La percezione diffusa, e probabilmente neppure errata, è che applicazioni come Facebook (Like) e Twitter (Stelline) facilitino l'incontro, l'interazione, la condivisione e la socialità. Per molti al contrario gli strumenti tecnologici attuali amplificano i problemi legati al senso di isolamento e di solitudine causando nuove forme di ansia, di stress e di difficoltà individuali e sociali. L'ansia individuale, su facebook rischia di diventare ansia sociale e di esacerbare percezioni sbagliate su situazioni, eventi e fatti sociali dando origine a vere e proprie paranoie. Ansie e paranoie determinate da solitudine e isolamento colpiscono oggi in particolare le generazioni dei nativi digitali, all'apparenza pieni di contatti e inseriti in vitali reti di amicizia ma in realtà alla ricerca costante di relazioni stabili e solide, difficilmente realizzabili e coltivabili nel tempo.
La solitudine dei networker tecnologici è un derivato di come è percepita la Rete di contatti e le relazioni in essa sperimentabili. Il senso di isolamento e di solitudine finisce per impedire l'allargamento delle reti contatti e per dare origine a forme di ansia, paranoia e sofferenza mentale ricollegabili tutte all'uso che viene fatto dello strumento tecnologico.
Smartworking: produttività ed efficacia ma non solo
I media sociali sono oggi diventati oggetto di studio di psicologi, insegnanti e adulti preoccupati degli effetti da essi avuti nel determinare nuove forme e una dimensione diversa di un fenomeno, quello della solitudine, da sempre presente nella vita di molti ragazzi e ragazze. La nuova dimensione deriva dal poter verificare periodicamente e in tempo reale lo stato corrente di amicizie conquistate, dal poter quantificare la loro realtà e robustezza e dal poter confrontare in continuazione popolarità individuale e successi personali ottenuti rispetto a quelli di amici e contatti.
Nonostante i numerosi studi prodotti, a oggi non esistono prove scientifiche in grado di provare la relazione tra senso di isolamento e solitudine e un maggiore uso di social network e media sociali tecnologici. Alcuni studi evidenziano però l'uso che a questo scopo fanno molti adolescenti e anche persone anziane. Scarse sono le evidenze di vere e proprie dipendenze da applicazioni come Facebook legate al problema della solitudine. Quando si manifesta però si dimostra essere distruttiva e pericolosa per la salute fisica e mentale della persona quanto può esserlo quella da droghe o alcolici. La differenza di questo tipo di dipendenza consiste nell'alimentarsi costantemente in un circolo vizioso che vede crescere l'uso del mezzo tecnologico rendendo complicata la disintossicazione o l'abbandono. Il primo effetto di questa dipendenza è spesso un aumento della solitudine e l'incapacità a viverla nei suoi aspetti positivi e utili.
Sul tema della solitudine esistono numerosi studi (paper) scientifici, e-book e libri. Uno che possiamo segnalare è quello di Carlo Mazzucchelli, co-fondatore di questo portale e dal titolo "La solitudine del social networker", pubblicato nella collana Technovisions dell'editore Delos Digital.