80 Identikit digitali

01 Gennaio 2015 Redazione SoloTablet
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Il libro 80 PROFILI DIGITALI di Carlo Mazzucchelli è pubblicato nella collana Tecnovisions di Delos Digital

Tecnoanarchici 

Il tecnoanarchismo è una teoria e una visione del mondo. Entrambe sono ostruite sui principi dell'anarchismo ma guardano alla tecnologia come potenziale strumento e media sociale per l'affermazione del governo di tutti. Quando si parla di tecnoanarchismo il riferimento va spesso ai libri di Manuel Castells (Dialogo su anarchia e libertà nell’era digitale), in cui si sostiene che l'era digitale ha creato le condizioni affinchè l'anarchismo (lui lo definisce "neoanarchismo") e il pensiero libertario tornassero d'attualità. Alla radice di questa possibilità sta la Rete con le sue strutture tecnologiche e cognitive capaci di auto-organizzarsi, non più gerarchiche ma orizzontali, collaborative e partecipate, sempre attive come se fossero delle assemblee democratiche e permanenti. Una Rete Internet che, con le sue tecnologie flessibili, malleabili e alla portata di tutti, cambia i modelli di business così come quelli politici, facendo emergere nuove forme di libertarismo. Le tecnologie alle quali fanno riferimento i tecnoanarchici, vanno oltre la Rete per abbracciare componenti tecnologici hardware e software, dispositivi mobili e cloud computing, big data e sistemi di archiviazione delle informazioni, newtork wireless e 4G, tecnologie indossabili e di realtà aumentata, di motori di ricerca come TOR, strumenti per la realtà aumentata e molto altro. 

I tecnoanarchici credono fortemente nella libertà della Rete fatta di reti libere di relazioni, in grado di superare l’atomizzazione e la massificazione dell’individuo. I tecnoanarchici sembrano essere consapevoli che la tecnologia non risolverà tutti i problemi con cui si confrontano ma si accontentano di poter usare i prodotti della tecnologia così come li può usare il potere e di agire sui rapporti reali tra gli esseri umani con l’obiettivo di cambiarli e liberarli. Sono generalmente non-dogmatici, aperti al pensiero altrui e perennemente impegnati in una riflessione critica di tipo relativista. Obiettivo finale è la maggiore libertà, per l’individuo ma soprattutto per tutti. Una posizione tipicamente anarchica! 

I tecnoanarchici sono numerosi e in costante aumento. Hanno un loro manifesto (The Crypto Anarchist Manifesto) rimasto pressochè immodificato dalla sua prima stesura nel 1984. Alla base delle tesi del manifesto c'è il riconoscimento delle nuove opportunità, offerte dalla tecnologia, di comunicare e interagire in maniera anonima e senza alcun bisogno reale di conoscersi e c'è la volontà di usare le nuove tecnologie per far perdere le tracce, impedire ogni forma di controllo attraverso l'uso di pacchetti di dati e protocolli crittografati protetti, e di sistemi per l'autenticazione e la verifica delle credenziali di accesso individuali. Le tecnologie per permettere questo tipo di attività sono disponibili da tempo ma solo recentemente computer, satelliti, smart-card e network hanno raggiunto i livelli prestazionali adeguati per implementazioni reali. Il ricorso alle nuove tecnologie è diventato necessario per contrastare il predominio in rete di entità governative e multinazionali ma anche per sopravvivere alla liquidità del mercato e abbattare le barriere che continuano ad ergersi per impedire maggiori libertà e democrazia.I tecnoanarchici fanno uso delle tecnologie per condividere articoli, riviste e blog e utilizzano la rete Internet per una riflessione approfondita sul mezzo (media), sulle sue possibilità e limiti, sui nuovi liguaggi e sui suoi significati sociali. Internet diventa strumento conoscitivo e cognitivo ma anche mezzo per veicolare concetti e idee capaci di far crescere maggiore consapevolezza e coscienza su quanto è necessario fare per operare il cambiamento radicale della situazione corrente.

La tecnologia attuale è percepita dai tecnoanarchici come strumento di dominio e di manipolazione in mano al potere per condizionare sentimenti, pulsioni e scelte, per imporre i suoi modelli e valori e per controllare, reprimere o rendere innocuo ogni forma di dissenso. Per cambiare questa situazione, i tecnoanarchici operano nella produzione, gestione e trasformazione dei contenuti informativi, con l'obiettivo di fornire nuovi strumenti di conoscenza ai singoli, ai gruppi sociali e alle organizzazioni in modo che possano contrastare i piani imposti dall'alto e tendenti ad imporre coportamente sociali omologati, passivi, e di semplice consumo. A questa posizione si oppongono alcuni  tecnoanarchici radicali che bocciano Internet come canale di comunicazione per la sua ambiguità e ruolo di ragnatela capace di ingabbiare, manipolare e rendere innocuo ogni intervento.

Ad opporsi, in una visione anarchica, alla tecnologia ci sono anche coloro che guardano alla tecnologia in modalità tecnofoba, accusandola non solo di permettere un controllo gerarchico del potere, ma anche di favorire l'aumento della solitudine, dell'isolamento delle persone e della loro fuga dalla realtà. In quest'ottica a partecipazione ad una comunità virtuale o ad un social network e l'assoggettamento alla velocità di prestazione che questi mezzi pretendono si traduce in una maggiore difficoltà a riflettere e elaborare pensiero critico. La simulazione imposta dalla vita virtuale impedisce lo sviluppo di azioni concrete finalizzate al cambiamento della realtà attuale e unica soluzione di progresso effettivo (quelle virtuali rimangono nel regno dell'immaginario) che vale a pena perseguire.

Non tutti i tecnoanarchici hanno visioni negative della tecnologia e della rete, non tutti si sentono piccoli ragni imprigionati in una ragnatela senza scampo. Numerosi tecnoanarchici si interrogano su quale uso fare della tecnologia per realizzare il sogno tecnoanarchico grazie alla possibilità di raggiungere milioni di persone e di accedere a quantità enormi di dati, informazioni e documenti o banche dati in ogni luogo del mondo, e per condividere e comunicare all'eterno visioni e progetti anarchici.

Non tutti i tecnoanarchici sono uguali. Ai due estremi c'è chi è refrattario alla tecnologia e chi vede nella tecnologia un semplice smezzo, uno strumento per ottenere risultati pratici. Ad esempio per costruire reti nella rete, e per fare controinformazione attraverso siti tra loro collegati a costituire zone temporanemente autonome e libere da condizionamenti. Vere e proprie isole nella rete nelle quali condividere nuove visioni del mondo, sperimentare nuovi modelli associativi e comunitari e proporre nuovi progetti politici o di cambiamento, anche rivoluzionario e insurrezionale, della realtà. E' in questa direzione che si sono mossi negli anni molti dei movimenti dei No Global fino a quelli di Occupy, degli Indignados spagnoli e simili.

I tecnoanarchici che fanno uso della tecnologia come strumento di critica al sistema e per realizzare i loro progetti libertari lo fanno per trasmettere i loro messaggi a platee più vaste e globali e per determinare un mutamento sostanziale nei rapporti di forza che solitamente vede contrapporsi il potere dominante e gli anatagonisti sociali o semplicemente coloro che non vogliono farsi omologare. Internet è servita a travalicare i controlli e le censure di stato, a diffondere notizie e elaborazioni di pensiero, ad organizzare iniziative e a insillare la voglia di cambiamento.

I tecnoanarchici radicali, associabili alla filosofia cyberpunks e tecnofila, vanno oltre il semplice uso strumentale della tecnologia per teorizzare lo spostamento della lotta dalle piazze alle piazze virtuali e dal mondo reale a quelli virtuali. Per costoro la conoscenza tecnologica sono un dovere, un'arma e uno stile di vita, esattamente come lo è la console del Neuromante di William Gibson. E' un'arma con la quale lottare ribaltando i rapporti di forza e quelli tra macchina e genere umano. E' una visione tecnoanarchica centrata sul ruolo del singolo individuo che come hacker può contribuire, attraverso i suoi programmi, virus e cavalli di tria, ad abbattere barriere e togliere protezioni, a facilitare l'accesso democratico alle risorse della rete o a creare danni a chi oggi monoplizza la tecnologia per obiettivi antidemocratici e illiberali.

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