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Arte e tecnologia

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03 Marzo 2017 Redazione SoloTablet
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BIBLIOGRAFIA TECNOLOGICA - Com’è cambiata l’opera d’arte nell’era della virtualità e dell’interattività? Oggetto di questo libro sono i diversi modi in cui le arti visive del XX secolo e le teorie estetiche ad esse correlate si sono poste in relazione agli sviluppi tecnologici comunicazionali e all’affermazione dei mass media.

Il libro Arte e tecnologia di Salvatore Paone è pubblicato da LEDIZIONI WEB BOOKS

Introduzione del libro....

Oggetto di questo libro sono i diversi modi in cui le arti visive del XX secolo e le teorie estetiche ad esse correlate si sono poste in relazione agli sviluppi tecnologici comunicazionali e all’affermazione dei mass media. I mutamenti avvenuti nella produzione artistica contemporanea in rapporto alle innovazioni tecnologiche emergenti portano a porre una domanda di partenza: Com’è cambiata l’opera d’arte nell’era della virtualità e dell’interattività? Si tenterà di rispondere a questa domanda partendo dai videolinguaggi del secolo passato, momento fondamentale in cui gli artisti si confrontano con le nuove realtà comunicazionali. Questa fase produce una vasta area sperimentale che porta il video d’artista a rivestire un ruolo centrale nella produzione artistica contemporanea. La videoarte diventa subito terreno di ricerca eterogeneo, densa di ibridazioni con altre forme artistiche e paradigma di una concezione e di una realizzazione multimedia che rende l’analisi del rapporto fra esperienza estetica e tecnologia assolutamente inderogabile. Inderogabile ancor più oggi in quanto le nuove tecnologie multimediali si sono costituite in modo sempre più pervasivo come il terreno sperimentale prioritario delle arti.

Il discorso sarà strutturato in quattro capitoli. Il primo tratterà il rapporto fra artisti e tecnologia focalizzando l’attenzione su due momenti di particolare interesse: il cinema delle avanguardie e la produzione video degli esordi caratterizzata da un uso sociale e di denuncia politica. Il secondo capitolo esporrà i rapporti fra tecnologia e filosofia del ventesimo secolo partendo da Martin Heidegger, per poi soffermarsi maggiormente su Theodor W. Adorno e su Walter Benjamin. Il saggio di quest’ultimo su L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica sarà citato durante l’intera trattazione in quanto unanimemente considerato punto di partenza problematico di tutta l’arte contemporanea. Il terzo capitolo tratterà i neolinguaggi dell’era elettronica e l’attuale discussione sull’interattività e sulla virtualità. L’ultimo capitolo presenterà alcune tematiche affrontate da uno dei maggiori artisti contemporanei: Bill Viola. La sua videoinstallazione The Greeting, ispirata alla Visitazione del Pontormo, sarà occasione per un confronto fra questi due artisti e gli universi artistici che rappresentano.

È doveroso sottolineare come sia comunque assai problematico procedere ad una valutazione d’insieme degli attuali esiti artistici relativamente all’impiego di tecnologie comunicazionali.

La multimedialità è la caratteristica che accomuna le opere d’arte facenti uso di tecnologie comunicazionali. Oggi, multimediali, si definiscono soltanto quelle operazioni fondate sull’uso di tecnologie informatiche digitali che utilizzano contemporaneamente più linguaggi: testo, immagini, suoni. Ma in ambito artistico questo termine può avere una valenza più ampia: medium, plurale media, è il mezzo espressivo attraverso il quale l’artista trasmette il suo messaggio e funge da collegamento fra il momento produttivo e quello fruitivo dell’opera d’arte. Il termine “multimediale” ha quindi il significato di “uso di più media”, spesso diversi da quelli tradizionali. Con questa accezione di multimediale ci si potrebbe riferire a tutte quelle esperienze artistiche nelle quali gli artisti hanno iniziato ad usare materiali diversi non propri alla tradizione. Basta pensare alle sperimentazioni fatte sul mezzo fotografico da Muybridge e Marey alla fine dell’Ottocento, alle esperienze di Moholy-Nagy, di Man Ray, ai ready-made duchampiani, fino al New Dada di Rauschenberg per poter già parlare di multimedia. È qui che le Belle Arti, comprendenti, per tradizione, pittura e scultura, si aprono all’influenza di altri mezzi e altre modalità espressive che concorrono alla formazione di una nuova categoria concettuale, quella delle arti plastiche[1], infinitamente più comprensiva. Tale trasformazione assume proporzioni senza precedenti quando arti e tecnologie finora estranee alle Belle Arti entrano a farne parte: fotografia, cinema, video, fino alle tecniche più sofisticate e alle tecnologie multimediali più avanzate.

La multimedialità, che in sintesi è la possibilità di utilizzare più strumenti espressivi in uno stesso contesto creativo, conferisce nuove possibilità di relazione all’artista che assoggetta questi nuovi strumenti alla propria predisposizione poietica. Paradigmatico del ventaglio di nuovi linguaggi a cui l’artista può attingere è il video, che diventa uno degli elementi principali di questa apertura a nuovi strumenti comunicazionali, confermando gli artisti un’elite che ha il compito di favorire il riconoscimento delle possibilità offerte dall’era elettronica. La videoarte, come altre forme d’arte contemporanea, trae la propria identità proprio dal continuo scambio di linguaggi in una dimensione sperimentale di ricerca che oltre a rimettere in discussione il concetto di Ars e di Téchne mette in discussione il concetto di modernità e di creazione artistica individuale. Quest’area sperimentale, com’è ovvio, non è transitoria ma, al contrario, diventa uno dei settori più significativi delle arti visive, creando una linea di sviluppo, che il libro proverà a percorrere, in crescita continua.

I nuovi processi creativi: grafica computerizzata, elaborazione digitale di immagini, montaggio digitale e, quindi, videoarte e multimedia, generano nuove realizzazioni che hanno come caratteristica distintiva quella di essere prodotto di tecnologie informatiche, caratteristica che porta ad altri due elementi distintivi: l’estrema accessibilità e l’estrema riproducibilità. L’estrema accessibilità è da intendersi, oltre che nella ricezione, anche nella produzione: la videoarte, infatti, è stata ed è un quartiere delle arti espressive assai popolato, strattonato da qualsiasi parte e, in quanto riproducibile, facilmente diffondibile grazie alla sua resa immediata. Questi cambiamenti portano a ripensare il senso e la forma dell’opera d’arte rispetto a quella tradizionale così lontana dal concetto di accessibilità e da quello di facile riproducibilità. Com’è cambiata e come sta cambiando l’opera d’arte nell’era del digitale e del multimediale, ovvero nell’era della sua producibilità tecnologica? La risposta è probabilmente già in quelle ricerche artistiche che si propongono di andare oltre i mezzi tradizionali dell’arte e oltre la realizzazione di oggetti, sperimentazioni che ampliano indefinitamente lo spazio dell’esperienza estetica.

 

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