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Bambini, schermi e loro contenuti

Bambini, schermi e loro contenuti

07 Giugno 2018 Redazione SoloTablet
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Aumentano gli inviti ai genitori a limitare il consumo dei media digitali e l'esposizione ai display dei loro figli. Molte ricerche sembrano però evidenziare che più del tempo di esposizione conta come la tecnologia viene utilizzata.

In tutte le famiglie con figli il tema dell'uso dei dispositivi tecnologici è all'ordine del giorno e fonte di discussioni, liti, depressioni e frustrazioni continue. Lo smartphone è diventato un componente stabile della vita di tutti i giorni, sia nelle mani dei ragazzi sia in quelle dei genitori. Questi ultimi hanno iniziato a comprendere meglio gli effetti e le conseguenze che un'esposizione elevata allo schermo può avere sulla vita e sulla crescita dei loro figli. La comprensione nasce dalla maggiore consapevolezza ma anche dalle numerose indicazioni contenute in studi e ricerche e che suggeriscono di limitare l'uso del dispositivo, soprattutto per bambini al di sotto dei tre anni.

Limitare o negare l'uso dello smartphone è diventato un problema reale e una sfida insormontabile per molti genitori che devono affrontare le richieste di ragazzi che non possono stare lontani da YouTube, che vogliono avere un loro smartphone personale, che non riescono a immaginarsi a scuola senza averne uno perché tutti i compagni già ne hanno uno, che non riescono a distaccarsi da Instagram, Snapchat o WhatsApp o che hanno trasformato il loro smartphone nella camera dei giochi.

La pervasività del dispositivo mobile e la dipendenza da essa generato interessa sia i ragazzi sia i genitori rendendo più complicato esprimere la genitorialità con divieti o limitazioni definiti in ore e tempi di utilizzo o luoghi nei quali lo smartphone è bandito o può essere usato. In genere quasi tutti i pediatri e molti psicologi suggeriscono di limitare l'uso dello smartphone o del tablet a un'ora al giorno per bambini al di sotto dei sei anni e di imporre severi limiti all'esposizione allo schermo da parte dei bambini e degli adolescenti. I limiti sono spesso difficilmente imponibili e difficili da far rispettare perché dovrebbero riguardare anche genitori e adulti, troppo spesso impegnati in cattive pratiche che non hanno alcun contenuto didattico o di esempio ma evidenziano al contrario il piacere della dipendenza dal mezzo tecnologico usato.

Il problema però non è necessariamente legato a quanto tempo un ragazzo passa davanti a uno schermo ma cosa fa con esso, quali applicazioni o piattaforme utilizza, quando lo usa e quanto sia in grado di interagire con esso in modo consapevole. Un iPad può essere usato per video-giocare per ore ma anche per guardare film interessanti e culturalmente istruttivi. Un media sociale può essere usato in modo compulsivo e passivo ma anche per socializzare e coltivare relazioni e amicizie. Un computer può essere usato per navigare la rete ma anche per esprimere la prorpia creatività, ad esempio usando strumenti per la composizione di musica, per la produzione di film e molto altro.

Secondo alcuni studiosi dei media digitali e della tecnologia più che il tempo di esposizione conta il tipo di dieta che i genitori riescono a suggerire o imporre ai loro ragazzi. Una dieta che deve puntare prima di tutto a selezionare gli ingredienti giusti per poi essere condivisa in famiglia e sperimentata, attraverso l'affiancamento continuo, insieme ai ragazzi. La dieta non deve avere alcun effetto placebo e non può essere pensata per trasformare la tecnologia in una babysitter. Deve essere calibrata sulla personalità e il grado di maturità del bambino ma non può essere usata per tenerlo calmo o distratto, per farlo smettere di piangere o manipolare le sue emozioni.

Mentre in molte famiglie cresce il timore per varie forme di dipendenza da tecnologia, alcuni studi sottolineano ciò che può sembrare una ovvietà. Limitare l'uso di un dispositivo non determina automaticamente maggiore benessere o felicità per il bambino. Ciò che fa la differenza è il ruolo consapevole, vigile, attivo del genitore e la sua disposnibilità a dedicare tempo e attenzione alla esplorazione dei media tecnologici insieme ai propri figli. La pratica dell'affiancamento serve sia a guidare i ragazzi dando loro utili suggerimenti e indicazioni ma anche a scoprire e a conoscere oportunità, rischi e sfide che la tecnologia oggi pone. Serve anche a maturare la sensibilità necessaria a percepire per tempo gli effetti che l'uso della tecnologia ha nell'incidere sul carattere e la personalità del bambino, nel determinare il modo con cui guarda alla realtà che lo circonda e le relazioni con gli altri.

Una maggiore conoscenza della tecnologia, la capacità di analizzarne in modo critico e neutrale il ruolo e gli effetti, una genitorialità consapevole e responsabile, sono tutti elementi che potrebbero allontare semplificazioni o interpretazioni solo negative dell'interazione bambini-tecnologia e facilitare al contrario esperienze utili, creative e necessarie alla crescita e allo sviluppo di bambini nativi digitali che non possono essere separati dal mondo tecnologico nel quale si sono trovati a vivere.

 

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