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VADEMECUM PER (NON) VOTARE

VADEMECUM PER (NON) VOTARE

21 Settembre 2022 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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Ieri mi è capitato di trovare un vademecum per votare con il Rosatellum (emulo del Porcellum), un sistema di nominati che prevede liste bloccate, impedisce di esprimere preferenze e il voto disgiunto. Soprattutto impedisce di esprimere la propria cittadinanza che si manifesta anche con una scelta di rappresentanza. Avendo già deciso di votare e per chi votare ho letto il vademecum per esorcizzare l’incazzatura.


Ne è nata una riflessione che voglio condividere pensando a ciò che potrebbe accadere il 26 settembre. Con una previsione, i risultati non saranno quelli che i sondaggi e i media ci raccontano e conterranno molte sorprese!

Viviamo tempi di disagio nei quali invece di sognare utopie, incubiamo diurne e notturne distopie. Al di là del contingente soggettivo di ognuno, tutti percepiamo di essere fuori posto, di esserci persi (qualcosa), di vivere tempi in scadenza. Senza sapere e neppure poter agire per evitarli o indirizzarli diversamente. Siamo tutti in viaggio da tempo su un crinale lineare che va verso il suo compimento in senso negativo, forse catastrofico. Senza potere fare affidamento su maestri e guide perché quelli che ci si presentano come tali (vedi le liste elettorali) sono messia posticci se non impostori, controfigure, impossibilitati a costruire visioni, nuove mitologie e mitopoiesi. Ne deriva un senso di spaesamento e disorientamento che spinge alla ricerca dell’identità perduta o a rintanarsi in un nichilismo cinico e perverso generatore di nuovi incubi.



Dentro l’Antropocene vorremmo tutti ritagliarci spazi felicitari di sopravvivenza stabile e duratura ma percepiamo che la crisi climatica in corso (sintomo dell’entropia in atto) sta rendendo questi spazi inesistenti o inabitabili. Come succedaneo molti hanno eletto le piattaforme tecnologiche e virtuali che frequentano come nuovi luoghi, anche psichici, di residenza e abitabilità, ma la tecnologia è insufficiente a distoglierci dalle nostre ansie esistenziali individuali e collettive, inadeguata a fornire soluzioni capaci di permetterci di ricominciare a costruire (immaginare) futuri.

In tutto questo, e ciò vale anche per le elezioni di domenica, prende corpo un disincanto generalizzato che porta alla ricerca di nuove forme di stare (abitare, agire, narrare) insieme. Una di queste forme è la comunità. Stanchi della labilità e superficialità dei legami deboli (sui social network ma anche in politica) emerge un sentimento forte di stare dentro contesti abitati da persone appassionate di qualcosa che le unisce. Una comunità capace di generare e dare forma a una identità, da raccontare e da vivere, insieme ad altri. Una comunità che agisce come una chiesa/religione nella quale chi la frequenta è alla ricerca di nuove forme di trascendenza dal presente contingente.

Ecco, per me la scelta identitaria e comunitaria domenica farà la differenza! E se non la farà, subito dopo si formeranno tante piccole comunità catecumenali, sotterranee, di destino.

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