, GPS, videocamere, reti delle cose e oggetti intelligenti, ecc.).

Queste informazioni, per il modo con cui vengono captate e  catalogate, diventano oggetto di studio e di analisi, sono misurate, valutate, parametrizzate, contestualizzate e usate per un'attività nota come profilazione (profiling). Un'attività finalizzata a scopi marketing e commerciali che sta cambiando anche l'economia, il mercato, i modelli di business e la competizione. Per farsi un'idea è sufficiente pensare a Uber, Lifty, AirBnb e ad altre piattaforme simili.

Se questa è la realtà, i suoi abitanti si trovano a muoversi su un piano diverso rispetto a quello a cui erano abituati e a fare i conti con nuove dimensioni e universi abitati. In questa realtà piatta non tutti sono uguali, e pochi hanno la possibilità di elevarsi socialmente ed economicamente.  Chi ha la proprietà delle piattaforme tecnologiche ha stabilito gerarchie e privilegi, determina le dimensioni, le caratteristiche degli spazi digitali sociali e le regole che li fanno funzionare.

Resistere alla realtà tecnologica e alle sue dimensioni non è la scelta migliore. Si rischia di venire imprigionati per eresia e pazzia, come capita al povero quadrato protagonista di Flatlandia, arrestato per le sue convinzioni sull'esistenza di mondi diversi, con dimensioni altre da quelle piatte digitali, e per avere rifiutato di accettare l'ideologia imposta alle masse.

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A differenza del protagonista di Flatlandia quello del mondo digitale non deve sforzarsi di immaginare mondi con dimensioni multiple e superiori a tre. Può al contrario  recuperare le dimensioni perdute e, con la mente, il cuore e i sentimenti, riguadagnare la posizione eretta, tridimensionale e solida che gli compete come essere umano, rinunciando a quella piatta e bidimensionale (con l'eccezione di Secondlife) del mondo online nel quale ci si muove come delle ombre.

Il primo passo da compiere è quello della conoscenza e della consapevolezza. Poi si tratta di cambiare abitudini e rituali, mettendo in disparte quelli digitali, dettati dagli algoritmi e dal software delle piattaforme tecnologiche e rinunciando alla servitù complice e volontaria a cui si soggiace in cambio del piacere della ripetizione tipico dei mondi digitali (Like, stelline e cuoricini vari...). Recuperato il controllo poi diventa possibile ricominciare a immaginare nuovi universi a tre, quattro, cinque, sei, dimensioni!

 

 

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