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Internet perde la neutralità e la libertà! E chi se ne frega?

Internet perde la neutralità e la libertà! E chi se ne frega?

15 Dicembre 2017 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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Internet non è la risposta ai problemi del mondo ma una Internet che perde la sua neutralità lo è ancora meno. Ed è anche una Internet ancora meno libera di quanto non sia già oggi. L'authority della FCC (la Federal Communication Commission degli Stati Uniti) nominata da Trump, ha sancito la fine del principio della neutralità di Internet. Da oggi il diritto a un accesso equo ai contenuti della Rete è venuto meno. Gli utenti finali non dovrebbero essere per ora danneggiati. Sempre che siano consapevoli del danno che hanno subito: la perdità di libertà e del diritto di accesso pubblico a Internet.

In qualsiasi modo verrà raccontata la nuova decisione della FCC americana, la realtà è che da oggi è stato perso un altro diritto fondamentale, uno dei tanti che in quest'era tutta tecnologica e globalizzata stanno scomparendo sotto la pressione di grandi gruppi di potere, multinazionali e potentati vari. Tutti asserviti a interessi privati e poco pubblici (leggi anche questo articolo di Massimo Mantellini)

Gli interessi sono quelli dei grandi fornitori di servizi telefonici, ISP (Internet Service Provider) e gestori delle grandi infrastrutture della Rete che vogliono potere trarre maggiori profitti con una proposizione di prodotti e servizi differenziata. Cosa che fino oggi era limitata dall'impossibilità di proporre servizi differenziati a utenze diverse intervenendo sulla velocità o sul rallentamento della trasmissione dati. Eliminato il vincolo della neutralità di Internet, difeso anche da Obama, che obbligava a riservare a tutti gli utenti lo stesso trattamento, sia per la trasmissione di una email, per una transazione bancaria o per usufruire di un servizio legato a contenuti in streaming.

Ora le aziende di telecomunicazioni potranno invece proporre, a prezzi diversi a seconda delle audience potenziali esistenti, servizi diversi che permetteranno di disporre di trasmissioni dati più veloci o meno veloci a seconda della capacità di spesa dei potenziali clienti/utenti. Una palese violazione della libertà degli individui che dovrebbero potere tutti raggiungere, attraverso la Rete, tutti i servizi disponibili, senza alcuna discriminazione di sorta. Ma anche poter avere accesso a qualsiasi tipo di fornitore, sia esso una multinazionale o un piccolo e sconosciuto inmprenditore di un'area periferica del mondo.

La nuova deliberazione dell'Authority FCC (un articolo di Wired sul tema) assegna maggiori libertà e riduce i vincoli di quelle realtà che Abama aveva classificato come fornitori di banda per le telecomunicazioni, società obbligate a garantire con le loro infrastrutture servizi pubblici e comuni a tutti. Servizi come quelli per la gestione delle strade pubbliche, delle reti del gas o elettriche, delle condotte idriche, ecc. Tra questi servizi c'era anche Internet. Ora non più! Un'assurdità visto che la connessione a Internet è diventata ormai pervasiva e presente quasi in ogni casa esattamente come lo è la corrente elettrica, l'acqua o il gas (un discorso simile può essere fatto per l'accesso in mobilità).

La nuova realtà (In America da oggi la rete non è più neutrale.) non obbliga più i fornitori di servizi Internet a fare da semplici mediatori ma permette loro di chiedere il pagamento di servizi extra a utenti particolari come i proprietari delle grandi piattaforme tecnologiche per il tipo e la vastità di utenza di cui dispongono. Questi produttori sono oggi a parole tutti contrari alla fine della neutralità di Internet ma in realtà domani potrebbero loro stessi trarne vantaggio a danno di fornitori concorrenti non dotati dei budget necessari per l'acquisto di servizi veloci e performanti.

La prima discriminazione avverrebbe pertanto nei confronti di startup e innovatori che hanno sempre tratto vantaggio dalla libertà di Internet per farsi conoscere e affermarsi. Discriminati saranno anche gli utenti perchè i maggiori costi assunti da fornitori di servizi in Rete ricadranno quasi sicuramente su di loro. Inoltre potranno trovarsi anche a dover scegliere, in base alle loro capacità finanziarie, tra nuove offerte dei fornitori di telefonia con abbonamenti dai prezzi diversi perchè legati a tipologia diverse di servizi erogati. Una realtà dagli scenari futuri illiberali che potrebbero prefigurare l'impossibilità per molti avere accesso a Internet o a dover scegliere tra le varie risorse che oggi in Internet sono accessibili a tutti.

Nulla di strano per tutti coloro che già oggi usano Facebook come se fosse Internet e non una piattaforma chiusa che sta dentro il mondo vasto di Internet. Domani potrebbero continuare a farlo, pagando solo il servizio Facebook e vivere felici e contenti anche se inconsapevoli che nel caso volessero accedere a Internet dovrebbero forse sottoscrivere un altro abbonamento o semplicemente pagare di più quello già sottoscritto.

La nuova iniziativa dell'Authority americana dovrà passare al vaglio dei tribunali americani ed è già oggetto di numerose iniziative che in forma di petizioni e appelli chiedono la cancellazione della delibera che cancella la neutralità di Internet.

Tra le petizioni c'è stata quella di tutti i pionieri di Internet che avevano invitato la FCC a non deliberare la cancellazione della neutralità di Internet, ma non sembra che la loro iniziativa abbia avuto successo. Ora a protestare ci sono realtà come Facebook , Google, Amazon, Netflix, ecc. ma la loro voce non è così forte come potrebbe essere quella che vogliono veramente difendere la libertà di Internet. Non possono neppure farlo essendo queste società loro stesse responsabili della trasformazione, lenta ma inesorabile, della Internet utopica dei suoi fondatori in uno spazio sempre più commerciale e dominato da pochi attori. Signori del Silicio, come li ha denominati Eugeny Morozov, che stanno imponendo la loro visione, le loro piattaforme ma soprattutto i loro meccanismi e le loro logiche finalizzate al profitto.

Probabilmente il pubblico attuale di Internet non ha memoria e neppure bisogno di una Internet libera, democratica, aperta e anche utopica. Soddisfatti della ricchezza do offerte che Internet propone, in termini di servizi, contenuti e possibilità di divertimento, gli utenti della Internet 2.0 e 3.0 probabilmente non sentono alcuna necessità di interrogarsi sulla loro perdita di potere e di libertà determinata dall'accettazione acritica di quanto viene loro offerto. Una Internet completamente assorbita nei canali commerciali del mercato capitalistico attuale e sempre più privatizzata può continuare a soddisfare bisogni e necessità di utenti e consumatori.

Facile pertanto immaginare un'opinione contraria alla cancellazione della neutralità di Internet da parte della stragrande maggioranza degli utenti. Altrettanto facile prevedere che, per non rinunciare alle numerose gratificazioni che la Internet commerciale regala oggi, pochi saranno coloro che protesteranno o si attiveranno con azioni politiche in grado di spingere la politica a passi diversi da quelli intrapresi dalla presidenza Trump (Internet e la neutralità della rete nell’era Trump).

Alla massa dei cittadini della Rete diventati ormai semplici consumatori, basta probabilmente consolarsi con motori di ricerca che personalizzano e commercializzano le ricerche, con piattaforme che si presentano come aperte e trasparenti ma in realtà sono chiuse e la cui trasparenza è solo quella richiesta agli utenti, con APP che sono sempre le stesse e ora anche con una Internet meno libera perchè meno neutrale.  A tutto questo io personalmente dico di no e mi piacerebbe poter condividere questo no con tutti coloro che lo fanno.

Come ha scritto Andrew Keen, Internet non è più da tempo la risposta. La sua libertà e neutralità è già stata messa in crisi dal potere esorbitante dei Signori del silicio della Silicon Valley che hanno concentrato sempre più il controllo della rete, eliminato o assorbito la concorrenza e distribuito sempre meno il valore da essi accumulato. Internet non è più equo da tempo. Offre servizi gratuiti e facilita l'accesso alla connettività quasi in ogni luogo della Terra ma al tempo stesso chiede in cambio dati e informazioni con le quali pochi produttori alimentano le loro opportunità di profitti e il loro controllo  di Internet stesso.

Da ieri Internet non solo non è la risposta ma non è più neppure una opportunità uguale per tutti!  

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