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La gentilezza delle sardine

La gentilezza delle sardine

21 Novembre 2019 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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Fermare l’odio dovrebbe essere oggi l’obiettivo di ogni cittadino italiano. Farlo è diventato complicato perché viviamo immersi nel buio e nell’ignoranza, nella disinformazione e nella misinformazione. Qualcuno è riuscito a incatenarci in una moderna caverna di Platone nella quale è diventato difficile comprendere la falsa realtà proiettata sulla parete di fondo e resistere alla seduzione da essa esercitata. Ne deriva una coscienza obnubilata che fa fatica a essere risvegliata.

Ma poi dal nulla e senza che nessuno lo avesse previsto, molte coscienze individuali cominciano a risvegliarsi, si fanno massa e potere (Canetti) e come tali aprono il futuro a nuove possibilità. Il tutto sta avvenendo con una caratteristica fondamentale: la gentilezza. L’antidoto perfetto per combattere l’odio, la volgarità, il rancore così come la non conoscenza, l’ignoranza e la stupidità dilaganti.

Lo spunto per questo articolo sta in una breve risposta data da Mattia Santori, uno degli iniziatori del movimento delle sardine, al direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti: “Salvini non è il male assoluto, è un uomo fragile…”.

La motivazione a scriverlo sta nell’avere scoperto per caso che il mio account Facebook era stato iscritto, a mia insaputa, dentro il gruppo Salvini premier. Una scoperta vissuta come una idiota furbata, una violenza, una violazione della privacy e della libertà di scelta, un esempio di come si possa usare la tecnologia e i suoi algoritmi per mistificare la realtà e inventare storie piene di falsità. 

…accumulando idiozie scellerate, e un’esperienza che serve a poco, una generazione qualsiasi può bloccare la storia, tanto che, a un certo punto, nessuno sa più come uscirne: solo qualche bimbo dispettoso è in grado di sbloccare la situazione, prendendo le cose per un altro verso.” -  Michel Serres, Morale per disobbedienti 

I tempi sono quelli che sono

I tempi che viviamo sono tempi di crisi, dominati dall’odio e dal rancore, ma soprattutto dalla manipolazione mediatica insistente, costruita sulla disinformazione continua che si avvantaggia della misinformazione diffusa, ossia della diffusione involontaria di false notizie o per mancanza di responsabilità. Lo strumento della disinformazione è tecnologico ma il suo successo nasce da pregiudizi cognitivi e dal clima generale di sfiducia che caratterizza la vita individuale di tutti.

Arginare le false notizie, i messaggi di odio  e il bullismo politico, dilaganti in Rete e sui social network, è diventato quasi impossibile.

Si può tentare di farlo alzando la voce ma così facendo non si fa altro che allargare la visibilità di chi la voce l’ha alzata per primo. Si può provare a fare contro-informazione, a cercare di collegare conoscenza con informazione, a costruire narrazioni alternative, elaborare pensiero critico e riflessioni approfondite, ma se poi a vincere sono gli algoritmi dei MiPiace, gli interessi che li guidano e la quantità di investimenti fatti per trarre vantaggio da essi, anche questo approccio potrebbe non funzionare. Si può esprimere la propria indignazione e coalizzare persone, eventi e iniziative a partire da essa, ma come ha scritto Michel Benasayag l'indignazione e la denuncia sono destinate al fallimento: "Smettere di indignarsi e lavorare sui vettori concreti e reali della situazione, è questa la nostra urgenza".

Esattamente quello che il nuovo movimento sembra voler fare!

Si può sempre disobbedire, stare fuori dal coro, non adeguarsi al conformismo di massa prevalente, continuare a esercitare il proprio pensiero critico e la propria libertà di scelta. Nel farlo si può riscoprire l’impegno, tanto più importante quanto più domina incontrastato il niente che avanza e il disimpegno nichilista. L'impegno non deve essere necessariamente finalizzato a future rivoluzioni, basterebbe riuscire a mettersi in movimento immaginando un mondo diverso, non in modo astratto e generale ma concreto, pragmatico, libero dalla soggettività e disponibile ad abbandonare punti di vista consolidati e posizioni ideologiche o di partito. Più che il risultato finale di una possibile rivoluzione contano le fasi intermedie, il divenire che genera nuove possibilità e l'impegno realizzarle.

La riscoperta dell'impegno e la gentilezza

"Ma voi partiti di sinistra dove eravate? Perchè non avete organizzato alcuna manifestazione di piazza?"

In Italia hanno riscoperto l’impegno (“Per troppo tempo vi abbiamo lasciato fare.” – dal Manifesto delle Sardine), etico e morale prima ancora che politico, migliaia di persone normali, molte delle quali giovani Millennial e Generazione Zeta, che hanno dato vita alle piazze piene delle Sardine. E’ un impegno lontano da quello triste che ha caratterizzato tanta parte della militanza di sinistra. E’ un impegno allegro, che nasce dalla necessità di porsi delle domande “vincendo la passività e la sottomissione agli ideali dominanti” ( Miguel Benasayag), venato di ironia e umorismo, tratteggiato dall’agire collettivo, ma soprattutto caratterizzato da una virtù oggi rara, la gentilezza, nei modi, nel comunicare e parlare, nella relazione e persino nell’essere. 

E’ una gentilezza disarmante che disarma perché vera e non costruita ad arte per un selfie o per un talk show.  Non si nutre di narcisismo o ricerca di visibilità ma è fatta di stili comportamentali, di serenità e delicatezza, luminosità dei volti e loro pulizia, di educazione ed empatia relazionale.  Non si nutre neppure di slogan semplificati e cinguettanti, sembra non pescare in nessun archivio del passato ma lascia percepire l’emergere di valori sentiti, di nuovi pensieri, di sentimenti e pensieri forti in via di formazione. 

Il volto e i comportamenti della gentilezza 

A dare il volto e il segno della gentilezza è stato Mattia Santori (ne ha parlato anche la giornalista Myrta Merlino nel suo Blog su Huffingtonpost). Il giovane Mattia, coinvolto nei talk show che dominano il chiacchiericcio conformistico dominante, ha mostrato con la sua freschezza, leggerezza, naturalezza e disarmante trasparenza quanto siano vecchi, datati e sfasati dalla realtà i volti #sempreuguali che presenziano in pianta stabile da anni le tante #maratonementana (#chissenefrega dell’ultimo cinguettio di Salvini) che contribuiscono a mantenere velata la realtà italiana.

La pratica della gentilezza non gli ha impedito di esprimere senza urlare le proprie opinioni, di ribattere colpo su colpo ai tentativi manipolatori di chi sa come usare il mezzo televisivo per ridicolizzare e delegittimare una persona distruggendone il messaggio, ma soprattutto di comunicare in modo chiaro e convincente i sentimenti, le motivazioni, i valori e le idee che guidano il movimento neonato delle Sardine. 

“E’ chiaro che il pensiero da fastidio, anche se chi pensa è muto come un pesce. Anzi, è un pesce. E come pesce è difficile da bloccare, perché lo protegge il mare. Com’è profondo il mare”. 

A essere gentile sembra essere tutto il movimento. Nel tempo dei social network è sufficiente affacciarsi sui tanti gruppi e sulle numerose pagine che stanno spuntando come funghi su Facebook e altre piattaforme tecnologiche per capire che, benché la tecnologia non sia più neutrale, è pur sempre possibile un suo utilizzo diverso, positivo, anche se strumentale e politico. Anche sui social network la misura delle comunità delle Sardine la fa l’assenza di rabbia e di odio, la tolleranza reciproca, la capacità all’ascolto, la disponibilità relazionale, il garbo e la cortesia verso chi la pensa diversamente, l’assenza dei vaffa (spiazzante anche per i Cinque Stelle) e la capacità a non abboccare alle provocazioni, ma di fare gruppo, alla ricerca, anche in modo silenzioso, di collaborazione e partecipazione.

Eppure i motivi per reagire con rabbia ci sarebbero tutti, considerando quanto rapidamente si sia messa in moto la macchina del fango della bestia salviniana e della stampa di destra, alla ricerca affannosa di qualsiasi appiglio utile per nuove delegittimazioni e disinformazioni politiche e comunicazionali. La gentilezza che sta alla base della mancata reazione è anomala. Proprio per questo preoccupa chi al contrario ha fatto della grossolanità scomposta, della volgarità e della brutalità della comunicazione una pratica quotidiana.

 

Dalle piattaforme sociali alle piazze fisiche

Utilizzando la potenza delle piattaforme tecnologiche il movimento delle Sardine ha occupato le piazze fisiche, ma soprattutto ha riempito il vuoto profondo che la politica italiana e i suoi partiti hanno prodotto da decenni e soprattutto dopo Mani Pulite. La necessità e la voglia di cambiamento della società italiana sono state villaneggiate, negate e castigate, da destra come da sinistra, da una classe dirigente che, tutta intenta ad approfittare del potere acquisito, ha mostrato una assoluta incapacità a comprendere i bisogni reali dei cittadini ma anche il ruolo che era chiamata a svolgere “con disciplina e onore”, come recita la nostra Costituzione. 

In piazza le Sardine si sono trovate, annusate, sentite e toccate. Hanno sperimentato la forza della massa aperta ovunque e in ogni direzione che Canetti definiva come senza limite di crescita. Dentro questa massa hanno sperimentato la scarica che sempre si genera quando ci si scopre in tanti, tutti uguali nella differenza (bianchi, neri, donne, uomini, cristiani e mussulmani, gay e eterosessuali, ecc.).  E’ come massa aperta che le Sardine hanno cominciato a crescere diventando attrattive per avere rotto il ghiaccio della passività e della stanchezza che aveva intorbidito le coscienze di molti impedendo loro di risvegliarsi.

Facendo massa e continuando a crescere le Sardine possono oggi dare una direzione di movimento, indicare una via alternativa a quelle oggi descritte come inevitabili, ma soprattutto ipotizzare (utopizzare) una meta comune per la quale valga la pena di stare insieme. La crescita è tanto più impressionante quanto nel frattempo il partito di riferimento, il PD, ha mostrato una caparbia abilità nel generare per partogenesi nuove formazioni, tutte rivolte a un mitico centro proprio mentre tutto si sta radicalizzando alimentando poli contrapposti. 

Le sardine come massa aperta e le mute di caccia di Salvini

Alla massa aperta delle Sardine si oppone, sempre metaforizzando il pensiero di Elias Canetti, la muta salviniana, “un gruppo di uomini eccitati, il cui desiderio più intenso è essere di più”. La muta, anche quella salviniana, è prevalentemente di caccia o di guerra.  La loro giustificazione necessaria è l’esistenza di nemici o vittime sacrificali da catturare o colpire e per raggiungere i loro obiettivi fanno ricorso a ogni mezzo disponibile, oggi soprattutto i social newtork e le tecnologie digitali. Alla caccia e alla guerra della muta salviniana, utilizzate per crescere e dominare, le masse senza paura delle Sardine italiane hanno reagito armandosi di armi nuove, capaci di indebolire l’avversario.

Armi come la danza, la festa e la gentilezza. Le prime due come scelta di movimento e uscita dalla staticità del passato fatta di passività, stanchezza (spesso sintomo di depressione), impotenza e tanta indifferenza. Danze e feste prevedono la presenza di un corpo e sono sostenute dal ritmo spontaneo tipico di chi va per strada, diverso da quello digitale e virtuale, e capace di mettersi in sintonia con il passo dell’altro.   

La gentilezza può rappresentare il fuoco di un movimento che potrebbe anche dilagare, contagiando molti per la sua fulmineità, vivacità e calore. Può diventare onda che, con forza e slancio perseverante, abbraccia e accompagna a riva. Può servire per alimentare il fiume che si sta formando, dandogli una direzione, nel tempo e nello spazio, ma anche la forza che solitamente è associata a cascate impetuose come quella di Dettifoss in Islanda. 

La gentilezza non sarà sufficiente 

“[…] il mondo è fatto di uomini che vegliano e uomini che dormono. Quelli che vegliano sanno di appartenere a una collettività. Quelli che dormono si comportano come se non lo sapessero. Per la loro ignoranza e sordità demoliscono la base comune che pure li costituisce. Spesso vincono le loro piccole lotte egoistiche ma, siccome fanno parte dell’umanità, perdono sempre la guerra” – Contro il niente, ABC dell’impegno, Miguel Benasayag

Per fermare l’era dell’odio e arginare politicamente il peggio che avanza la gentilezza non sarà però sufficiente. Sarà necessaria un’opera straordinaria di rieducazione (intesa anche come processo capace di trasmettere valori su come intrattenere un rapporto con la vita utile per il divenire) e formazione per vincere l’ignoranza e la diseducazione, di informazione e conoscenza per battere la macchina della disinformazione e della comunicazione apodittica e brutale dilagante, di riflessione e impegno politico finalizzati non solo a fermare quanto di pericoloso sta emergendo ma anche per creare gli anticorpi che permetteranno di impedire che emergano di nuovo. Sarà anche necessario dotarsi di strumenti nuovi, contro-intuitivi e oggi fuori moda come la gentilezza, la generosità, l’umanità, l’ascolto, la complessità come chiave di lettura per leggere la molteplicità e le differenze, e il silenzio.

Il ritorno (richiamo) all’impegno contenuto nel manifesto delle Sardine qui sotto allegato, suggerisce la scelta di non stare più a guardare ma di reagire all’impotenza in modo da non essere accusati in futuro di “avere visto, saputo e approvato” (Luciano Canfora) ciò che, oggi in formazione, domani potrebbe dare origine a nuove forme di fascismo. Le coscienze non vanno tranquillizzate ma agitate, la disinformazione va contrastata attivamente, l’autocensura che si manifesta anche nella forma di misinformazione va abolita dicendo la verità e la complicità con il conformismo dilagante va negata.

Tutto ciò può diventare parte di un programma futuro. Nel frattempo fa piacere osservare come il semplice proliferare di banchi di Sardine sia riuscito a creare scompiglio (“una sonora risata vi seppellirà”) in un fronte avversario che sembrava avere già vinto, in Emilia Romagna così come in Italia. Il tutto senza linciaggi o bullismi mediatici, con determinazione e modestia e con una comunicazione per ora sempre segnata dalla gentilezza.


 

Il manifesto del movimento delle Sardine - 21 nov 2019 

Cari populisti, lo avete capito. La festa è finita.

Per troppo tempo avete tirato la corda dei nostri sentimenti. L’avete tesa troppo, e si è spezzata. Per anni avete rovesciato bugie e odio su noi e i nostri concittadini: avete unito verità e menzogne, rappresentando il loro mondo nel modo che più vi faceva comodo. Avete approfittato della nostra buona fede, delle nostre paure e difficoltà per rapire la nostra attenzione. Avete scelto di affogare i vostri contenuti politici sotto un oceano di comunicazione vuota. Di quei contenuti non è rimasto più nulla.

Per troppo tempo vi abbiamo lasciato fare.

Per troppo tempo avete ridicolizzato argomenti serissimi per proteggervi buttando tutto in caciara.

Per troppo tempo avete spinto i vostri più fedeli seguaci a insultare e distruggere la vita delle persone sulla rete.

Per troppo tempo vi abbiamo lasciato campo libero, perché eravamo stupiti, storditi, inorriditi da quanto in basso poteste arrivare.

Adesso ci avete risvegliato. E siete gli unici a dover avere paura. Siamo scesi in una piazza, ci siamo guardati negli occhi, ci siamo contati. E’ stata energia pura. Lo sapete cosa abbiamo capito? Che basta guardarsi attorno per scoprire che siamo tanti, e molto più forti di voi.

Siamo un popolo di persone normali, di tutte le età: amiamo le nostre case e le nostre famiglie, cerchiamo di impegnarci nel nostro lavoro, nel volontariato, nello sport, nel tempo libero. Mettiamo passione nell’aiutare gli altri, quando e come possiamo. Amiamo le cose divertenti, la bellezza, la non violenza (verbale e fisica), la creatività, l’ascolto.

Crediamo ancora nella politica e nei politici con la P maiuscola. In quelli che pur sbagliando ci provano, che pensano al proprio interesse personale solo dopo aver pensato a quello di tutti gli altri. Sono rimasti in pochi, ma ci sono. E torneremo a dargli coraggio, dicendogli grazie.

Non c’è niente da cui ci dovete liberare, siamo noi che dobbiamo liberarci della vostra onnipresenza opprimente, a partire dalla rete. E lo stiamo già facendo. Perché grazie ai nostri padri e nonni avete il diritto di parola, ma non avete il diritto di avere qualcuno che vi stia ad ascoltare.

Siamo già centinaia di migliaia, e siamo pronti a dirvi basta. Lo faremo nelle nostre case, nelle nostre piazze, e sui social network. Condivideremo questo messaggio fino a farvi venire il mal di mare. Perché siamo le persone che si sacrificheranno per convincere i nostri vicini, i parenti, gli amici, i conoscenti che per troppo tempo gli avete mentito. E state certi che li convinceremo.

Vi siete spinti troppo lontani dalle vostre acque torbide e dal vostro porto sicuro. Noi siamo le sardine, e adesso ci troverete ovunque. Benvenuti in mare aperto.

“E’ chiaro che il pensiero da fastidio, anche se chi pensa è muto come un pesce. Anzi, è un pesce. E come pesce è difficile da bloccare, perché lo protegge il mare. Com’è profondo il mare”.

 

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