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La complessità tecnologica che diamo per scontata

La complessità tecnologica che diamo per scontata

24 Maggio 2016 Redazione SoloTablet
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Un orologio meccanico è un oggetto tecnicamente complicato ma meno complesso di quanto si possa immaginare. Un singolo chip dello Watch di Apple al contrario è molto più complesso ma la sua complessità rimane nascosta. I prodotti tecnologici disponibili sul mercato sono sempre più complessi ma i consumatori tendono a dare per scontate le loro funzionalità, complessità e relativi conseguenze ed effetti collaterali. E questo rappresenta un problema!

Sul tema John Naisbitt ha scritto un libro intero nel lontano (High Tech e rapporti umani) anno 2000. Oggi quel libro andrebbe riscritto non tanto per come sono ulteriormente evoluti i rapporti umani con la tecnologia ma per l’evoluzione e l’impatto della tecnologia in ogni ambito di esistenza.

La complessità tecnologica è diventata tanto più critica quanto più diffusa è diventata la tendenza a vedere soluzioni belle che pronte e a non sapere più distinguere ciò che è reale da ciò che non lo è. Più si danno per scontate le applicazioni, le soluzioni e le funzionalità rese possibili dalle tecnologie complesse che le alimentano e più ci si allontana dall’hardware e dal software che ormai caratterizzano i contesti tecnologici nei quali tutti sono immersi. Ne deriva un’ignoranza diffusa o una scarsa conoscenza che impedisce di cogliere eventuali effetti collaterali e di valutarli in tutta la loro complessità e profondità.

Dando tutto per scontato si rinuncia a prendere coscienza dell’impatto che prodotti e tecnologie complesse come quelle attuali avranno sulle nostre vite e su quelle dei nostri figli o discendenti umani ma anche sulla nostra arte, evoluzione e umanità. Perdere il senso della complessità tecnologica significa rinunciare a trarre il massimo dalla tecnologia minimizzandone al tempo stesso gli effetti negativi sulla nostra vita e sulla nostra cultura ma anche rinunciare a riflettere criticamente sulla stessa. Si comincia con il sottovalutare la potenza e la complessità della tecnologica e si finisce con il non comprendere cosa ci stia facendo.

Interrogarsi come si sia arrivati a questa fase evolutiva della tecnologia può essere utile ma non è sufficiente. Ogni fase ha visto aumentare la complessità che ha aumentato la sofisticatezza delle soluzioni hardware e software e la loro crescente capacità a soddisfare bisogni e necessità.

La complessità non è solo per l’utente ma anche per il produttore. Oggi molte macchine tecnologiche complesse sono costruite con macchine e componenti tecnologici più semplici che a loro volta, per la loro complessità, richiedono componenti elementari meno complessi. Il tutto in una sequenza spiraliforme e che ha richiesto continui feedback e contro-feedback che non tutti sono in grado di ripercorrere all’indietro nel caso  ce ne fosse bisogno. Questa sequenza ha aumentato la complessità ma anche la criticità ed è stata determinata da una elevata capacità di astrazione che ha permesso di nascondere i dettagli meno importanti per poter concentrarsi sui risultati e le destinazioni d’uso finali.

Le tecnologie dell’informazione hanno impiegato decenni per arrivare alla loro fase di evoluzione attuale e lo hanno fatto semplificando la vita a programmatori e scienziati ma anche aumentando la complessità. Chi si ricorda più la programmazione con il linguaggio assembler e chi ha ancora bisogno di programmare in linguaggio macchina fatto di zero e uno?  Nessun sviluppatore Android o iOS ha oggi bisogno di conoscere né il primo nè il secondo così come studiosi, esperti di analytics o scienziati non hanno bisogno di riscrivere ogni volta pacchetti di software per compiere analisi statistiche o analizzare grandi quantità di dati.

In questa evoluzione continua la tecnologia ha semplificato la vita di chi sviluppa e crea soluzioni tecnologiche e la vita dell’utente finale. Ci sono però degli effetti collaterali. Il programmatore deve confrontarsi con la vastità delle componenti tecnologiche, gli algoritmi, i bot e gli oggetti già disponibili e tra loro componibili e interoperabili. Il consumatore e l’utente non hanno più nessuna percezione della complessità dei processi di produzione dei prodotti tecnologici e li trattano come normali prodotti di largo consumo, dando per scontato tutto ciò che sono in grado di offrire, compresi i loro limiti e ambienti nei quali li costringono.

Nell’era dell’informazione il surplus informativo e cognitivo sembra impedire una reale e maggiore conoscenza. Il consumatore non ha bisogno di imparare a programmare e apprendere i linguaggi per farlo ma migliorare la sua comprensione della complessità tecnologica può favorire una maggiore consapevolezza e diversa abilità nell’usarla. La conoscenza può riguardare come i prodotti tecnologici sono stati realizzati e costruiti e la componente tecnica che li caratterizza ma soprattutto dovrebbe attivare la capacità cognitiva e di astrazione individuale in modo da elaborare nuove riflessioni sul ruolo della tecnologia e da scoprire nuove modalità di interazione con essa.

Comprendere la complessità della tecnologia è un modo per vederne gli effetti, disintossicarsi mentalmente, fisicamente ed esistenzialmente, ridefinirne le nostre relazioni con essa in modo che siano meno paradossali e più consone alla nostra ricerca di significati esistenziali e umani. I benefici immediati potrebbero essere molteplici come ad esempio saper distinguere il falso dall’originale, il complesso dal semplicemente complicato, riempire il vuoto che ci attanaglia con soluzioni diverse dalle tecnologie e dalle loro promesse e vivere la vita in modo meno distratto e distante e meno condizionato dal filtro dello strumento tecnologico che usiamo.

 

 

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