Il libro 80 PROFILI DIGITALI di Carlo Mazzucchelli è pubblicato nella collana Tecnovisions di Delos Digital
Tecnoagnostici
Il termine agnosticismo (dal greco antic ἀ- (a-), "senza", e γνῶσις (gnōsis), "sapere", "conoscenza") indica genericamente 'un atteggiamento concettuale con cui si sospende il giudizio rispetto a un problema, poiché non se ne ha, o non se ne può avere, sufficiente conoscenza' (cit. da Wikipedia). L'agnostico tecnologico è sostenitore di un agnosticismo che dalla divinità si allarga ad altre sfere del dominio umano come la tecnologia, per sostenere una posizione di equidistanza e neutralità rispetto alle tecnologie da utilizzare, sospendendo qualsiasi forma di giudizio. E' un atteggiamento che afferma laicamente e metodologicamente di non possedere una risposta, sostiene la non conoscibilità degli effetti finali nell'applicazione di un prodotto tecnologico e si esime dall'esprimersi in modo certo su qualsiasi risultato ottenuto. Un atteggiamento completamente diverso da quello del tecnodeterminista che guarda alla tecnologia nella sua capacità di trasformazione causale della realtà e di dare forma a nuovi ecosistemi sociali, economici, politici e culturali.
Tecnorivoluzionari
Con questo tipo di approccio filosofico e comportamentale, i tecnoagnistici non sono emotivamente coinvolti in tecnologie o marchi specifici ma preferiscono condurre in proprio e in autonomia di pensiero le loro ricerche, sia prima di un acquisto sia dopo, in modo da sviluppare una valutazione capace di orientare le loro scelte. La ricerca di neutralità nel giudizio, la resistenza al potere evocativo e mediatico di una marca, la costante comparazione tra l'esistente e il nuovo, li porta a evitare di finire in vicoli ciechi e a mantenere la mente aperta nella valutazione delle innovazioni tecnologiche e dei nuovi prodotti. Il tecnoentusiasta si lascia immediatamente incantare dal nuovo iPhone 6 di Apple (wow, fantastico, devo averlo), il tecnoagnistico guarda con curiosità al nuovo prodotto e, anche se lo ritiene 'fantastico' sospende momentaneamente il suo giudizio per una valutazione più tranquilla e ragionata nel tempo.
In un mondo dominato dalla tecnologia, essere agnostici significa innanzitutto porsi degli interrogativi e diventare sensibili alle risposte che a essi si possono dare. Molte domande da porsi sembrano ovvie ma quasi mai praticate, come ad esempio per quale motivo è necessario migrare dopo un anno da un modello di iPhone 5 a uno di iPhone 6 o da uno schermo televisivo super HD a uno oled e 4D. Mentre la maggioranza dei consumatori tende a non porsi domande e a procedere, a volte di impulso o in modo compulsivo, all'acquisto di nuovi prodotti, il tecnoagnostico si interroga innanzitutto a quali bisogni e problemi il nuovo prodotto tecnologico è in grado di fornire una soluzione e, subito dopo, se quest'ultima offra benefici e vantaggi concreti nella situazione corrente. La terza domanda è sui potenziali effetti collaterali che potrebbero andare a inficiare e limitare i benefici acquisiti con l'uso di nuove tecnologie.
Consapevoli di un'evoluzione tecnologica che tende alla singolarità e al transumanesimo, i tecnoagnistici non manifestano i timori dei tecnofobi o dei tecnocatastrofisti sui futuri distopici possibili. Al contrario, ritengono che nulla sia completamente determinato, che sia possibile mantenere il proprio controllo nella scelta di quale tipo di tecnologia usare e di poterlo fare con la scelta volontaria di disconnettere ogni forma di pensiero da qualsiasi tipo di origine o credenza.
Tecnoagnoistici sono oggi numerosi responsabili IT, sempre più orientati a un approccio agnostico, senza preferenze e scelte predeterminate, rispetto alle soluzioni e alle tecnologie da utilizzare. Lo sono anche produttori, sviluppatori e fornitori che per soddisfare i loro clienti manifestano una multidisciplinarietà e conoscenza tecnologica diffusa e non vincolata a nessuna tecnologia particolare. Per gli sviluppatori essere tecnoagnostici significa essere dei poliglotta multidisciplinari con conoscenze approfondite di linguaggi di programmazione preferiti ma anche di molti altri.
In un mercato dominato da sette religiose (Apple), comunità non sempre realmente aperte (Android, Linux) e chiese (BlackBerry, Google, Amazon) che difendono le loro iconografie e narrazioni, essere tecnoagnostici significa essere contrari a ogni forma di tecnofondamentalismo. Cosa non facile in una realtà nella quale un Brand come quello di Apple non ammette scelte intermedie tra l'amore cieco e l'odio più profondo. La posizione agnostica nei confronti delle novità tecnologiche è sempre stata scomoda per coloro che l'hanno praticata. Lo è stata ai tempi del boom di Internet e poi del Web, di Wikipedia (pochi si sono prmessi di insistere sulla potenzialità manipolatoria di un ambiente che, essendo aperto, lo è anche a potenziali vandalismi e utilizzi impropri), del movimento Open Source, della blogosfera (dove è finita?), dei nuovi media, dei social network e del Mobile.
L'evoluzione rapida e continua della tecnologia sembra suggerire l'approccio tecnoagnostico ma la sua pratica è contrastata dall'aumento costante di sacerdoti e profeti della tecnologia e dal loro attivismo perseverante nel realizzare la chiesa della tecnologia in terra.