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⛵⛵L’EPOCA DELLA TRISTEZZA

⛵⛵L’EPOCA DELLA TRISTEZZA

06 Novembre 2024 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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Come era prevedibile la rete si va popolando di commenti. messaggi e post sulle elezioni americane.

Molti, forse troppi, si affrettano a sottolineare che lo avevano previsto, pochi si soffermano a riflettere sugli effetti. Uno di questi, che interesserà molte persone, è la tristezza. 

Viviamo già da tempo una realtà fatta di passioni tristi, di tanta insicurezza e incertezza che si trasformano in tristezza. Una tristezza per molti insopportabile che si trasforma in sofferenza, in malessere psichico, in angoscia e incapacità di ritrovare (la luce) la speranza. 

Di passioni triste parlava Spinoza e ne ha parlato con un bellissimo libro il filosofo Miguel Benasayag. Bellissimo perché pieno di spunti interessanti su come fare ad evitare pessimismo e facili ottimismi per impegnarsi a ricercare ciò che serve per resistere (diverso dalla resilienza), in un mondo sempre più percepito come abitato da bruti, al fatalismo e all’impotenza. 

La tristezza di molti nasce dal non riconoscersi più nelle cose del mondo, dalla mancanza di senso e dal vuoto che si è impossessato di loro. In un’epoca ipertecnologica, che ci racconta viaggi su Marte e macchine con intelligenze artificiali capaci di trasformarci in cyborg postumani, la percezione è di stare precipitando in un baratro da cui pochi si salveranno.

Mentre si celebra l’era prometeica per eccellenza, che rafforza l’idea dell’onnipotenza umana, molti sentono di vivere un’era oscura, l’era dell’impotenza (Benasayag) e per questo stanno perdendo con disagio e paranoica angoscia ogni speranza nel futuro. Altro che felicità da perseguire ad ogni costo. E l’infelicità che fa oggi da habitat della vita di molti, dentro vite caratterizzate dall’incertezza, dalla precarietà, dalla povertà, dalle disuguaglianze, dalla perdita di legami relazionali, dall’autismo da social, dall’estraniazione e dalla virtualizzazione delle loro vite. 

Le passioni tristi, la tristezza, incidono nell’esistenza di molti, bloccano ogni spinta al cambiamento, creano disorientamento, rendono illusorie tante promesse, alimentano minacce e crisi profonde, impediscono di pensare, di riflettere e programmare. 

Di fronte agli eventi e alle emergenze che si susseguono, molti coltivano la voglia di scappare, di rintanarsi, di rimuovere, come se quello che vivono non sia colpa o responsabilità loro. Come spiegano gli psicanalisti però il rimosso ritorna sempre e non fa che aumentare tristezza e diffondere passioni tristi. 

Bisognerebbe tornare a costruire ideali e mondi futuri, nuove utopie, lasciare spazio ai desideri e alla voglia (diversa dalle voglie) di vivere, di esistere, di esserci. 

Come dimostrato anche dalle elezioni americane del 5 di novembre, viviamo tempi nei quali, nell’impossibilità di soddisfare bisogni e desideri, si finisce per accontentarsi di quello che offre il convento, di quello che si trova. Ma accontentarsi, senza agire, con conoscenza, consapevolezza e responsabilità non serve per allontanare tristezza e passioni tristi. 

Che fare allora?

 

Bibliografia

  • M. BENASAYAG – G. SCHMIT, L’epoca delle passioni tristi, Feltrinelli, 2004, pp. 129
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