E guardo il mondo da un display

01 Dicembre 2015 Redazione SoloTablet
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CAPITOLO 15

Il libro E GUARDO IL MONDO DA UN DISPLAY di Carlo Mazzucchelli è pubblicato nella collana Technovisions di Delos Digital

Il display di Narcisi e solipsisti vari

"Questa è l'Eco petrosa amica di Pane, Che rimanda, ripete le parole, E ti risponde in tutte le lingue umane; E più scherzare coi pastori suole. Dille qualunque cosa, odila e poi Vanne pei fatti tuoi." Luciano (Epigrammi "A una statua di Eco")

 

Il selfie, ora anche ritoccabile con Photoshop per rimuovere rughe, nei e malformazioni varie, è diventato per definizione il gesto che caratterizza la società narcisistica del momento, ma non è l’unico. Molti strumenti tecnologici odierni sembrano essere stati predisposti appositamente, per celebrare il Narciso infantile e postmoderno, il suo mito e il suo bisogno di continui rispecchiamenti e di gratificazioni derivanti da una costante e spasmodica verifica di se stesso, attraverso un semplice riflesso, da tenere in vita per non scomparire con esso. Incapace di altruismo il Narciso dell’era digitale si riconosce nell’immagine riflessa dello schermo rischiando l’autismo e l’esperienzadella solitudine. 

Ogni generazione si riconosce in qualche figura leggendaria e mitologica. La nostra può eleggere Narciso a simboleggiare il tempo presente. Un Narciso che rappresenta una mutazione antropologica dell’individuo dovuta all’eccesso di una forma di individualismo che rappresenta, come ha scritto Gilles Lipovetsky nel suo testo L’era del vuoto (1995 Luni Editrice) “…il profilo inedito dell’individuo nei suoi rapporti con se stesso e il proprio corpo, con gli altri, il mondo e il tempo, nel momento in cui il capitalismo autoritario cede  il passo a un capitalismo edonistico e permissivo”.

Il narcisismo moderno si manifesta in modo esplicito attraverso reality e talent show, selfie e narrazioni online, attività finalizzate alla piena realizzazione, trasformando se stessi in prodotto dal marchio personale riconoscibile e visibile, confezionato per essere messo in vetrina esattamente come qualsiasi altro prodotto consumistico corrente. A favorire il narcisismo epidemico del momento non sono solo le nuove tecnologie ma una cultura diffusa che enfatizza il benessere materiale, l’estetica del corpo e la sua rappresentazione fisica, il ruolo della visibilità e della celebrità, la ricerca dell’attenzione altrui, la fama e il successo. Il fenomeno interessa sia i Narcisi veri sia quelli con personalità meno centrate su se stesse. Tutti impegnati ad attirare maggiore attenzione (Hey, Look at me) e a farlo sfruttando al meglio le nuove tecnologie e i loro molteplici schermi come se fossero dosi di botulino usato per perpetuare nel tempo la propria immagine e la sua estatica bellezza.

Lo schermo è diventato il luogo perfetto dove, Narcisi e solipsisti di vario tipo possono cercare di soddisfare la loro autostima, rafforzare la loro immagine online e il loro desiderio di visibilità finendo per essere prigionieri dello loro autoreferenzialità. Lo schermo incide, così come le tecnologie della Rete, quelle Mobile e Wearable, sulla percezione dell’identità e della relazionalità con l’altro dando forma a giochi continui di identità. La ricerca è quella dell’unitarietà dell’Io ma il risultato è spesso il puro ripiegamento su se stessi, un’attenzione smisurata ai propri interessi, la frammentazione identitaria, la paralisi da rispecchiamento e lo spaesamento dell’esperienza virtuale. 

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E guardo il mondo da un display

Con l’avvento dell’era Mobile, la realtà della Rete è diventata lo spazio esiziale dove esercitare forme narcisistiche e gratificanti di esperienza. Lo schermo, con le sue icone, definisce un perimetro fisico su cui prendono forma ambiti virtuali personalizzati e privati nei quali l’individuo può rispecchiarsi e al tempo stesso isolarsi dal mondo reale. Negli spazi o gabbie virtuali nelle quali si muove, l’individuo narcisista può coltivare la sua percezione del sé andando alla ricerca di approvazione, visibilità, e gratificazione da parte di altre persone ma soprattutto può soddisfare il suo bisogno psicologico di esprimere se stesso, in termini di narrazioni (cambiamenti di stato in Facebook o immagini Instagram), emozioni (cinguettii e messaggi WhatsApp) e sentimenti. Un atteggiamento condiviso da molti frequentatori degli spazi sociali della rete dove tutti scrivono, condividono e pubblicano ma pochi leggono, ascoltano e comprendono. Il tutto favorito dall’impostazione stessa delle applicazioni di social networking e dei media digitali, tutti incentrati sul profilo dell’utente ma soprattutto sul suo Io psicologico e il ruolo da esso svolto online. Un Io che ha trovato nel display del dispositivo Mobile lo strumento di rispecchiamento perfetto perché privo di increspature, sempre disponibile, trasportabile (Narciso era legato alla fissità della sua fonte) e richiamabile in ogni istante come specchio e come lente per soddisfare il bisogno di proiettare, ma anche vedere meglio, la propria immagine nei molti mondi virtuali visitati. 

Il display che per la maggioranza degli utenti della Rete è diventato la vetrina e il palcoscenico per rendere visibili le proprie emozioni, immagini e novità, per il Narciso si trasforma in puro strumento metafisico di costruzione del proprio Sé. Incapace di conciliarsi con il mondo reale, il Narciso si esercita nella creazione e imitazione di nuovi mondi, più consoni e adatti a soddisfare i suoi bisogni e soprattutto desideri. Sono mondi prevalentemente individuali e privati, anche se visibili pubblicamente, nei quali coltivare la propria apatia, badare alla forma fisica ed estetica, curare la propria immagine, condividere il disinteresse e la disaffezione verso la politica e l’amore per la cronaca dell’eterno presente. Un atteggiamento ben lontano dalle generazioni precedenti molto più politicizzate, impegnate socialmente e nella produzione di controculture, speranze (“siamo realisti, vogliamo l’impossibile”) e utopie. 

Il Narciso raccontato da Ovidio nelle sue Metamorfosi, dopo essersi accorto di amare il proprio riflesso e comprendendo l’inutilità di buttarsi nella fonte per raggiungere il Sé amato, si lascia morire sul bordo della fonte contemplando la propria immagine. Il Novello Narciso dello schermo si lascia attrarre dal suo display specchio narcotizzante fino a diventarne schiavo, sviluppandone una grave dipendenza che si manifesta in mille forme attraverso i molteplici strumenti narcisistici della Rete, non solo Facebook (attraverso il quale conta i MiPiace di cui ha sempre disperato bisogno) e i social network ma anche spazi pubblici condivisi, comunità e strumenti web personalizzati. Il Narciso dello schermo è immobile, in trance e quasi ipnotizzato davanti alla sua stessa immagine, sia esso un profilo digitale o una rappresentazione nella forma di pagine web di cui controlla in modo spasmodico le Google Analytics. Non anela al gesto tragico di buttarsi dentro la fonte-schermo ma è impegnato costantemente ad alimentare il flusso di attività e di condivisione di contenuti con cui va alla ricerca di se stesso. 

Quella del Narciso dello schermo è una metamorfosi tra molteplici realtà apparenti, quelle rappresentate sul display e offerte alla sua visione. Alla ricerca del proprio Sé, il Narciso dello schermo deve confrontarsi con l’apparenza e la frammentazione della sua immagine (la frattura interiore è difficile da ricomporre anche online) che è tale solo quando diventa visibile sullo schermo. Un po’ quello che accade al Narciso della fonte quando le increspature sulla superficie dell’acqua ne impediscono il riflesso. 

Nell’incessante ricerca di una trasformazione del Sé il Narciso si muove nelle realtà virtuali della Rete con manifestazioni diverse della sua identità. Ciò che lo interessa maggiormente non è la destinazione finale ma il processo stesso, a volte vissuto in modo patologico, nel quale è impegnato a dare forma alla piena affermazione di se stesso. È un processo senza fine, caratterizzato dalla preoccupazione di dover gestire un surplus di informazioni nelle quali è difficile trovare risposte adeguate. Un surplus caratterizzato da riflessioni e meditazioni su se stesso utili a combattere la dissoluzione della propria immagine, tipica di display troppo pieni (icone, APP, finestre, cambiamenti di stato ecc.) e sempre in movimento (flussi di comunicazione e cinguettii vari). 

La personalità del Narciso dello schermo non è determinata dagli altri attori, più o meno Narcisi come lui/lei, con cui è connesso ma dagli spazi fluttuanti, sempre indefiniti, fluidi, accelerati e incerti che frequenta. La fluidità è rappresentata anche visivamente sullo schermo dallo scorrere veloce dei nuovi messaggi Facebook, dei contenuti Pulse della Home Page  di Linkedin o delle immagini Instagram. Una fluidità che impedisce facili ancoraggi e ancor meno semplici letture, scambi e soddisfazione di bisogni, siano essi legati alla semplice lettura o alla ricerca e consolidamento del Sé. 

Lo schermo è strumento di espressione del narcisismo corrente ma anche espressione dei limiti della tecnologia nel soddisfare i bisogni del Narciso postmoderno, molto attento a coltivare il culto del proprio corpo attraverso pratiche come il tatuaggio, le diete, l’igiene, la chirurgia plastica, l’uso di prodotti tecnologici indossabili, le pratiche sportive e per la fitness/wellness. Queste pratiche trovano il loro senso nella psicologia dell’individuo Narciso ma soprattutto nella sua azione volta alla rappresentazione sociale e all’esibizione in pubblico (anche online) del proprio corpo, edonisticamente curato e abbellito, e nel farlo seguendo il flusso e la tendenza al narcisismo sociale che caratterizza la nostra epoca. Questo corpo non può essere esibito, nella sua fisicità e materialità, allo stesso modo attraverso uno schermo, ma solo proiettato in forma immateriale di fotografie, selfie e immagini. Ne deriva una frammentazione ulteriore che si traduce in conflittualità, delusioni, instabilità relazionale, sensazione di vulnerabilità, malessere, sentimenti di vuoto interiore e disordini della personalità. Incapace di identificarsi con una delle numerose rappresentazioni sullo schermo e insoddisfatto delle sue relazioni affettive online, il Narciso deve fare i conti con la costante accelerazione tecnologica che produce continue fughe in avanti obbligandolo a un impegno costante, ad esperienze emotivamente forti e, alla lunga, stancanti. 

Sicuramente noiose e stancanti devono essere le attività compulsive legate alla partecipazione a social network che dettano regole, modalità e necessità di promuoversi frequentemente attraverso messaggi, cambiamenti di stato e fotografie ma anche di difendersi da commenti negativi e critiche, ricercando il sostegno degli altri. Queste attività non interessano soltanto persone affette da forme patologiche di narcisismo o malate da solipsismo (individualismo esasperato, per cui ogni interesse è accentrato su di sé e tutto il resto è decisamente ignorato) ma la stragrande maggioranza degli utilizzatori di dispositivi tecnologici dotati di display. 

Tutti sperimentano nella loro crescita il narcisismo adolescenziale ma smartphone, tablet, social network e applicazioni mobili stanno contribuendo al fiorire di nuove forme di narcisismo, con risvolti patologici ed effetti negativi imprevedibili. I nuovi strumenti tecnologici facilitano lo sviluppo relazionale ed empatico, ma possono anche diventare veicolo di esclusione, strumenti di bullismo digitale ed espressione di comportamenti anti-sociali. Il narcisismo da schermo colpisce maggiormente le nuove generazioni di nativi digitali e Millennial. Non è un caso che esse preferiscano le pagine del muro delle facce e snobbino il cinguettio, poco riflettente e troppo aperto (i narcisi amano reti sociali centrate su di essi), di Twitter o abbiano adottato in massa l’applicazione visuale WhatsApp abbandonando quella testuale di SMS. Il narcisismo da schermo interessa tutte le generazioni. Lo si capisce semplicemente osservando le mille forme esibizionistiche in cui si esprimono persone in auto, in fila al ristorante, su un aereo o in pubblico. La semplice esibizione dell’ultimo modello di iPhone o Galaxy esemplifica il narcisismo edonistico corrente, l’urgenza e la ricerca di gratificazione che spinge a manifestarlo. 

Il nuovo narcisismo da display è diventato epidemico, come hanno scritto numerosi studiosi e psicologi che hanno studiato il fenomeno evidenziando una crescita di forme di narcisismo paragonabile, non a caso, a quella dell’obesità, una crescita alimentata dalle innumerevoli risorse tecnologiche come Facebook, Instagram, Pinterest, Twitter, FourSquare, Google Plus e un’infinità di altre applicazioni simili e dall’acquisizione costante di nuove abilità nel loro uso. La virtualità degli spazi della rete elimina i timori che sempre caratterizzano i comportamenti della vita reale e lascia emergere narcisismi e manie di grandezza, impulsività e comportamenti infantili che poi finiscono per condizionare anche la vita reale. 

Il narcisismo da display ha trovato nuove forme di auto-rappresentazione nelle nuove tecnologie indossabili, con i loro sensori e schermi capaci di cogliere aspetti fisiologici, emotivi, cognitivi e sociali a dare loro una rappresentazione visiva. Videocamere indossabili permettono al Narciso tecnologico di raccontare se stesso in modo continuativo e visuale, grazie a sensori installabili in qualsiasi parte del corpo e registratori capaci di registrare anche il respiro. Immagini e audio possono alimentare canali YouTube, blog o pagine Facebook e contribuire alla propria immagine, narrazione e celebrazione di se stessi online.

 

 

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