Henri Laborit è stato uno dei maggiori biologi e filosofi del comportamento umano. Nel 1976 su richiesta del suo editore scrive Eloge de la fuite, Elogio della fuga, un libro che propone di sottrarsi alla logica che regola i rapporti umani ben illustrata dalla vignetta qui a fianco: essere dominati o dominare.
"Mais l'angoisse était née de l'impossibilité d'agir. Tant que mes jambes me permettent de fuir, tant que mes bras me permettent de combattre, tant que l'expérience que j'ai du monde me permet de savoir ce que je peux craindre ou désirer, nulle crainte : je puis agir."
EMMILA GITANA
Smartworking: produttività ed efficacia ma non solo
Uscire da questo impasse non sembra possibile, ma esserne consapevoli può aiutarci a trovare nuove strade. “Nel nostro mondo – scrive Laborit - molto spesso non si incontrano uomini, ma agenti di produzione, professionisti che non vedono più in noi l’Uomo, ma il concorrente, e appena il nostro spazio gratificante interagisce con il loro cercano di prendere il sopravvento, di sottometterci.
Allora se non siamo disposti a trasformarci in hippies o in drogati dobbiamo fuggire, rifiutare, se possibile, la lotta, perché quegli avversari non ci affronteranno mai da soli ma si appoggeranno sempre ad un gruppo, ad un’istituzione.
È finita l’epoca della cavalleria, quando si gareggiava a uno a uno in un campo da torneo. Oggi sono intere consorterie che attaccano l’uomo solo, e se per disgrazia quest’ultimo accetta il confronto sono sicure di vincere, perché sono l’espressione del conformismo, dei pregiudizi, delle leggi socioculturali del momento.
Se ci avventuriamo da soli in una via non incontriamo mai un altro uomo solo ma sempre una compagnia di trasporti collettivi. Però che gioia quando capita di imbattersi in un uomo che accetta di togliersi l’uniforme e i gradi!