Il libro di Carlo Mazzucchelli 100 strategie analogiche per resistere al digitale (e allo smartphone) è pubblicato nella collana Technovisions di Delos Digital
Abbandona il multitasking tecnologico e lasciati guidare dalla monoprogrammazione
In qualsiasi luogo pubblico ma anche in famiglia e a scuola è possibile osservare altre persone, in particolare giovani e nativi digitali, ascoltare musica, controllare le e-mail, guardare la televisione, leggere un giornale, scrivere, scambiarsi contenuti e messaggini, sempre mantenendo comunque un collegamento, seppure superficiale, con la realtà che le circonda. È come se fossero allenate al multitasking, a gestire più cose in parallelo (fare sesso e telefonare, andare in bagno e cinguettare), grazie alle tecnologie di cui sono dotate.
Per alcuni il multitasking è una novità positiva che regala all'uomo abilità aumentate, per altri una capacità umana che risale al tempo dell'uomo cacciatore, al suo bisogno vitale di adattarsi costantemente alla complessità del mondo esterno e alle sue continue mutazioni. L'avvento del personal computer e la pervasività dello smartphone hanno suggerito numerosi studi che hanno portato ad una denuncia della pericolosità del multitasking per la sua capacità distruttiva del cervello umano e delle sue potenzialità (sul tema lo psichiatra Manfred Spitzer ha scritto un libro intero: Demenza Digitale) e come ostacolo alla produttività.
Esci dalla caverna panottica del muro delle facce
Questi studi sembrano negare le conoscenze scientifiche che al contrario evidenziano nel multitasking un'attività che si perde nella notte dei tempi, legata alla capacità innata dell'essere umano di distribuire le proprie risorse (controllo cognitivo) in base alle attività da compiere e di gestire attività automatizzate (ad esempio camminare eretti e usare gli occhi) che non richiedano sforzi eccessivi con attività che hanno bisogno al contrario di risorse utili per focalizzare l'attenzione e fare delle scelte. La decisione su come distribuire queste risorse è dell'individuo, anche se per ottenere i risultati desiderati esso deve sempre fare i conti con i processi mentali che rendono possibili le sue scelte e decisioni. A determinare il successo o meno della pratica del multitasking sarà la capacità di recuperare le risorse e le informazioni necessarie, e di passare rapidamente da un'attività all'altra senza causare alcuna interferenza (elementi distrattori) che possa bloccare o rendere impossibile una delle molte attività in essere.
Nella realtà il multitasking è diventato un'attività prevalentemente tecnologica praticata da molti, sul divano di casa e in presenza di schermi multipli dopo una giornata faticosa di lavoro precario e sotto-pagato, così come sul luogo di lavoro, in viaggio o a scuola. A queste persone si rivolgono ricercatori e studiosi con un messaggio preventivo di allarme che evidenzia gli effetti sull’umore, la tranquillità e le relazioni familiari dell’uso contemporaneo di più schermi così come dell'esposizione prolungata ad essi.
Effetti collaterali del multitasking e della difficoltà del cervello nel gestirlo, sono le ansie serali e notturne, le notti insonni e l'umore nero al risveglio, sentimenti che possono dare forma a depressioni, perdita di serenità e infelicità. Effetti sono anche le continue interruzioni sul lavoro (una ogni 11 minuti) e la dificoltà a controllare in modo ottimale la propria mente.
La soluzione potrebbe risiedere nella monoprogrammazione che permette di concentrarsi su ciò che è davvero ritenuto importante facendo una cosa per volta, evitando di surriscaldare il cervello facendolo saltare come una scimmia su di un albero e raggiungendo i risultati ricercati in modo efficiente, efficace e senza stress da prestazione. La scelta della monoprogrammazione deve fare i conti con le nuove abitudini indotte dalla tecnologia. Deve misurarsi con le necessità imposte da ambienti di lavoro sempre più stressanti e da modi di lavorare Mobile senza più intervalli temporali e spaziali, con il tentativo di perdersi nelle mille attività rese possibili dalle piattaforme tecnologiche per vincere la solitudine e vincere l'isolamento, infine con il narcisismo tipico degli appassionati di tecnologia che usano i loro terminali tecnologici come strumento ludico e di piacere.