Il libro di Carlo Mazzucchlli 80 PROFILI DIGITALI - Identità, personalità e stili di vita determinati tecnologicamente, è pubblicato nella collana Technovisions di Delos Digital
Tecnognostici
«Tutto ciò che è spirituale è immateriale / il cyberspazio è immateriale / dunque il cyberspazio è spirituale» - Tymothy Leary
Esperienze sciamaniche, esperienze fuori dal corpo, New Age, intelligenza collettiva sono tutte interpretazioni tecnognostiche del fenomeno tecnologico e del Cyberspazio. La tecnognosi ´(γνῶσις - «conoscenza») fa riferimento alla religione e filosofia gnostica del secondo e terzo secolo dopo Cristo, come dottrina della salvezza attraverso la conoscenza. Per salvarsi non serve la fede o l’osservanza della norma ma il possesso della conoscenza dei misteri dell’universo, e delle formule magiche che lo governano.
Tecnopessimisti
Padre putativo e teorico della tecnognosi moderna è stato Erik Davis (Techgnosis: Magic, Memory, and the Angels of Informations) che ha contribuito a evidenziare il contenuto gnostico della ricerca scientifica e tecnologica. Rispetto alla filosofia gnostica originale, i tecnognostici moderni hanno operato un rovesciamento teorico, attribuendo alla materia i caratteri di bontà, perfezione e trascendenza che erano associati originariamente allo spirito e trovando nella tecnoscienza una apoteosi postmoderna resa possibile dall’avvento del Web. Interpreti di questa nuova filosofia sono stati Edgar Allan Poe, Philip Lovecraft, Arthur C. Clarke e Philip Dick, autori che si sono cimentati in opere nelle quali la salvezza sta nel futuro e nella creazione di Dio in terra. A livello scientifico vanno ricordate le opere di Bateson, di Varela e di Prigogine.
La rete ha offerto ai tecnognostici lo strumento di conoscenza perfetto, fatto di democratizzazione del sapere scientifico e di una macchina sincretista capace di produrre un’intelligenza collettiva e un supercervello in grado di trascendere le identità dei singoli. Il Cyberspazio diventa il luogo immateriale e mitologico nel quale vivere liberi e senza la zavorra della materia e del corpo. Una rappresentazione cartesiana della realtà nella quale la mente è altro rispetto al corpo.
Tecnognostici sono Rucker, Terence McKenna, Douglas Ruskoff, Marvin Misky, l’artista Stelarc, tutti protagonisti di una riflessione che spinge verso la colonizzazione mentale del Cybersapzio per liberarsi dalla gravità e dal corpo. Il computer diventa così strumento di salvezza, la realtà virtuale è il luogo del desiderio di trascendenza, la comunicazione in tempo reale è il qui e ora del saggio illuminato, la mente globale il ricongiungimento delle anime e la proliferazione di hyperlink il desiderio di interconnessioni tra il tuttto. Detto con le parole di Tymothy Leary: un nuovo mondo spirituale mitico, magico, etereo, incorporeo, intangibile, non materiale, disincorporato, ideale, platonico. L’immateriale diventa lo spirituale, il Cyberspazio diventa il medium per rendere inutile il corpo e vivere esperienze elettroniche e digitali nelle quali plasmarlo a piacimento e dargli forme diverse nella realtà virtuale o creando un supercorpo tecnologico e cyborg in grado di superare i limiti della materia. Un supercorpo che con una visione tecnomillenarista potrà dare luogo alla singolarità tecnologica (punto di transizione tra uno stato e un altro all’interno di un sistema) di Kurzweil che darà la luce ad una postumanità tecnologicamente potenziata.
Per i tecnognostici il ciberspazio è il Dio che verrà, il paradiso e l’utopia che verrà alla fine dei tempi. E’ una visione new age che viene da lontano e abbraccia il pensiero di Gregory Bateson, di Fritjof Capra, di Teilhard de Chardin fino a Pierre Levy e alla religione di Gaia.
*Bibliografia: Tesi di D’Orazio Davide “Dall’Utopia all’Eterotopia.”