
Il libro di Carlo Mazzucchelli La civiltà del vento al tempo del coronavirus è pubblicato nella collana Technovisions di Delos Digital.
Orologi e ritmi della vita
C’era una volta l’orologio da polso, usato anche per monitorare e disciplinare i tempi di lavoro delle fabbriche fordiste e dei telai. Imposizione utile alla produttività, fondata sulla subordinazione dell’uomo alle macchine. Esempio di automazione che portava a eliminare gli umani incapaci di rispettare i tempi previsti dall'ingegnerizzazione delle catene di montaggio.
Migranti e Coronavirus
Oggi l’orologio è stato rimpiazzato da smartphone e gadget tecnologici, spesso espressione di esibizionismo e narcisismo, ricchi di APP con funzionalità ladre di tempo e di attenzione. In fabbrica e in ufficio l’orologio è oggi quello interno di macchine intelligenti che hanno automatizzato i processi, eliminando manodopera umana, domani quello digitale di intelligenze artificiali che avranno preso il posto, in forma di simbionti e robot, di persone in carne e ossa.
Gli orologi si sono evoluti come ogni tecnologia. Sono cambiati i ritmi del tempo lavorativo da essi cadenzato. Non è cambiato l’effetto sui lavoratori, sempre più vincolati e controllati attraverso tecnologie ICT, precarizzati e livellati da APP che impongono modelli lavorativi che aumentano lo stress nelle nuove filiere lavorative.
Il tempo rubato, alienato, incalzante, flessibile, accelerato non è solo tecnologico. È interiorizzato, condiviso, monetizzato, accettato. La colpa non è della tecnologia ma di priorità, valori e criteri di vita che ci siamo dati.