A richiamare l'attenzione e a suggerire una riflessione diversa sono stati negli ultimi anni pochi intellettuali, opinionisti, giornalisti e scrittori, più sensibili di altri agli effetti delle tecnologie digitali e meno propensi di altri a conformarsi alla narrazione conformistica e politicamente corretta della nostra era tecnologica.
Oggi a sposare questi allarmi e a chiedere ad alta voce un approccio diverso e una riflessione altra sono realtà che, per la loro autorità, dovrebbero catturare l'attenzione di tutti. Le ultime voci che si sono aggiunte a un coro sempre più allargato e polifonico sono state quelle di papa Francesco e di un media importante come The Economist. Il papa chiede che le nuove tecnologie non siano semplice strumento di guadagno ma di servizio e finalizzate alla qualità della vita e del lavoro delle persone. The Economist mette nel mirino i Signori del silicio e le grandi società tecnologiche come Amazon, Google e Facebook invitando a fare qualcosa per neutralizzare il loro potere globale, sempre più forte e pervasivo, instaurando nuove forme di controllo per evitare squilibri futuri, rischi sociali, economici e politici.
Questi allarmi o richiami a una nuova attenzione giungono in Italia mentre il ministero della pubblica educazione ha deciso di rendere libero, seppure regolamentato da un specie di decalogo comportamentale, lo smartphone in classe. E' una decisione che, non a caso, ha sollevato ampi dibattiti e discussioni, non solo tra tecnofili e tecnofobi ma anche tra semplici persone che non hanno rinunciato alla loro capacità di elaborare pensiero critico sulla realtà. Persone che hanno compreso come discutere di tecnologie digitali vada ben oltre il semplice strumento tecnologico e la sua introduzione a scuola coinvolgendo ambiti ben più importanti come l'informazione, la società e le sue attuali disuguaglianze, il lavoro e la sua attale precarietà diffusa, la politica, la libertà e, sul lungo periodo, anche la democrazia.
Le machine al lavoro, gli umani senza lavoro felici e contenti!
Tutte queste tematiche non sembrano trovare la stessa attenzione che ha trovato la semplice decisione di liberalizzare l'uso dello smartphone in classe. Al contrario la riflessione, il confronto e la discussione dovrebbe focalizzarsi proprio su questi temi e sulle capacità da sviluppare per poterle sostenere. In particolare da parte di ragazzi tecnorapidi e digitali, che sanno come coltivare le loro competenze digitali attraverso le nuove tecnologie ma dovrebbero averne anche chiari i limiti, gli effetti (personali, sociali, relazionali, ecc.) e le conseguenze sullo studio e sull'apprendimento.
Una scuola nuova e ora, anche più digitale, non può puntare solo sulle competenze. Defve investire sulla conoscenza, sull'apprendimento, sulla formazione continua nel tempo, e sulla capacità di elaborare ragionamento critico. Una capacità finalizzata al pensiero analitico e complesso, utile a comprendere le trasformazioni in corso e il ruolo chein esse stanno giocando le tecnologie ma anche chi l produce, spesso in modo e con aspirazioni sempre più monopolistiche.
Il ruolo di queste realtà tecnologiche è ciò che è stato analizzato da The Economist, a partire da ciò che sta succedendo negli Stati Uniti, paese nel quale i temi della privacy, della cybercriminalità, delle false notizie e della disinformazione non sono mai stati così tanto all'ordine del giorno. L'elezione di Trump ha evidenziato da un lato la separazione tra un mondo liberal/libertario e innovativo, assimilabile alla Silicon Valley e ai suoi protagonisti assimilati da The Economist a dei Titani, e dall'altro le molteplici realtà e sensibilità che stanno manifestando una preoccupazione crescente sugli effetti dell'automazione, sui diritti alla privacy e all'informazione e sul peso politico che i colossi tecnologici hanno assunto nella vita sociale e politica del cittadino americano, e non solo. In peso così invadente e grande da essere considerata BAADD (big, anti-competitive, addictive and destructive to democracy).
Il timore crescente è giustificato dalla percezione che i Titani tecnologici possano estendere il loro potere e usarlo per difendere il loro predominio sul mondo, a scapito dei diritti dei cittadini e dei loro interessi. Molti dei servizi offerti da facebook, amazon, Google, Apple, ecc. sembrano gratuiti ma in realtà sono pagati abbondantemente con la cessione continua di dati e informazioni che vengono poi usate per campagne marketing e promozionali mirate e personalizzate, capaci di generare e far aumentare volumi delle vendite, fatturati e profitti.
La scelta del preriodico inglese è significativa perchè rompe il conformismo del politicamente corretto di molte narrazioni sulla tecnologia. Da quanto pubblicato non emerge alcuno spirito tecnofobico, si riconoscono al contrario le opportunità e i benefici di molte rivoluzioni tecnologiche in atto. L'attenzione è posta sulla necessità di una riflessione e cultura tecnologica critica, in una situazione nella quale si comincia a sentirne la mancanza, sia come capacità individuali, sia come attitudine utile a capire processi, promesse, prospettive future e mitologie dell'era tecnologica e di trasformazione che si sta vivendo.