Ovunque si giri la testa lo scenario non cambia. Persone immerse nel display dei loro dispositivi mobili e quasi avulsi dal contesto in cui si trovano e del mondo che li circonda. Persone che hanno da poco terminato la loro giornata lavorativa e che sembrano incapaci di staccare la spina, creando una linea di demarcazione tra il loro ufficio e la loro vita professionale da quelle personale e individuale. Un'ossessione che suona ironica se si pensa alla retorica e alle numerose narrazioni costruite intorno allo smartphone come strumento di libertà e di liberazione personali.
Le machine al lavoro, gli umani senza lavoro felici e contenti!
Attaccati e quasi incatenati al loro dispositivo, molti lavoratori, qualunque sia la loro attività e professione, finiscono per lavorare di più e più velocemente, al servizio di applicazioni e piattaforme aziendali, obbedienti ai numerosi algoritmi che le fanno funzionare. Algoritmi che non sono neutrali o semplici addendum del mezzo tecnologico ma pensati, organizzati e selezionati come mezzi da altri uomini, proprietari, datori di lavoro e dirigenti d'azienda, allo scopo di raggiungere dei fini.
E' indubbio che le tecnologie digitali abbiano prodotto una innovazione sociale e siano un veicolo e strumento di libertà. Lo sono per come si sono sviluppate e per le trasformazioni cognitive e sociali che hanno prodotto, non facilmente comprimibili in ambiti delimitati come quelli puramente commerciali o aziendali. Essere sempre connessi però non è necessariamente sinonimo di maggiore libertà e non si traduce sempre in un vantaggio. Anzi in qualche modo evidenzia una situazione determinata tecnologicamente nelle quali non si è più autonomi ma soggetti a una forma di autoritarismo digitale. Che senso ha ad esempio consultare periodicamente e ossessivamente la propria casella di posta lavorativa, anche a notte fonda o quando si è in vacanza? La risposta è scarso o nessuno! Il motivo è semplice. Essere sempre connessi significa al tempo stesso essere disconnessi da molto altro, ad esempio dalla propria vita personale e sociale. Due esempi lo illustrano in modo evidente: viaggiare e frapporre fra sé e le molteplici esperienze che si presentano la telecamera dello smartphone, spesso usata come uno specchietto retrovisore per scattare dei selfie; consultare un'applicazione Mobile per sapere il tempo che fa invece di aprire la finestra e constatare con i propri occhi se sta già piovendo o meno.
L'uso persistente del dispositivo tecnologico si traduce in disconnessione dal mondo in particolare per chi lo usa anche per lavorare, al di fuori del proprio ufficio o ambiente di lavoro. Molti lo usano semplicemente per soddisfare le aspettative dei loro datori di lavoro, ma anche per trarre vantaggio dalle informazioni e dalle conoscenze che solitamente sono disponibili attraverso le infrastrutture informatiche aziendali. Conoscenze che servono per poter completare attività legate al ruolo aziendale svolto e che possono garantire una maggiore produttività. Esattamente quello che chiede il datore di lavoro o il superiore di grado che usa il mezzo tecnologico per facilitare le attività lavorative del proprio dipendente ma anche per raggiungere i propri obiettivi, economici e finanziari, e per consolidare le gerarchie di comando esistenti.
Il possesso di un dispositivo dovrebbe facilitare l'accesso al sapere e alle conoscenze, una maggiore libertà creativa e autonomia e la possibilità di un uso intelligente del mezzo tecnologico. Nella realtà l'uso intelligente viene fatto dalle aziende che sanno come trasformare il mezzo tecnologico in un apparato organizzativo e tecnico nel quale includere il lavoratore come una sua semplice funzione. Un modo intelligente di cavalcare la mobilità aziendale implementando strategie di trasformazione digitale e Mobile consiste nel mettere a disposizione asset informativi e conoscenze aziendali sempre accessibili e organizzate in modo da supplire alla non-presenza determinata dal lavoro in remoto, lontano dall'ufficio così come da colleghi che potrebbero contribuire, per la loro prossimità e capacità di aiutare, a risolvere problemi o per completare un'attività lavorativa.
I dipendenti sempre connessi richiedono che i loro dispositivi mobili siano dotati di funzionalità e APP simili a quelle che già utilizzano sui loro smartphone personali. In questo modo soddisfano una specie di bisogno primario. determinato dalla relazione con la tecnologia, che ha cambiato la famosa piramide di Maslow. I responsabili IT sono impegnati a soddisfare questi bisogni ma al tempo stesso ad organizzare le informazioni aziendali in modo da rendere efficiente ed efficace qualsiasi attività svolta in mobilità. Ad esempio allestendo piattaforme di knowledge management che facilitino lo scambio e la collaborazione così come il lavoro di gruppo, anche da remoto. I datori di lavoro hanno capito perfettamente che la fonte della produttività risiede nella dipendenza dal mezzo tecnologico e nella complicità del dipendente, sempre disponibile a cedere parte della sua libertà e del suo tempo in cambio di maggiore informazione e conoscenza.
Benché molti lavoratori siano consapevoli di essere sempre più una semplice protesi del dispositivo che utilizzano e che stanno pagando un dazio pesante alla tecnologia come mezzo di lavoro, il futuro non prevede grandi cambiamenti rispetto alla realtà attuale. La forza lavoro sarà sempre più Mobile e sempre più legata alle piattaforme digitali che le aziende stanno allestendo come risultato delle loro strategie di trasformazione digitale. La proliferazione e la pervasività del mezzo tecnologico Mobile suggeriscono alle aziende nuovi modi per renderlo più efficace come strumento per raggiungere obiettivi di fatturato, di vendite e di produttività aziendale.