Lontanissimi sono i tempi nei quali le notizie e le informazioni viaggiavano lentamente e solo attraverso alcuni canali come quelli radiofonici e televisivi. I Baby Boomers se li ricordano, le nuove generazioni di Nativi Digitali e Millennials non sanno neppure di cosa si stia parlando.
Le numerose rivoluzioni delle tecnologie dell’informazione hanno mutato scenari, orizzonti e bisogni. Così si è passati dal rimanere appiccicati alla radiolina per ascoltare le canzoni dei Beatles o dei Rolling Stones al non sapersi distaccare dal proprio Galaxy o iPhone che trasmette in streaming con applicazioni come Spotify.
Chi ascoltava la radio era comunque una minoranza, oggi a possedere un telefono cellulare o uno smartphone è la stragrande maggioranza. Una massa di persone che, secondo molte indagini e studi di mercato, sono diventati sempre più dipendenti dal loro dispositivo tecnologico e in qualche modo anche dei maniaci dell’informazione.
TUTTI DISINFORMATI E CONTENTI 🍒🍒
Le persone istruite, gli snob e gli intellettuali potrebbero discettare sul decadimento del significato che viene dato al termine informazione e sulla scarsa qualità e verificabilità delle informazioni disponibili o consumate. Il fatto è che chi è dotato di uno smartphone sembra essere assetato di informazione e alla ricerca costante di novità per essere aggiornato in tempo reale su cosa avviene nel mondo così come nei contesti sociali frequentati. Si consumano notizie, si verifica in continuazione di essere ancora connessi, si consultano media sociali e posta elettronica, si cinguetta e si naviga con motori di ricerca e facendosi guidare da link intelligenti e da racconti e narrazioni furbe. E non se ne può fare a meno, non si riesce a smettere di farlo!
Mentre pochi hanno imparato l’arte della lentezza, dello slow food, del rilassamento mentale e vi hanno unito anche quella della disconnessione e assenza tecnologica, i più sembrano contenti di poter accedere, in ogni momento e ovunque essi si trovino, al loro smartphone per controllare se alla Levato hanno riassegnato il neonato o per interrogare la rete sul perché, dopo un mese di martellamento mediatico e televisivo, all’improvviso la coppia dell’acido muriatico sia sparita dalle notizie di prima pagina.
Alcune indagini hanno quantificato numericamente i ‘più’ e indicato le tendenze che qualificano gli stili di vita attuali e in particolare quelli dei Nativi Digitali. Secondo Statista il 65% delle persone in possesso di un telefono cellulare lo usano in continuazione con intervalli di pochi minuti, il 41% lo fa almeno due volte all’ora. Le percentuali sono molto più alte per le persone tra i 18 e i 25 anni ma anche le persone anziane mostrano un crescente attaccamento al loro dispositivo per notizie, informazioni e email che usano come canale per tenersi informati e interconnessi con figli e nipoti. Tra gli adulti è alta la frequenza di accesso alla casella di posta elettronica. Ciò che i manager d’azienda avevano imparato molti anni fa con il loro BlackBerry oggi è diventata pratica diffusa e comune (peccato che a usare il BlackBerry sia ormai una minoranza).
L’uso costante del dispositivo mobile ha trasformato molti utilizzatori in maniaci dell’informazione e, in alcuni casi, in malati di nomofobia (la paura generata dal non poter disporre del proprio dispositivo mobile) che soffrono psicologicamente e fisiologicamente per non avere accesso alle informazioni e alla Rete, per non essere in grado di comunicare e rimanere in contatto con amici e conoscenti.
La diffusione della nomofobia, testimoniata da numerosi studi e ricerche, così come le pratiche quotidiane di accesso all’informazione digitale indicano quanto le preoccupazioni del surplus informativo interessino una minoranza di persone. Forse le stesse che alimentano il loro surplus e ne generano anche uno cognitivo perché affamate di approfondimenti e talk show, di informazioni su carta stampata e media digitali e che poi si sentono incapaci a gestire la mole di informazioni digerite e in difficoltà a trarre da esse utili conoscenze.
Senza lo smartphone l’informazione non esiste e poco importa se il sovraccarico informativo da esso generato finisce per determinare problemi di tipo psicologico e fisiologico con conseguenze negative sulla vita cognitiva, in termini di difficoltà di concentrazione e di riduzione del capitale sociale individuale (relazioni con persone reali di cui ci si fida e sulle quali si può contare).
Ad alimentare il sovraccarico e la dipendenza dei consumatori ci pensano produttori di APP e gestori di media sociali ma anche grandi Marche produttrici di dispositivi hardware che hanno trasformato lo smartphone nel centro gravitazionale delle nostre vite digitali e dei suoi numerosi stili di vita. La simbiosi di smartphone e informazione fa impallidire quella che ha legato le precedenti generazioni alla televisione ma produce effetti simili nello spodestare le attività sociali delle persone a favore di quelle solitarie e individualistiche. E’ una simbiosi diversa e per molti più positiva perché, mentre il televisore prevede uno spettatore passivo, lo smartphone favorisce lo scambio e l’interazione sociale. Si consuma informazione ma si producono anche nuovi contenuti, racconti, narrazioni e tanta informazione.
Il problema e l’oggetto di una possibile riflessione rimane quanto sia diffusa la capacità di bilanciare consumo (passivo) e produzione (attiva) e quanto sia efficace in termini di risultati ottenuti la condivisione. La capacità di connettersi gli uni agli altri e l’accesso costante alla informazione sta trasformando le vite di tutti dando forma anche a nuovi significati dei media, dell’informazione e di parole come partecipazione, condivisione, socialità, surplus informativo e surplus cognitivo.
...e quanto è stato fin qui scritto, riletto, modificato e pubblicato è stato fatto grazie ad un iPhone e con il supporto di un Galaxy......e terminato con un iPad!!!!!