L'intervista risale al 205 ma la proponiamo perchè molto attuale e utile per una riflessione critica sulle esperienze tecnologiche nelle quali siamo tutti coinvolti.
Nei vostri studi vi riferite spesso alle dinamiche usate dai social network commerciali usando espressioni come “commercio relazionale”. Perché precisamente vi esprimete in questo modo?
Ragioniamo sul funzionamento di questi network. Il commercio si basa sulla contabilità. La contabilità si basa sulle misurazioni. I social commerciali sono fondati su strumenti che utilizzano dei sistemi di misura per arrivare a definire delle qualità, che sottintendono una forma di contabilità, più o meno esplicita, spesso in base al grado di visibilità.
Queste interazioni di solito non sono direttamente monetizzabili, il profitto non è immediatamente monetario, ma è abbastanza esplicito. Si tratta di una sorta di reddito psichico. Da un po’ di anni stiamo seguendo anche studi di neuroscienze e gli effetti emotivi misurabili sono interessanti. Parliamo ad esempio delle microcelebrità in rete. Cosa succede quando si è abituati a ricevere una certa quantità di like e a un certo punto se ne ottengono meno? Il livello di soddisfazione crolla vertiginosamente e genera scompensi a livello neurologico. Praticamente la stessa reazione conseguente all’assunzione di una dose inferiore all’abituale di una sostanza da cui si dipende.
Quindi percorrono gli stessi canali delle dipendenze…
Sì, in senso letterale: si tratta del circuito di rinforzo della dopamina, un neurotrasmettitore implicato nel diffondere la sensazione di piacere, che è stato associato anche allo sviluppo di stati di assuefazione e dipendenze. Ad esempio, rivelare informazioni su noi stessi è intrinsecamente appagante dal punto di vista neurochimico, perché rilascia dopamina. I social commerciali giocano sulle nostre tendenze biologiche, usarli significa quindi abituarsi, assuefarsi ed eventualmente diventare dipendenti, da una forma di contabilità non esplicita: mentre è esplicito che se vai a lavorare stai vendendo il tuo tempo, le tue braccia, non è esplicito che se stai su facebook stai in realtà lavorando per un sistema non tuo, che non gestisci, che è in grado di contabilizzare le tue interazioni e trarne profitto. Le relazioni sono strutturalmente mercificate anche se le persone non vogliono.