Le realtà fittizie prodotte da “un’epidemia di immaginario” (Zizek), dal prevalere dell’immagine e dalla fuga nel virtuale, servono per attutire l’impatto con la realtà vissuta in modo traumatico per le sfide e criticità che presenta.
Una realtà percepita precaria, imprevedibile, alienante e stressante, dalla quale bisogna allontanarsi rinnegandola.
Come se fosse possibile farlo! Venuti meno valori, certezze, regole, narrazioni, verità, gerarchie e ritualità, si naviga a vista, immersi in un relativismo incapace di offrire rassicurazioni, tranquillità e serenità, per esorcizzare lavori precari, povertà, perdite finanziarie, instabilità di coppia, crisi destabilizzanti varie.
Le machine al lavoro, gli umani senza lavoro felici e contenti!
Servirebbe il coraggio di affrontare la realtà nelle sue sfaccettature, curare il Sé interiore e il pensiero, governare le pulsioni, anche linguistiche, adottare principi etici, il tutto senza alcuna delega esterna.