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Pro e contro gli algoritmi tecnologici

Pro e contro gli algoritmi tecnologici

12 Maggio 2016 Redazione SoloTablet
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Non tutti sanno che le loro vite tecnologiche si reggono su potenti algoritmi tecnologici capaci di svolgere per loro attività e scelte quotidiane ma quando lo scoprono non tutti ne traggono reazioni negative. Per molti utenti tecnologici infatti questi algoritmi semplificano la loro vita, la potenziano offrendo maggiore efficienza, efficacia e produttività e sono per questo disponibili a cedere parte di se stessi e del controllo che solitamente hanno sulle loro vite.

Se si indaga sull’interrogativo che anima molte riflessioni critiche sulla tecnologia, se non abbiamo dato eccessivo potere alla tecnologia, le reazioni vedono una netta spaccatura paritetica. Da un lato ci sono coloro che rispondono positivamente e si preoccupano dei potenziali effetti collaterali, dall’altro molti si dichiarano  entusiasti di ciò che la tecnologia offre loro nonostante la loro scarsa trasparenza ed eccessiva pervasività. Coloro che hanno una valutazione negativa guardano alla bolla generata dai filtri tecnologici (Google), alla personalizzazione e alla raccolta di dati come controproducente e tendente ad affermare un unico modello del mondo derivato da analisi puramente quantitative dei dati. Gli altri, pur ammettendo la difficoltà a capire cosa effettivamente succede nei server del cloud e nei processi automatizzati della Rete e delle interfacce, esaltano la potenzialità degli algoritmi per la loro capacità di espandere le capacità umane nel compimento di attività e azioni.

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Chi sposa questi algoritmi ne sottovaluta probabilmente le implicazioni in termini cognitivi ed emotivi delegando ad essi decisioni e scelte che potrebbero essere determinate da pregiudizi interiorizzati, credenze e decisioni maturate escludendo emozioni, affetti, processi cognitivi umani. Altri suggeriscono di aumentare il numero di algoritmi in azione proprio per questi motivi e di renderli solamente più trasparenti.

A supporto delle loro credenze e percezioni coloro che difendono l’esistenza e la proliferazione degli algoritmi raccontano i benefici e i vantaggi da essi prodotti in numerosi ambiti di attività umana, in aree e discipline diverse come quelle mediche, quelle delle comunicazioni e domani dei trasporti (algoritmi che porteranno all’auto senza autista).

I tecno-scettici sottolineano i rischi di sottostare agli algoritmi tecnologici in aree e discipline nelle quali sarebbe meglio affidarsi al discernimento umano, evidenziano la loro abilità nel sottrarre posti di lavoro agli umani e di insediarsi in ambiti, anche di lavoro cognitivo, nei quali sembravano fino a poco tempo fa improponibili perché inadeguati. Lo sviluppo delle nuove forme di intelligenza artificiale hanno permesso loro di automatizzare lavori bancari, burocratici, dei call centre, di natura tipicamente intellettuale e cognitiva e poco manuale anche se ripetitiva.

In difesa degli algoritmi che rubano posti di lavoro si esprimono coloro che ne lodano il ruolo che stanno svolgendo nel liberare l’uomo dai lavori ripetitivi e monotoni, come quelli dei call center e dei customer service, e nell’offrirgli la possibilità di reinventarsi creativamente in ambiti nei quali essi non sembrano, per il momento, avere grandi possibilità come l’arte, la musica, i media, ecc.

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Assuefatti alle relazioni virtuali da social networking e ai loro algoritmi molti vedono con favore un aiuto tecnologico nel dipanare problematiche legate agli affetti, agli incontri e al sesso. Altri colgono proprio in questa abilità dell’algoritmo di catturare, gestire (online dating) e manipolare emozioni ed esperienze d’amore e sessuali un rischio ulteriore che metterebbe a rischio gli algoritmi ‘naturali’ che caratterizzano il funzionamento del nostro cervello.

Le due comunità che si aggregano solitamente intorno alle due opinioni contrastanti, emergenti dalla valutazione del ruolo e del potere degli algoritmi tecnologici, respingono l’idea che la loro posizione sia ideologica, assoluta e inattaccabile. Ciò che interessa loro non è essere a favore o contro gli algoritmi ma valutarne pragmaticamente i vantaggi e i benefici, la trasparenza e la possibilità di decidere se farvi ricorso o meno. Un’aspirazione legittima e concreta che però non trova soluzione nel modo in cui gli algoritmi operano oggi. La trasparenza è assente agendo molti algoritmi nella più assoluta inconsapevolezza dell’utente, il rispetto della privacy è una chimera e la possibilità di bloccare la loro esecuzione (opt-in, opt-out) è una realtà per il momento inesistente. Non rimane che fidarsi della loro utilità fino alla prova contraria della loro pericolosità.

Chi volesse prevenire l’eventuale pericolosità futura e prepararsi a gestirla può informarsi di più, aumentare conoscenza e consapevolezza sul fenomeno, su chi ne è protagonista e perché.

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Non ci sono al momento futuri distopici prossimi venturi ma è evidente che la natura degli algoritmi tecnologici ha tutte le caratteristiche per creane di reali. Nel momento in cui ci riuscissero è probabile che saranno riusciti anche a cambiare la cognizione stessa di quei futuri e a farli apparire come utopie realizzate.

La tecnologia moderna, di cui gli algoritmi sono una componente intelligente fondamentale, riveste un ruolo significativo nella vita odierna e potrebbe benissimo essere domani protagonista di situazioni distopiche caratterizzate dal condizionamento, dal controllo, dalla comunicazione e dalla manipolazione. A essere responsabili di queste possibili realtà future non saranno direttamente le tecnologie ma l’uso che ne verrà fatto. Essere consapevoli fin d’oggi di chi sta dietro gli algoritmi tecnologici, del perché vi sta investendo somme immense e delle loro finalità potrebbe aiutare a decidere in quale parte del campo stare, quella tecnofila o quella tecnocritica. Qualsiasi scelta inciderà sulla condizione umana delle generazioni future più di quanto non faranno le tecnologie e i loro algoritmi.

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